mercoledì 10 ottobre 2012

La nascita della filosofia in Grecia; la filosofia Pre-Sofista.

Tradizionalmente si afferma che la filosofia e la mentalità speculativa occidentale siano nate in Grecia; con questa affermazione si vuole sottolineare lo stretto legame che esiste tra la nostra cultura attuale e la sua antenata ellenica. I greci sono stati i primi ad impegnarsi in quell'indagine critica e razionale che ancora oggi è la caratteristica saliente del pensiero Occidentale.
Culla di speculazioni destinate a durare millenni sono proprio le colonie ioniche dell'Asia Minore (Samo, Chio, Nasso, Pharo, ecc...), luogo fecondo per il grande dinamismo sociale, economico e quindi anche culturale. Ci vorranno anni, soltanto dopo le guerre persiane, perché Atene si trasformi, da una città-stato chiusa all'interno dei confini delle sue mura, in guida egemone del mondo culturale greco. L'apice dell'espansione e della profondità del pensiero filosofico si avrà proprio nel V secolo a. C., periodo in cui Atene, dopo aver dato vita ad una vera e propria democrazia, diverrà il cuore della vita intellettuale dell'Ellade, capitale della libertà greca e della sua filosofia.
Importante è sottolineare come anche i fattori politici abbiano influito pesantemente e costruttivamente sullo sviluppo della mentalità speculativa. Nelle poleis greche i cittadini erano una minoranza ristretta della società, quasi un'aristocrazia che si differenziava dalla restante massa della popolazione, costituita per lo più da schiavi e cittadini stranieri, privi dei diritti politici. In questa società la vita del cittadino greco è strettamente legata alla vita politica e questo legame, risulterà molto fecondo per la speculazione incentrata su tematiche politiche e morali, speculazioni che riscontriamo nella maggioranza dei filosofi dell'età classica.
La parola filosofia, che in un primo tempo sembra collegata al concetto generico di saggezza, con il passare del tempo assume il significato di studio e ricerca dei fondamenti, delle basi, dei punti di origine, sia per quanto riguarda la realtà (da ciò la metafisica come dottrina delle cause ultime e supreme delle cose), sia in relazione alla conoscenza (come gnoseologia e come logica), ma anche in relazione al comportamento (da ciò l'etica e la politica). In sintesi, la filosofia presso i greci assume il carattere di una ricerca radicale sui fondamenti dell'essere, del conoscere e dell'agire e per tale motivo fu per lungo tempo considerata la regina del sapere.
Per non dilungarci troppo sulle origini della speculazione greca e sui legami che questa stabilisce con la politica, la cultura in genere e la vita pratica e materiale dei cittadini, passiamo ad elencare schematicamente la periodizzazione della filosofia greca, una periodizzazione esclusivamente funzionale allo studio e all'esposizione dei principali temi ed autori di questo sterminato paesaggio culturale.
Gli studiosi sono in genere concordi nel dividere la speculazione greca in cinque periodi, utilizzando come metro di giudizio per stabilire le linee divisorie i temi affrontati, si può parlare di: 1) Periodo Cosmologico, che comprende le scuole presocratiche, ad eccezione dei sofisti, e che è dominato dalla ricerca di quell'unità che garantisce l'ordine del mondo e la possibilità della conoscenza umana.
2)Periodo Antropologico, che comprende sofisti e Socrate ed è dominato dal problema dell'uomo.
3)Periodo Ontologico, che comprende Platone ed Aristotele ed è dominato dal problema dell'Essere e della realtà in generale e dal rapporto che l'uomo ha con essa. Questo è anche il periodo della piena maturità della speculazione greca.
4)Periodo Etico, che comprende Stoicismo, Epicureismo, Scetticismo, Eclettismo ed è dominato dal problema della condotta dell'uomo.
5)Periodo Religioso, che comprende il Neoplatonismo e che punta l'interesse sulla ricerca di una strada che consenta all'uomo di ricongiungersi con Dio.
