Tradizionalmente
si afferma che la filosofia e la mentalità speculativa occidentale
siano nate in Grecia; con questa affermazione si vuole sottolineare
lo stretto legame che esiste tra la nostra cultura attuale e la sua
antenata ellenica. I greci sono stati i primi ad impegnarsi in
quell'indagine critica e razionale che ancora oggi è la
caratteristica saliente del pensiero Occidentale.
Culla
di speculazioni destinate a durare millenni sono proprio le colonie
ioniche dell'Asia Minore (Samo, Chio, Nasso, Pharo, ecc...), luogo
fecondo per il grande dinamismo sociale, economico e quindi anche
culturale. Ci vorranno anni, soltanto dopo le guerre persiane, perché
Atene si trasformi, da una città-stato chiusa all'interno dei
confini delle sue mura, in guida egemone del mondo culturale greco.
L'apice dell'espansione e della profondità del pensiero filosofico
si avrà proprio nel V secolo a. C., periodo in cui Atene, dopo aver
dato vita ad una vera e propria democrazia, diverrà il cuore della
vita intellettuale dell'Ellade, capitale della libertà greca e della
sua filosofia.
Importante
è sottolineare come anche i fattori politici abbiano influito
pesantemente e costruttivamente sullo sviluppo della mentalità
speculativa. Nelle poleis greche i cittadini erano una minoranza
ristretta della società, quasi un'aristocrazia che si differenziava
dalla restante massa della popolazione, costituita per lo più da
schiavi e cittadini stranieri, privi dei diritti politici. In questa
società la vita del cittadino greco è strettamente legata alla vita
politica e questo legame, risulterà molto fecondo per la
speculazione incentrata su tematiche politiche e morali, speculazioni
che riscontriamo nella maggioranza dei filosofi dell'età classica.
La
parola filosofia, che in un primo tempo sembra collegata al concetto
generico di saggezza, con il passare del tempo assume il significato
di studio e ricerca dei fondamenti, delle basi, dei punti di origine,
sia per quanto riguarda la realtà (da ciò la metafisica come
dottrina delle cause ultime e supreme delle cose), sia in relazione
alla conoscenza (come gnoseologia e come logica), ma anche in
relazione al comportamento (da ciò l'etica e la politica). In
sintesi, la filosofia presso i greci assume il carattere di una
ricerca radicale sui fondamenti dell'essere, del conoscere e
dell'agire e per tale motivo fu per lungo tempo considerata la regina
del sapere.
Per
non dilungarci troppo sulle origini della speculazione greca e sui
legami che questa stabilisce con la politica, la cultura in genere e
la vita pratica e materiale dei cittadini, passiamo ad elencare
schematicamente la periodizzazione della filosofia greca, una
periodizzazione esclusivamente funzionale allo studio e
all'esposizione dei principali temi ed autori di questo sterminato
paesaggio culturale.
Gli
studiosi sono in genere concordi nel dividere la speculazione greca
in cinque periodi, utilizzando come metro di giudizio per stabilire
le linee divisorie i temi affrontati, si può parlare di: 1) Periodo
Cosmologico, che comprende le scuole presocratiche, ad eccezione dei
sofisti, e che è dominato dalla ricerca di quell'unità che
garantisce l'ordine del mondo e la possibilità della conoscenza
umana.
2)Periodo
Antropologico, che comprende sofisti e Socrate ed è dominato dal
problema dell'uomo.
3)Periodo
Ontologico, che comprende Platone ed Aristotele ed è dominato dal
problema dell'Essere e della realtà in generale e dal rapporto che
l'uomo ha con essa. Questo è anche il periodo della piena maturità
della speculazione greca.
4)Periodo
Etico, che comprende Stoicismo, Epicureismo, Scetticismo, Eclettismo
ed è dominato dal problema della condotta dell'uomo.
5)Periodo
Religioso, che comprende il Neoplatonismo e che punta l'interesse
sulla ricerca di una strada che consenta all'uomo di ricongiungersi
con Dio.
