mercoledì 10 ottobre 2012

L'Idealismo Romantico: Fichte, Schelling ed Hegel.


Massima incarnazione del Romanticismo filosofico è l'Idealismo Tedesco che, infrangendo i limiti posti dalla riflessione critica e razionalistica di Kant, inaugura una nuova Metafisica dell'Infinito. Dai suoi stessi fondatori esso viene definito Idealismo Trascendentale, Soggettivo, Assoluto, in quanto, partendo dal kantiano Io Penso, fa di questo il Principio Unico di tutto che viene anche chiamato Spirito.
L'Idealismo sorge quando Fichte, sul piano non più Gnoseologico ma Metafisico, abolisce quello lo Spettro o la Chimera della Cosa In Sé, il Noumeno. Non esiste, infatti, Realtà Estranea all'Io che diviene così l'Entità Creatrice ed Infinita. Per l'Idealismo Tutto è Spirito, l'Io, l'Assoluto o l'Infinito costituiscono il Tutto della Realtà umana.
Rifacendosi al concetto di Dialettica, questi pensatori sono convinti che nella realtà non può esistere positivo senza negativo e che, quindi, lo Spirito, per essere tale, ha bisogno di quella sua Antitesi vivente che è la Natura. Di conseguenza, mentre le filosofie naturalistiche e materialistiche avevano sempre concepito la Natura come causa dello Spirito, Fichte capovolge tale prospettiva dichiarando che è lo Spirito ad essere Causa della Natura, essa esiste solo per l'Io ed in funzione dell'Io. La Natura, in altre parole, rappresenta per gli Idealisti, il polo dialettico necessario dell'Io.
Pur essendo d'accordo nell'interpretazione della realtà mediante le categorie di Spirito e di Infinito, io maggiori esponenti dell'idealismo (Fichte, Schelling ed Hegel) si differenziano tra di loro per la specifica maniera di intendere l'Infinito e i suoi rapporti con il Finito.
Iniziando l'analisi dalla figura di Fichte (1762) e dai suoi scritti fondamentali (“Fondamenti di tutta la dottrina della scienza” 1794, “Prima introduzione alla dottrina della scienza” e “Seconda introduzione alla dottrina della scienza”), possiamo affermare che egli, in opposizione a Kant, diviene propugnatore dell'Infinità dell'Io, della sua Assoluta Attività, Spontaneità e Libertà. Kant aveva riconosciuto il Principio Supremo di tutta la Conoscenza nell'Io Penso, ma Fichte nota come un simile passo, dato che l'Io Penso è Limitato dall'Intuizione Sensibile, faccia scaturire il problema dell'Origine del materiale sensibile; questo non potrebbe, nella prospettiva kantiana, provenire dalla Cosa In Sé che è Esterna e Indipendente dalla Coscienza. Dunque, secondo Fichte, è l'Io l'Unico Principio sia materiale che formale del Conoscere; il Noumeno è una Chimera perché è all'Io che si deve sia il pensiero della Realtà Oggettiva che della stessa Realtà nel suo contenuto Materiale. È quindi evidente che l'Io è Infinito e non soltanto Finito.
L'ambizione di Fichte è di costruire un sistema grazie al quale la filosofia possa presentarsi come un Sapere Assoluto e Perfetto; a ciò è finalizzata l'elaborazione della “Dottrina della Scienza” che si presenta come una Scienza della Scienza e cioè come un sapere che mette in luce i Principi su cui si fonda la Validità di ogni Scienza. Egli parte dal concetto che l'Essere per Noi, l'Oggetto, è possibile soltanto sotto la Condizione della Coscienza, il Soggetto, e questa soltanto sotto la Condizione dell'Autocoscienza. La “Dottrina della scienza” parte proprio dall'Autocoscienza per stabilire i tre Principi tramite cui si esplicita la deduzione dell'Autocoscienza stessa.
Il Primo Principio del Sapere non è il Principio di Identità (A=A), ma l'Io; solo l'Io Ponendo Sé Stesso può Porre l'Identità, e ciò perché l'Io non può affermare nulla senza affermare in primo luogo la propria esistenza. La caratteristica dell'Io consiste nell'Autocreazione, ovvero in quella che Fichte definisce Intuizione Intellettuale che l'Io ha di Sé Stesso. L'Essere dell'Io, inoltre, essendo frutto della sua azione è anche frutto della sua Libertà.