Da sottolineare è anche il problema delle fonti della filosofia greca; molti scritti sono andati perduti, ad eccezione di Platone e di Aristotele dei quali abbiamo opere intere, ci restano solo frammenti degli scrittori precedenti. Questo ha spinto gli studiosi a rifarsi agli scritti e alle testimonianze lasciateci da personaggi vissuti in un periodo posteriore, mi riferisco ad esempio a Diogene Laerzio con le su “Vite e dottrine dei filosofi” in dieci libri giuntaci interamente o, le “Cronografie” di Eratostene di Cirene e la “Chronica” di Apollodoro di Atene. Altre informazioni le traiamo dai commentari di Proclo, Simplicio, Platone ed Aristotele.
Per tornare alla nostra schematizzazione, chiamiamo ora in causa i presocratici o presofisti. La fioritura di queste personalità avviene a partire dal VI secolo a. C. e, anche se per lo più le tematiche affrontate sono le stesse, ovvero natura e realtà, si dividono in numerose scuole e tendenze: gli ionici di Mileto (Talete, Anassimandro e Anassimene); i Pitagorici; gli Eraclitei; gli Eleati (Parmenide e Zenone); e i Fisici Posteriori (Empedocle, Anassagora e Democrito).
La caratteristica saliente di questi pensatori è l'attenzione che essi rivolgono alla realtà e all'essere, anche se non sono esclusi alcuni riferimenti all'uomo e alla sua condotta.
Ne VI secolo si sviluppa una fiorente civiltà e parallelamente una fiorente cultura specie nelle città joniche: Mileto, Efeso, Chio, Samo, ma anche nelle colonie della Magnia Grecia: la Sicilia Orientale e le coste calabre (Crotone). Qui la forma di governo democratica sommata agli ingenti scambi sia economici che culturali con il Vecchio Oriente creano le necessità di elaborare una nuova cultura impegnata a liberarsi dalle credenze magiche, mitiche e religiose che vengono sostituite da un'osservazione più attenta e razionale dei fenomeni naturali.
Di fronte allo spettacolo multiforme e cangiante del mondo, gli Jonici si convincono dell'esistenza di una realtà eterna ed unica di cui l'esistente è solo una passeggera manifestazione. Tale sostanza è l'Archè o principio, la materia da cui tutto deriva e la forza o legge che spiega la nascita di tutto. Da questa concezione deriva l'Ilozoismo e il Panteismo che contraddistinguono le riflessioni di questi primi filosofi.
Il fondatore della scuola jonica è Talete di Mileto, vissuto tra il VII e VIII sec. a.C. Uomo politico, astronomo, fisico, egli considera l'acqua il principio di tutte le cose.
Concittadino di Talete, Anassimandro nacque nel 610 - 609 a.C. e compose la prima opera filosofica scritta in Grecia intitolata “Intorno alla Natura”. Anassimandro riconobbe l'Archè nell'Apeiron, un principio infinito, indeterminato, in cui tutto ha origine e fine secondo quanto stabilito da una legge necessaria. La separazione dei contrari dalla sostanza infinita genera i mondi infiniti secondo un ciclo eterno come il movimento che lo determina.
Anassimene di Mileto, ultimo degli Jonici, invece, riconosce all'aria il merito di essere il principio di tutte le cose e aggiunge ad essa l'infinità e il movimento incessante che Anassimandro aveva riconosciuto all'Apeiron.
Altri filosofi presocratici sono i Pitagorici, ad essi si deve la creazione della matematica come scienza, l'elaborazione dei suoi temi fondamentali (quantità, punto, linea, angoli, corpo) e l'imposizione del carattere rigoroso alla dimostrazione matematica. Il numero e l'origine del cosmo secondo Pitagora uniscono aritmetica e geometria. L'intera natura del mondo consta di un ordinamento geometrico esprimibile tramite numeri e per questo è, secondo gli stessi Pitagorici, misurabile.
Esponente e capostipite di un'altra scuola filosofica presocratica è Eraclito, passato alla storia come il filosofo del divenire. Egli concepisce il mondo come un flusso permanente in cui tutto scorre, per cui la forma dell'essere è il divenire. Di Eraclito si ricorda anche la dottrina dei contrari, secondo cui il logos o legge che governa l'universo è fondato su una lotta dei contrari che apparentemente sembra irrazionale ma che alla fine si rivela intrinseca al logos stesso. Da ciò deriva anche l'identificazione panteistica dell'universo con Dio, unità dei contrari e mutamento continuo. Realtà increata ed eterna in cui tutto nasce e si spegne.