Da
sottolineare è anche il problema delle fonti della filosofia greca;
molti scritti sono andati perduti, ad eccezione di Platone e di
Aristotele dei quali abbiamo opere intere, ci restano solo frammenti
degli scrittori precedenti. Questo ha spinto gli studiosi a rifarsi
agli scritti e alle testimonianze lasciateci da personaggi vissuti in
un periodo posteriore, mi riferisco ad esempio a Diogene Laerzio con
le su “Vite e dottrine dei filosofi” in dieci libri giuntaci
interamente o, le “Cronografie” di Eratostene di Cirene e la
“Chronica” di Apollodoro di Atene. Altre informazioni le traiamo
dai commentari di Proclo, Simplicio, Platone ed Aristotele.
Per
tornare alla nostra schematizzazione, chiamiamo ora in causa i
presocratici o presofisti. La fioritura di queste personalità
avviene a partire dal VI secolo a. C. e, anche se per lo più le
tematiche affrontate sono le stesse, ovvero natura e realtà, si
dividono in numerose scuole e tendenze: gli ionici di Mileto (Talete,
Anassimandro e Anassimene); i Pitagorici; gli Eraclitei; gli Eleati
(Parmenide e Zenone); e i Fisici Posteriori (Empedocle, Anassagora e
Democrito).
La
caratteristica saliente di questi pensatori è l'attenzione che essi
rivolgono alla realtà e all'essere, anche se non sono esclusi alcuni
riferimenti all'uomo e alla sua condotta.
Ne
VI secolo si sviluppa una fiorente civiltà e parallelamente una
fiorente cultura specie nelle città joniche: Mileto, Efeso, Chio,
Samo, ma anche nelle colonie della Magnia Grecia: la Sicilia
Orientale e le coste calabre (Crotone). Qui la forma di governo
democratica sommata agli ingenti scambi sia economici che culturali
con il Vecchio Oriente creano le necessità di elaborare una nuova
cultura impegnata a liberarsi dalle credenze magiche, mitiche e
religiose che vengono sostituite da un'osservazione più attenta e
razionale dei fenomeni naturali.
Di
fronte allo spettacolo multiforme e cangiante del mondo, gli Jonici
si convincono dell'esistenza di una realtà eterna ed unica di cui
l'esistente è solo una passeggera manifestazione. Tale sostanza è
l'Archè o principio, la materia da cui tutto deriva e la forza o
legge che spiega la nascita di tutto. Da questa concezione deriva
l'Ilozoismo e il Panteismo che contraddistinguono le riflessioni di
questi primi filosofi.
Il
fondatore della scuola jonica è Talete di Mileto, vissuto tra il VII
e VIII sec. a.C. Uomo politico, astronomo, fisico, egli considera
l'acqua il principio di tutte le cose.
Concittadino
di Talete, Anassimandro nacque nel 610 - 609 a.C. e compose la prima
opera filosofica scritta in Grecia intitolata “Intorno alla
Natura”. Anassimandro riconobbe l'Archè nell'Apeiron, un principio
infinito, indeterminato, in cui tutto ha origine e fine secondo
quanto stabilito da una legge necessaria. La separazione dei contrari
dalla sostanza infinita genera i mondi infiniti secondo un ciclo
eterno come il movimento che lo determina.
Anassimene
di Mileto, ultimo degli Jonici, invece, riconosce all'aria il merito
di essere il principio di tutte le cose e aggiunge ad essa l'infinità
e il movimento incessante che Anassimandro aveva riconosciuto
all'Apeiron.
Altri
filosofi presocratici sono i Pitagorici, ad essi si deve la creazione
della matematica come scienza, l'elaborazione dei suoi temi
fondamentali (quantità, punto, linea, angoli, corpo) e l'imposizione
del carattere rigoroso alla dimostrazione matematica. Il numero e
l'origine del cosmo secondo Pitagora uniscono aritmetica e geometria.
L'intera natura del mondo consta di un ordinamento geometrico
esprimibile tramite numeri e per questo è, secondo gli stessi
Pitagorici, misurabile.
Esponente
e capostipite di un'altra scuola filosofica presocratica è Eraclito,
passato alla storia come il filosofo del divenire. Egli concepisce
il mondo come un flusso permanente in cui tutto scorre, per cui la
forma dell'essere è il divenire. Di Eraclito si ricorda anche la
dottrina dei contrari, secondo cui il logos o legge che governa
l'universo è fondato su una lotta dei contrari che apparentemente
sembra irrazionale ma che alla fine si rivela intrinseca al logos
stesso. Da ciò deriva anche l'identificazione panteistica
dell'universo con Dio, unità dei contrari e mutamento continuo.