Il Secondo Principio è che l'Io Pone il Non Io. L'Io non solo Pone Sé Stesso, ma Oppone a sé un Non Io (Oggetto, Mondo, Natura) perché non avrebbe senso, sarebbe solo un concetto vuoto quello di un Soggetto senza un Oggetto.
Il Terzo Principio, che rappresenta la Sintesi Dialettica dei due precedenti, mostra come l'Io avendo Posto il Non Io si trovi ad essere Limitato da questo, esattamente come il Non Io si trova ad essere Limitato dall'Io. Con il Terzo Principio perveniamo alla Situazione Concreta del Mondo in cui ci sono una Molteplicità di Io Finiti difronte ad una Molteplicità di Oggetti Finiti; usando le parole di Fichte «»l'io oppone nell'io all'io divisibile un non io divisibile».
In fin dei conti, secondo Fichte, l'Io è la Realtà Originaria ed Assoluta che può Spiegare sia Sé Stessa, sia le Cose, sia il Rapporto tra Sé Stessa e le Cose. Dall'azione reciproca dell'Io e del Non Io nascono sia la Coscienza sia l'Azione Morale.
Riguardo all'analisi della Coscienza, Fichte riprende la teoria dell'Immaginazione Produttiva elaborata da Kant, ma la reinterpreta. L'Immaginazione Produttiva diventa l'Atto attraverso il quale l'Io Crea, Pone il Non Io, così si producono i materiali del conoscere. La Coscienza, quindi, presuppone sempre una situazione Polarizzata in cui c'è un Soggetto che ha già dinanzi a sé un Oggetto.
Riguardo all'Azione Morale, Fichte mostra come l'Io, Ponendo il Non Io, esiste come attività Conoscente Solo Per Poter Agire; l'Io Pratico è la Ragione stessa dell'Io Teoretico. Noi conosciamo perché siamo destinati ad Agire. L'Io Pone il Non Io Per Superarlo e Farlo Ritornare all'Io. Agire significa Imporre al Non Io la Legge dell'Io. L'Io mira a farsi Infinito, Libero da impedimenti esterni, anche se questa Infinità non è mai conclusa ma resta sempre un Compito Incessante.
Altro interprete dell'Idealismo tedesco è Schelling (1775) di cui richiamiamo le opere principali: “Idee per una filosofia della natura”, “Primo progetto di un sistema della filosofia della natura”, “Sistema dell'idealismo trascendentale” (1800). Schelling si propone il compito di Unire il Principio dell'Infinità Oggettiva al Principio dell'Infinità Soggettiva di Fichte, e fa questo nel concetto di un Assoluto che Non è Riducibile né al Soggetto, né all'Oggetto perché è il Fondamento di Enttrambi. Secondo Schelling, il Principio Assoluto è insieme Soggetto e Oggetto, Ragione e Natura, ma nello stesso tempo Unità e Indifferenza di entrambi.
Fichte aveva sacrificato la Natura all'Io, Schelling, invece, cerca nella Natura un Principio Autonomo che deve essere Identico a quello che guida il mondo della ragione e dell'Io. Tale Principio è l'Assoluto, Idealità e Realtà, Soggetto e Oggetto.
Schelling ammette due possibili direzioni della ricerca filosofica: la Filosofia della Natura, volta a mostrare come la Natura si Risolva nello Spirito, e la Filosofia Trascendentale, volta a mostrare come lo Spirito si Risolva nella Natura.
La Filosofia della Natura rappresenta un Organicismo Finalistico e Immanentistico, ossia uno schema secondo cui ogni parte ha senso solo in relazione al tutto; al di là del meccanicismo della Natura si rivela una Finalità Superiore che tuttavia è Interna alla Natura stessa. La Natura è un Organismo che Organizza Sé Stesso.