Altra scuola filosofica di importanza rilevante, prima dell'affermarsi della Sofistica, è la Scuola Eleatica, sviluppatasi a partire dal 580 a.C. anno in cui probabilmente nacque il suo stesso fondatore Senofone di Colofonte. Questi credeva nell'esistenza di un Dio-Tutto che si identifica con l'universo ed ha l'attributo dell'eternità. Tuttavia il vero iniziatore della scuola Eleatica è da considerarsi Parmenide di Elea (550-450 a.C.). Infatti è a lui che risale l'affermazione: «l'essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può non essere». Con questa frase, emblema del pensiero eleatico, Parmenide vuole comunicarci che l'essere è il solo ad esistere e quindi è il solo a venir pensato. Inoltre secondo il filosofo di Elea l'essere è ingenerato, imperituro, eterno, immobile e infinito.
Seguace di Parmenide è Zenone che tende a portare all'assurdo le dottrine che ammettono la molteplicità e il mutamento, cercando in questo modo di confermare le tesi di Parmenide. A tal fine Zenone elabora alcuni argomenti: quello di Achille e la tartaruga oppure quello della freccia nello stadio ed altri ancora che ripropongono il concetto dell'essere infinito parmenideo.
Ultimi fra i Presofisti sono i fisici Pluralisti, tra questi bisogna ricordare Empedocle sostenitore della teoria dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco) e dei principi dell'amore che tende ad unirli e, dell'odio che vuole separarli.
Anche Anassagora è un fisico Pluralista e di lui si ricorda la Teoria dei Semi per la quale i semi non sono altro che delle particelle piccolissime ed invisibili di materia volte ad unirsi e separarsi. Ciò che ordina e fa muovere i semi è una forza divina: il Nous, che a sua volta genera l'ordine che ritroviamo nel mondo.
Infine non potevo che ricordare la figura di Democrito, personaggio chiave oltre che per la filosofia presocratica anche per la filosofia postsocratica in quanto oltre all'interesse per il tema della natura, il suo pensiero dimostra particolare attenzione anche ai problemi della morale, della storia e del linguaggio.
Fondatore dell'Atomismo, scuola che a Democrito deve la sua fama, fu Leucippo di Mileto il cui pensiero è molto vicino a quello di Democrito. Questi nasce intorno al 460-459 a.C. A lui, sono attribuiti molti scritti di argomento diverso tra cui: “Sulla natura”, “La piccola cosmologia”, “Sulla forma degli atomi, “Sulla parola”. L'idea dell'atomo viene elaborata da Democrito in opposizione alle tesi eleatiche dell'infinita divisibilità della materia. Per gli atomisti, se si sostiene la falsa tesi di Zenone, dalla materia si giunge alla non-materia, contro questa, è necessario postulare l'esistenza di particelle minime non ulteriormente divisibili, queste particelle non divisibili sono appunto gli atomi. Essi sono pieni, immutabili, ingenerati ed eterni, tra di essi non vi sono differenze qualitative ma soltanto quantitative che condizionano la loro grandezza e la forma geometrica. Gli atomi determinano la nascita e la morte delle cose con la reciproca unione e separazione. Oltre agli atomi ed al vuoto in cui essi si muovono non c'è altro. Necessaria sembra quindi la conclusione dell'Atomismo nell'Ateismo: non esiste alcuna intelligenza superiore, come nel Materialismo, l'universo e la natura vengono spiegati solo tramite la natura ed il causalismo; di qui in poi si parlerà di Meccanicismo Atomistico.
Anche l'etica di Democrito è un'etica razionale, che fa assumere alla ragione la guida dell'esistenza individuale e che pone il supremo ideale della condotta, nell'equilibrio e nella misura.
Con Democrito si ha la prima rivalutazione del singolo uomo, la sua rivendicazione di autonomia critica nei riguardi della società. Un uomo che ora proclama la sua ragione come unica guida per il suo comportamento.

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