Massima incarnazione del
Romanticismo filosofico è l'Idealismo Tedesco che, infrangendo i
limiti posti dalla riflessione critica e razionalistica di Kant,
inaugura una nuova Metafisica dell'Infinito. Dai suoi stessi
fondatori esso viene definito Idealismo Trascendentale, Soggettivo,
Assoluto, in quanto, partendo dal kantiano Io Penso, fa di questo il
Principio Unico di tutto che viene anche chiamato Spirito.
L'Idealismo sorge quando
Fichte, sul piano non più Gnoseologico ma Metafisico, abolisce
quello lo Spettro o la Chimera della Cosa In Sé, il Noumeno. Non
esiste, infatti, Realtà Estranea all'Io che diviene così l'Entità
Creatrice ed Infinita. Per l'Idealismo Tutto è Spirito, l'Io,
l'Assoluto o l'Infinito costituiscono il Tutto della Realtà umana.
Rifacendosi al concetto
di Dialettica, questi pensatori sono convinti che nella realtà non
può esistere positivo senza negativo e che, quindi, lo Spirito, per
essere tale, ha bisogno di quella sua Antitesi vivente che è la
Natura. Di conseguenza, mentre le filosofie naturalistiche e
materialistiche avevano sempre concepito la Natura come causa dello
Spirito, Fichte capovolge tale prospettiva dichiarando che è lo
Spirito ad essere Causa della Natura, essa esiste solo per l'Io ed in
funzione dell'Io. La Natura, in altre parole, rappresenta per gli
Idealisti, il polo dialettico necessario dell'Io.
Pur essendo d'accordo
nell'interpretazione della realtà mediante le categorie di Spirito e
di Infinito, io maggiori esponenti dell'idealismo (Fichte, Schelling
ed Hegel) si differenziano tra di loro per la specifica maniera di
intendere l'Infinito e i suoi rapporti con il Finito.
Iniziando l'analisi dalla
figura di Fichte (1762) e dai suoi scritti fondamentali (“Fondamenti
di tutta la dottrina della scienza” 1794, “Prima introduzione
alla dottrina della scienza” e “Seconda introduzione alla
dottrina della scienza”), possiamo affermare che egli, in
opposizione a Kant, diviene propugnatore dell'Infinità dell'Io,
della sua Assoluta Attività, Spontaneità e Libertà. Kant aveva
riconosciuto il Principio Supremo di tutta la Conoscenza nell'Io
Penso, ma Fichte nota come un simile passo, dato che l'Io Penso è
Limitato dall'Intuizione Sensibile, faccia scaturire il problema
dell'Origine del materiale sensibile; questo non potrebbe, nella
prospettiva kantiana, provenire dalla Cosa In Sé che è Esterna e
Indipendente dalla Coscienza. Dunque, secondo Fichte, è l'Io l'Unico
Principio sia materiale che formale del Conoscere; il Noumeno è una
Chimera perché è all'Io che si deve sia il pensiero della Realtà
Oggettiva che della stessa Realtà nel suo contenuto Materiale. È
quindi evidente che l'Io è Infinito e non soltanto Finito.
L'ambizione di Fichte è
di costruire un sistema grazie al quale la filosofia possa
presentarsi come un Sapere Assoluto e Perfetto; a ciò è finalizzata
l'elaborazione della “Dottrina della Scienza” che si presenta
come una Scienza della Scienza e cioè come un sapere che mette in
luce i Principi su cui si fonda la Validità di ogni Scienza. Egli
parte dal concetto che l'Essere per Noi, l'Oggetto, è possibile
soltanto sotto la Condizione della Coscienza, il Soggetto, e questa
soltanto sotto la Condizione dell'Autocoscienza. La “Dottrina della
scienza” parte proprio dall'Autocoscienza per stabilire i tre
Principi tramite cui si esplicita la deduzione dell'Autocoscienza
stessa.
Il Primo Principio del
Sapere non è il Principio di Identità (A=A),
ma l'Io; solo l'Io Ponendo Sé Stesso può Porre l'Identità, e ciò
perché l'Io non può affermare nulla senza affermare in primo luogo
la propria esistenza. La caratteristica dell'Io consiste
nell'Autocreazione, ovvero in quella che Fichte definisce Intuizione
Intellettuale che l'Io ha di Sé Stesso. L'Essere dell'Io, inoltre,
essendo frutto della sua azione è anche frutto della sua Libertà.