Dall'idea che la Natura Obbedisca ad una Programmazione Intelligente si passa all'idea di uno Spirito Immanente nella Natura a titolo di Forza Organizzatrice e Vivificatrice dei fenomeni; Entità o Forza che Schelling denomina Anima del Mondo. La Natura, in altre parole, conserva gli stessi caratteri che Fichte aveva attribuito all'Io, ovvero essa è Attività Spontanea e Creatrice che Esplicita Sé Stessa in una serie Infinita di Creature. La Natura è, quindi, Preistoria dello Spirito, è il cammino dello Spirito che a partire dalla Natura che va dall'Incoscienza all'Autocoscienza, giunge presso di sé nell'Uomo.
Se la Filosofia della Natura parte dall'Oggettivo per Derivarne il Soggettivo, mostrando il Progressivo farsi Intelligenza della Natura, la Filosofia Trascendentale segue, invece, il Cammino Inverso, essa vuole Dedurre l'Oggetto Dal Soggetto, evidenziando come i modi di Autocostituzione dello Spirito siano Identici con i modi di Autocostituzione della Natura.
Schelling parte dalla considerazione che l'Io o Autocoscienza si configura fichtianamente come un'Attività non limitabile che esiste soltanto in presenza di un limite che essa stessa pone e oltrepassa continuamente. L'Io, Astraendo dagli Oggetti, si coglie allora come Volontarietà e Spontaneità, ovvero come Intelligenza Autodeterminantesi.
Nel momento in cui lo Spirito si pone come Volontà, ovvero nel momento in cui l'Io diviene Autocoscienza astraendo dagli oggetti, inizia anche la Filosofia Pratica. La Storia è, secondo Schelling, sintesi di Libertà (Consapevolezza) e Necessità (Inconsapevolezza), in essa vi è un Disegno che si va Attuando Gradualmente e che è scritto dall'Assoluto o Dio, questo attraverso la Libera Azione degli Uomini si Attua e si Rivela. Un'attività nella quale si Armonizzano Spirito e Natura è l'Arte che si configura come l'Organo di Rivelazione dell'Assoluto.
Il presupposto di Schelling è quindi la Teoria dell'Assoluto come Identità o Indifferenza di Soggetto e Oggetto, di Natura e Spirito, di Finito e Infinito.
Esponente più noto dell'Idealismo tedesco è Hegel (1770); le sue opere fondamentali sono: “Fenomenologia dello spirito”, “Scienza della logica”, “Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio”, “Lineamenti di filosofia del diritto”. Le tesi di fondo dell'idealismo hegeliano sono:
1) la risoluzione del Finito nell'Infinito; la Realtà coincide, infatti, con l'Assoluto e i vari enti del mondo non sono altro che manifestazioni Finite. Il Finito non è altro che espressione parziale dell'Infinito. Il Finito, in quanto Reale, è lo stesso Infinito. L'Assoluto è quindi un Soggetto Spirituale in Divenire, il Mondo (Finito) è la manifestazione o realizzazione di Dio (Infinito).
2) L'Identità di Ragione e Realtà, di Pensiero ed Essere; questa si concretizza nella tesi che tutto ciò che è Reale è Razionale e tutto ciò che è Razionale è Reale.
3) Il compito della filosofia è proprio quello di prendere atto della Realtà e comprenderne le strutture Razionali che la costituiscono.
Hegel ritiene che il Farsi Dinamico dell'Assoluto passi attraverso i tre momenti dell'Idea In Sé e Per Sé (Tesi), dell'Idea Fuori di Sé (Antitesi) e dell'Idea che Ritorna in Sé (Sintesi).
L'Idea In Sé e Per Sè è assimilabile a Dio Prima della Creazione dello Spirito Finito, ovvero, essa è il Programma o l'ossatura Logico-Razionale della Realtà. L'Idea Fuori di Sé è la Natura. L'Idea che Ritorna In Sé è lo Spirito, cioè l'Idea che dopo essersi fatta Natura Ritorna In Sé nell'Uomo. Questa triade è da intendersi in senso non cronologico ma ideale; nella Realtà esiste lo Spirito che ha come Coeterna Condizione la Natura e come Coeterno Presupposto l'Idea Pura.
A questi tre momenti corrispondono le tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico: la Logica, la Filosofia della Natura e la Filosofia dello Spirito.
