Gottfried Wilhelm Leibniz
nasce a Lipsia il 21 giugno 1646. Si laurea a Norimberga e qui entra
a far parte della società degli alchimisti chiamata Rosacroce.
Sempre a Norimberga diviene consigliere del principe elettore di
Magonza . Nel 1676 diviene bibliotecario del duca di Hannover e tale
carica lo spinge a vari viaggi sia in Germania che in Italia. Dopo
aver lavorato al progetto utopico di riunificare la chiesa cattolica
con quella protestante, si dedica alla fondazione nel 1700 in Berlino
della futura Accademia prussiana delle scienze. Muore ad Hannover il
14 novembre del 1716. scrive i Discorsi di metafisica,
il Nuovo sistema della nature e della comunicazione delle
sostanze e dell'unione esistente tra l'anima e il corpo,
i Principi della natura e della grazia fondati sulla
ragione, i Principi
della filosofia (universalmente
noti con il titolo attribuitogli dal traduttore tedesco ovvero
Monadologia), i
Nuovi saggi sull'intelletto umano
(teso uscito nel 1703 come forma di dissenso verso l'opera di Locke
uscita nel 1690) e, per ultimo, i Saggi di teodicea del
1710.
Per
semplificare la comprensione della speculazione di Leibniz ci
conviene suddividere la sua opera in tre distinti argomenti, tenendo
però a sottolineare che il sistema leibniziano è ricco di intrecci
e costituisce un?opera unitaria da qualsiasi punto di vista.
Parleremo
allora dell'ordine contingente del mondo, della monadologia e della
teodiocea.
Contingenza
del mondo
Il
pensiero che guida la speculazione di Leibniz si potrebbe presentare
riassunto dalla celebre affermazione che suona così: esiste un
ordine non geometricamente determinato e quindi necessario, ma
spontaneamente organizzato e quindi libero. Il mondo, per il nostro,
non presenta una definizione dettagliata e necessaria impostagli da
un procedere deterministico cieco e casuale. Il mondo è, invece, il
frutto di una libera scelta di Dio, che ha scelto tra i vari ordini
possibili dell'universo quello più perfetto e migliore. Soltanto un
ordine perfetto, infatti, include la possibilità della scelta anche
per l'uomo, una scelta che determina il mondo stesso e così anche la
struttura dell'uomo.
Ordine
non significa necessità, questa è al suo posto nel mondo della
logica non nel mondo della realtà. Un ordine reale non è mai
necessario. A tal fine Leibniz introduce la distinzione tra le verità
di ragione, che sono necessarie ma non riguardano la realtà e le
verità di fatto che sono contingenti e rivolte al reale. La verità
serve a conoscere il mondo per cui c'è divisione tra le prime, che
sono innate e sono fondate sul principio di identità e su quello di
non-contraddizione, sono quindi infallibili ma hanno la pecca di non
dire nulla rispetto alla realtà esistente di fatto perché delineano
il mondo della pura possibilità, molto più vasto di quello della
realtà che è uno soltanto. Le verità di fatto, invece, sono
fondate sul principio di ragion sufficiente che non è una causa
necessitante e che quindi ci spiega perché esse riguardino la realtà
effettiva e siano quindi contingenti. Questi due tipi di verità
danno luogo ad un mondo che non esclude la possibilità e la scelta
libera, un mondo che Dio ha scelto per un chiaro fine, la libertà.
Anche
il concetto di sostanza individuale è legato alla verità. La verità
o la proposizione ad essa concernente, si divide in soggetto e
oggetto; nelle verità di ragione i due, soggetto e oggetto, sono
identici, mentre le verità di fatto vedono il soggetto diverso
dall'oggetto, per cui riguardano sempre qualche cosa che esiste
realmente. Questo soggetto reale è ciò che Leibniz chiama sostanza
individuale, ovvero una sostanza, un soggetto talmente compiuto che
consente di dedurre tutti i predicati che gli sono inerenti. L'uomo,
a differenza di Dio che conosce tutti i possibili attributi e quindi
può leggere ciò che accade ed accadrà, non ha mai una nozione così
compiuta della sostanza individuale ed è quindi costretto a desumere
dalla storia gli attributi che le si riferiscono.