Il Secondo Principio è
che l'Io Pone il Non Io. L'Io non solo Pone Sé Stesso, ma Oppone a
sé un Non Io (Oggetto, Mondo, Natura) perché non avrebbe senso,
sarebbe solo un concetto vuoto quello di un Soggetto senza un
Oggetto.
Il Terzo Principio, che
rappresenta la Sintesi Dialettica dei due precedenti, mostra come
l'Io avendo Posto il Non Io si trovi ad essere Limitato da questo,
esattamente come il Non Io si trova ad essere Limitato dall'Io. Con
il Terzo Principio perveniamo alla Situazione Concreta del Mondo in
cui ci sono una Molteplicità di Io Finiti difronte ad una
Molteplicità di Oggetti Finiti; usando le parole di Fichte «»l'io
oppone nell'io all'io divisibile un non io divisibile».
In
fin dei conti, secondo Fichte, l'Io è la Realtà Originaria ed
Assoluta che può Spiegare sia Sé Stessa, sia le Cose, sia il
Rapporto tra Sé Stessa e le Cose. Dall'azione reciproca dell'Io e
del Non Io nascono sia la Coscienza sia l'Azione Morale.
Riguardo
all'analisi della Coscienza, Fichte riprende la teoria
dell'Immaginazione Produttiva elaborata da Kant, ma la reinterpreta.
L'Immaginazione Produttiva diventa l'Atto attraverso il quale l'Io
Crea, Pone il Non Io, così si producono i materiali del conoscere.
La Coscienza, quindi, presuppone sempre una situazione Polarizzata in
cui c'è un Soggetto che ha già dinanzi a sé un Oggetto.
Riguardo
all'Azione Morale, Fichte mostra come l'Io, Ponendo il Non Io, esiste
come attività Conoscente Solo Per Poter Agire; l'Io Pratico è la
Ragione stessa dell'Io Teoretico. Noi conosciamo perché siamo
destinati ad Agire. L'Io Pone il Non Io Per Superarlo e Farlo
Ritornare all'Io. Agire significa Imporre al Non Io la Legge dell'Io.
L'Io mira a farsi Infinito, Libero da impedimenti esterni, anche se
questa Infinità non è mai conclusa ma resta sempre un Compito
Incessante.
Altro
interprete dell'Idealismo tedesco è Schelling (1775) di cui
richiamiamo le opere principali: “Idee per una filosofia della
natura”, “Primo progetto di un sistema della filosofia della
natura”, “Sistema dell'idealismo trascendentale” (1800).
Schelling si propone il compito di Unire il Principio dell'Infinità
Oggettiva al Principio dell'Infinità Soggettiva di Fichte, e fa
questo nel concetto di un Assoluto che Non è Riducibile né al
Soggetto, né all'Oggetto perché è il Fondamento di Enttrambi.
Secondo Schelling, il Principio Assoluto è insieme Soggetto e
Oggetto, Ragione e Natura, ma nello stesso tempo Unità e
Indifferenza di entrambi.
Fichte
aveva sacrificato la Natura all'Io, Schelling, invece, cerca nella
Natura un Principio Autonomo che deve essere Identico a quello che
guida il mondo della ragione e dell'Io. Tale Principio è l'Assoluto,
Idealità e Realtà, Soggetto e Oggetto.
Schelling
ammette due possibili direzioni della ricerca filosofica: la
Filosofia della Natura, volta a mostrare come la Natura si Risolva
nello Spirito, e la Filosofia Trascendentale, volta a mostrare come
lo Spirito si Risolva nella Natura.
La
Filosofia della Natura rappresenta un Organicismo Finalistico e
Immanentistico, ossia uno schema secondo cui ogni parte ha senso solo
in relazione al tutto; al di là del meccanicismo della Natura si
rivela una Finalità Superiore che tuttavia è Interna alla Natura
stessa. La Natura è un Organismo che Organizza Sé Stesso.