L'Assoluto è per Hegel fondamentalmente Divenire e la Legge che regola tale divenire è la Dialettica; quest consiste nell'affermazione o nella posizione di un concetto (tesi), nella negazione di questo e nel passaggio ad un concetto opposto (antitesi) e nell'unificazione delle precedenti affermazioni e negazioni in una sintesi positiva comprensiva di entrambe (sintesi). La Dialettica mostra come ogni Finito, ogni specchio di realtà, non può esistere in sé stesso ma solo in un contesto di rapporti che coincide con il Tutto Infinito di cui è parte o manifestazione.
Le opere di Hegel (“Fenomenologia” e “Enciclopedia”) mostrano tramite due strade diverse il principio dell'identità tra razionale e reale; la “Fenomenologia” mostra la strada percorsa dalla Coscienza Umana per pervenire al Principio dell'Identità di Infinito e Finito, di Razionale e Reale; l'“Enciclopedia”, invece, mostra questo Principio In Atto in tutte le determinazioni fondamentali della Realtà.
La “Fenomenologia” narra le vicende dell'Infinito, a partire dalle sue prime manifestazioni fino al suo affermarsi, e ciò attraverso una serie di figure che esprimono i settori più disparati della vita umana: la conoscenza, la società, la religione, la politica ecc... La sua prima parte si divide in tre momenti: Coscienza, fase in cui domina l'attenzione verso l'Oggetto; l'Autocoscienza, fase dominata dall'attenzione verso il Soggetto; e la Ragione, fase in cui si riconosce l'Unità profonda di Soggetto e Oggetto, Io e Mondo. L'Unità tra Io e Mondo Non è, però, un ché di Dato, ma è qualcosa che deve venire Realizzato. Hegel nominerà, nella fase più sistematica e matura della sua speculazione, Spirito Oggettivo o Eticità la Ragione che si è Realizzata come Universalità nelle Istituzioni di un popolo e soprattutto nello Stato.
Secondo Hegel, Logica e Metafisica, studio del pensiero e studio dell'Essere, sono la stessa cosa; ciò perché la Logica si configura come Scienza dell'Idea Pura, scienza dei Pensieri Oggettivi che esprimono la Realtà nella sua stessa esistenza. La Logica parte dal Concetto Vuoto dell'Essere, un concetto che in sé è Indeterminato, per passare all'Essere Determinato, un essere che riflettendo su di sé scopre le proprie relazioni; in fine si ha il Concetto o Idea che rappresenta l'Unità dei momenti precedenti, una Ragione Autocosciente che rappresenta la Totalità della Realtà in tutta la pienezza delle sue relazioni e determinazioni interiori.
La Filosofia dello Spirito, di cui Hegel tratta nell'“Enciclopedia”, è lo studio dell'Idea che, dopo essersi Estraniata da Sé, sparisce come natura, esteriorità e spazialità, per farsi Soggettività e Libertà, Autocoscienza e Autoproduzione. Lo sviluppo dello Spirito avviene secondo il movimento triadico dello Spirito Soggettivo, che è lo Spirito Individuale, dello Spirito Oggettivo, che è lo Spirito Sovraindividuale e dello Spirito Assoluto, che è lo Spirito in quanto Unione di Soggettivo e Oggettivo e che è lo Spirito che conosce se stesso nelle tre forme dell'Arte, della religione e della Filosofia.
Il fine del mondo e della Storia, secondo Hegel, è che lo Spirito giunga a sapere ciò che esso è veramente; il fine della storia è la realizzazione della Libertà dello Spirito. Questa Libertà si realizza nello Stato, che rappresenta il fine supremo della Storia e dello Spirito.
Lo Spirito Assoluto è il momento in cui l'Idea giunge alla piena Coscienza della Propria Infinità e Assolutezza. Tale Sapersi Assoluto dell'Assoluto è il risultato di un Processo Dialettico che l'Arte, la Religione e la Filosofia rappresentano in forme diverse: l'Assoluto viene conosciuto nelle forme dell'Intuizione Sensibile, della Rappresentazione e, in fine, del Puro Concetto.

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