Realtà increata ed eterna in cui tutto nasce e si spegne.
Altra
scuola filosofica di importanza rilevante, prima dell'affermarsi
della Sofistica, è la Scuola Eleatica, sviluppatasi a partire dal
580 a.C. anno in cui probabilmente nacque il suo stesso fondatore
Senofone di Colofonte. Questi credeva nell'esistenza di un Dio-Tutto
che si identifica con l'universo ed ha l'attributo dell'eternità.
Tuttavia il vero iniziatore della scuola Eleatica è da considerarsi
Parmenide di Elea (550-450 a.C.). Infatti è a lui che risale
l'affermazione: «l'essere è e
non può non essere, mentre il non essere non è e non può non
essere». Con questa frase, emblema del pensiero eleatico, Parmenide
vuole comunicarci che l'essere è il solo ad esistere e quindi è il
solo a venir pensato. Inoltre secondo il filosofo di Elea l'essere è
ingenerato, imperituro, eterno, immobile e infinito.
Seguace
di Parmenide è Zenone che tende a portare all'assurdo le dottrine
che ammettono la molteplicità e il mutamento, cercando in questo
modo di confermare le tesi di Parmenide. A tal fine Zenone elabora
alcuni argomenti: quello di Achille e la tartaruga oppure
quello della freccia nello stadio ed altri ancora che ripropongono il
concetto dell'essere infinito parmenideo.
Ultimi
fra i Presofisti sono i fisici Pluralisti, tra questi bisogna
ricordare Empedocle sostenitore della teoria dei quattro elementi
(aria, acqua, terra e fuoco) e dei principi dell'amore che tende ad
unirli e, dell'odio che vuole separarli.
Anche
Anassagora è un fisico Pluralista e di lui si ricorda la Teoria dei
Semi per la quale i semi non sono altro che delle particelle
piccolissime ed invisibili di materia volte ad unirsi e separarsi.
Ciò che ordina e fa muovere i semi è una forza divina: il Nous, che
a sua volta genera l'ordine che ritroviamo nel mondo.
Infine
non potevo che ricordare la figura di Democrito, personaggio chiave
oltre che per la filosofia presocratica anche per la filosofia
postsocratica in quanto oltre all'interesse per il tema della natura,
il suo pensiero dimostra particolare attenzione anche ai problemi
della morale, della storia e del linguaggio.
Fondatore
dell'Atomismo, scuola che a Democrito deve la sua fama, fu Leucippo
di Mileto il cui pensiero è molto vicino a quello di Democrito.
Questi nasce intorno al 460-459 a.C. A lui, sono attribuiti molti
scritti di argomento diverso tra cui: “Sulla natura”, “La
piccola cosmologia”, “Sulla forma degli atomi, “Sulla parola”.
L'idea dell'atomo viene elaborata da Democrito in opposizione alle
tesi eleatiche dell'infinita divisibilità della materia. Per gli
atomisti, se si sostiene la falsa tesi di Zenone, dalla materia si
giunge alla non-materia, contro questa, è necessario postulare
l'esistenza di particelle minime non ulteriormente divisibili, queste
particelle non divisibili sono appunto gli atomi. Essi sono pieni,
immutabili, ingenerati ed eterni, tra di essi non vi sono differenze
qualitative ma soltanto quantitative che condizionano la loro
grandezza e la forma geometrica. Gli atomi determinano la nascita e
la morte delle cose con la reciproca unione e separazione. Oltre agli
atomi ed al vuoto in cui essi si muovono non c'è altro. Necessaria
sembra quindi la conclusione dell'Atomismo nell'Ateismo: non esiste
alcuna intelligenza superiore, come nel Materialismo, l'universo e la
natura vengono spiegati solo tramite la natura ed il causalismo; di
qui in poi si parlerà di Meccanicismo Atomistico.
Anche
l'etica di Democrito è un'etica razionale, che fa assumere alla
ragione la guida dell'esistenza individuale e che pone il supremo
ideale della condotta, nell'equilibrio e nella misura.
Con
Democrito si ha la prima rivalutazione del singolo uomo, la sua
rivendicazione di autonomia critica nei riguardi della società. Un
uomo che ora proclama la sua ragione come unica guida per il suo
comportamento.
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