Dall'idea
che la Natura Obbedisca ad una Programmazione Intelligente si passa
all'idea di uno Spirito Immanente nella Natura a titolo di Forza
Organizzatrice e Vivificatrice dei fenomeni; Entità o Forza che
Schelling denomina Anima del Mondo. La Natura, in altre parole,
conserva gli stessi caratteri che Fichte aveva attribuito all'Io,
ovvero essa è Attività Spontanea e Creatrice che Esplicita Sé
Stessa in una serie Infinita di Creature. La Natura è, quindi,
Preistoria dello Spirito, è il cammino dello Spirito che a partire
dalla Natura che va dall'Incoscienza all'Autocoscienza, giunge presso
di sé nell'Uomo.
Se
la Filosofia della Natura parte dall'Oggettivo per Derivarne il
Soggettivo, mostrando il Progressivo farsi Intelligenza della Natura,
la Filosofia Trascendentale segue, invece, il Cammino Inverso, essa
vuole Dedurre l'Oggetto Dal Soggetto, evidenziando come i modi di
Autocostituzione dello Spirito siano Identici con i modi di
Autocostituzione della Natura.
Schelling
parte dalla considerazione che l'Io o Autocoscienza si configura
fichtianamente come un'Attività non limitabile che esiste soltanto
in presenza di un limite che essa stessa pone e oltrepassa
continuamente. L'Io, Astraendo dagli Oggetti, si coglie allora come
Volontarietà e Spontaneità, ovvero come Intelligenza
Autodeterminantesi.
Nel
momento in cui lo Spirito si pone come Volontà, ovvero nel momento
in cui l'Io diviene Autocoscienza astraendo dagli oggetti, inizia
anche la Filosofia Pratica. La Storia è, secondo Schelling, sintesi
di Libertà (Consapevolezza) e Necessità (Inconsapevolezza), in essa
vi è un Disegno che si va Attuando Gradualmente e che è scritto
dall'Assoluto o Dio, questo attraverso la Libera Azione degli Uomini
si Attua e si Rivela. Un'attività nella quale si Armonizzano Spirito
e Natura è l'Arte che si configura come l'Organo di Rivelazione
dell'Assoluto.
Il presupposto di
Schelling è quindi la Teoria dell'Assoluto come Identità o
Indifferenza di Soggetto e Oggetto, di Natura e Spirito, di Finito e
Infinito.
Esponente più noto
dell'Idealismo tedesco è Hegel (1770); le sue opere fondamentali
sono: “Fenomenologia dello spirito”, “Scienza della logica”,
“Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio”,
“Lineamenti di filosofia del diritto”. Le tesi di fondo
dell'idealismo hegeliano sono:
1) la risoluzione del
Finito nell'Infinito; la Realtà coincide, infatti, con l'Assoluto e
i vari enti del mondo non sono altro che manifestazioni Finite. Il
Finito non è altro che espressione parziale dell'Infinito. Il
Finito, in quanto Reale, è lo stesso Infinito. L'Assoluto è quindi
un Soggetto Spirituale in Divenire, il Mondo (Finito) è la
manifestazione o realizzazione di Dio (Infinito).
2) L'Identità di Ragione
e Realtà, di Pensiero ed Essere; questa si concretizza nella tesi
che tutto ciò che è Reale è Razionale e tutto ciò che è
Razionale è Reale.
3) Il compito della
filosofia è proprio quello di prendere atto della Realtà e
comprenderne le strutture Razionali che la costituiscono.
Hegel ritiene che il
Farsi Dinamico dell'Assoluto passi attraverso i tre momenti dell'Idea
In Sé e Per Sé (Tesi), dell'Idea Fuori di Sé (Antitesi) e
dell'Idea che Ritorna in Sé (Sintesi).
L'Idea In Sé e Per Sè è
assimilabile a Dio Prima della Creazione dello Spirito Finito,
ovvero, essa è il Programma o l'ossatura Logico-Razionale della
Realtà. L'Idea Fuori di Sé è la Natura. L'Idea che Ritorna In Sé
è lo Spirito, cioè l'Idea che dopo essersi fatta Natura Ritorna In
Sé nell'Uomo. Questa triade è da intendersi in senso non
cronologico ma ideale; nella Realtà esiste lo Spirito che ha come
Coeterna Condizione la Natura e come Coeterno Presupposto l'Idea
Pura.
A questi tre momenti
corrispondono le tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico:
la Logica, la Filosofia della Natura e la Filosofia dello Spirito.
L'Assoluto è per Hegel
fondamentalmente Divenire e la Legge che regola tale divenire è la
Dialettica; quest consiste nell'affermazione o nella posizione di un
concetto (tesi), nella negazione di questo e nel passaggio ad un
concetto opposto (antitesi) e nell'unificazione delle precedenti
affermazioni e negazioni in una sintesi positiva comprensiva di
entrambe (sintesi). La Dialettica mostra come ogni Finito, ogni
specchio di realtà, non può esistere in sé stesso ma solo in un
contesto di rapporti che coincide con il Tutto Infinito di cui è
parte o manifestazione.
Le opere di Hegel
(“Fenomenologia” e “Enciclopedia”) mostrano tramite due
strade diverse il principio dell'identità tra razionale e reale; la
“Fenomenologia” mostra la strada percorsa dalla Coscienza Umana
per pervenire al Principio dell'Identità di Infinito e Finito, di
Razionale e Reale; l'“Enciclopedia”, invece, mostra questo
Principio In Atto in tutte le determinazioni fondamentali della
Realtà.
La “Fenomenologia”
narra le vicende dell'Infinito, a partire dalle sue prime
manifestazioni fino al suo affermarsi, e ciò attraverso una serie di
figure che esprimono i settori più disparati della vita umana: la
conoscenza, la società, la religione, la politica ecc... La sua
prima parte si divide in tre momenti: Coscienza, fase in cui domina
l'attenzione verso l'Oggetto; l'Autocoscienza, fase dominata
dall'attenzione verso il Soggetto; e la Ragione, fase in cui si
riconosce l'Unità profonda di Soggetto e Oggetto, Io e Mondo.
L'Unità tra Io e Mondo Non è, però, un ché di Dato, ma è
qualcosa che deve venire Realizzato. Hegel nominerà, nella fase più
sistematica e matura della sua speculazione, Spirito Oggettivo o
Eticità la Ragione che si è Realizzata come Universalità nelle
Istituzioni di un popolo e soprattutto nello Stato.
Secondo Hegel, Logica e
Metafisica, studio del pensiero e studio dell'Essere, sono la stessa
cosa; ciò perché la Logica si configura come Scienza dell'Idea
Pura, scienza dei Pensieri Oggettivi che esprimono la Realtà nella
sua stessa esistenza. La Logica parte dal Concetto Vuoto dell'Essere,
un concetto che in sé è Indeterminato, per passare all'Essere
Determinato, un essere che riflettendo su di sé scopre le proprie
relazioni; in fine si ha il Concetto o Idea che rappresenta l'Unità
dei momenti precedenti, una Ragione Autocosciente che rappresenta la
Totalità della Realtà in tutta la pienezza delle sue relazioni e
determinazioni interiori.
La Filosofia dello
Spirito, di cui Hegel tratta nell'“Enciclopedia”, è lo studio
dell'Idea che, dopo essersi Estraniata da Sé, sparisce come natura,
esteriorità e spazialità, per farsi Soggettività e Libertà,
Autocoscienza e Autoproduzione. Lo sviluppo dello Spirito avviene
secondo il movimento triadico dello Spirito Soggettivo, che è lo
Spirito Individuale, dello Spirito Oggettivo, che è lo Spirito
Sovraindividuale e dello Spirito Assoluto, che è lo Spirito in
quanto Unione di Soggettivo e Oggettivo e che è lo Spirito che
conosce se stesso nelle tre forme dell'Arte, della religione e della
Filosofia.
Il fine del mondo e della
Storia, secondo Hegel, è che lo Spirito giunga a sapere ciò che
esso è veramente; il fine della storia è la realizzazione della
Libertà dello Spirito. Questa Libertà si realizza nello Stato, che
rappresenta il fine supremo della Storia e dello Spirito.
Lo Spirito Assoluto è il
momento in cui l'Idea giunge alla piena Coscienza della Propria
Infinità e Assolutezza. Tale Sapersi Assoluto dell'Assoluto è il
risultato di un Processo Dialettico che l'Arte, la Religione e la
Filosofia rappresentano in forme diverse: l'Assoluto viene conosciuto
nelle forme dell'Intuizione Sensibile, della Rappresentazione e, in
fine, del Puro Concetto.
Nessun commento:
Posta un commento