Anche
nella natura Leibniz vede presente il carattere non necessario
dell'universo, introducendo il concetto di forza viva come vera
realtà dei corpi. Spazio, tempo e movimento sono soltanto enti di
ragione, la forza è l'unica cosa che resta costante in un sistema
chiuso e così rappresenta la possibilità di produrre un determinato
effetto, ha una produttività potenziale. La forza consente a Leibniz
di oltrepassare il meccanicismo naturalistico. In natura tutto
avviene per secondo leggi e principi della meccanica e della
cinetica, ma questi dipendono più da principi superiori che
dipendono più dalla metafisica che dalla geometria; la forza è
questo superiore principio metafisico che fonda le stesse leggi della
fisica. Esiste forza passiva, la materia che resiste al movimento, e
forza attiva, vero conatus e tendenza all'azione; quest'ultima però
è di natura spirituale, non è più nulla di corporeo. La fisica di
Leibniz si trasforma nell'analisi di un'entità incorporea,
nell'universo tutto è spirito e vita perché tutto è forza.
Monadologia
Il
concetto di monade serve a Leibniz per estendere definitivamente
anche al mondo fisico la considerazione della contingenza del mondo,
in moda da unificare così mondo fisico e spirituale in un mondo
universale e libero.
La
monade è una sostanza semplice che entra nelle cose composte . Le
monadi sono i veri atomi della natura, gli elementi eterni delle
cose. Ogni monade è differente dalle altre e non ha finestre
attraverso cui le cose possano entrare o uscire. Le altre monadi sono
presenti alla singola monade soltanto in maniera ideale. Ogni monade
si configura come specchio vivente dell'universo che riflette uno
specifico e particolare punto di vista. Le monadi percepiscono un
determinato stato e appercepiscono, sono consapevoli del loro essere
consapevoli di un determinato stato; inoltre, appetiscono, ovvero
tendono a cambiare da percezione a percezione di stato. I gradi di
perfezione delle monadi sono determinati dal grado della loro
percezione. Soltanto Dio può rappresentare il mondo da tutti i
possibili punti di vista e con il massimo grado di chiarezza, le
monadi create rappresentano, invece, soltanto uno specifico punto di
vista sull'universo e hanno un grado confuso di evidenza.
Esistono
due differenti tipi di materia, la materia prima che è la potenza
passiva presente nella monade e costituisce la monade insieme alla
potenza attiva che viene definita entelechia. Nelle monadi superiori
l'entelechia è l'insieme delle percezioni confuse che costituiscono
ciò che vi è di propriamente finito nelle monadi spirituali create.
Mentre viene definita materia seconda la materia costituita da
aggregati di monadi, queste sono come un aggregato di sostanze
spirituali, infinitamente divisibili e senza alcunché di corporeo.
Il
corpo degli uomini e degli animali è per Leibniz materia seconda,
cioè un aggregato di monadi che è tenuto insieme dalla monade
superiore che è l'anima. Tra i due, corpo e anima, la differenza
della chiarezza delle percezioni fa in modo che seguano leggi
indipendenti; i corpi agiscono tra di loro secondo leggi meccaniche
mentre le anime rispettano le leggi della finalità. Non si può
quindi concepire il potere dell'anima sul corpo o viceversa perché
entrambe rispettano leggi differenti. Nasce così il problema di
intendere l'accordo dell'anima con il corpo, problema che si
risolverà nell'elaborazione della teoria dell'armonia prestabilita e
che porterà Leibniz ad una speculazione più teologica che
metafisica.
La
teodicea
Tutte
le monadi, come abbiamo detto, sono perfettamente chiuse in se
stesse, ma nello stesso tempo ognuna risulta legata alle altre perché
è un aspetto del mondo, ovvero è una rappresentazione più o meno
chiara del mondo e quindi di tutte le altre monadi. Ma sebbene ogni
monade rappresenti l'intero universo, essa rappresenta più
specificamente il corpo proprio che le è più vicino e di cui
costituisce l'entelechia, e dato che questo corpo rappresenta tutto
l'universo l'anima tramite il corpo proprio rappresenta tutto
l'universo.
Il
rapporto tra anima e corpo viene spiegato tramite il concetto di
un'armonia prestabilita che regola il funzionamento dell'uno e
dell'altra in modo tale che seguendo ognuno le proprie leggi, il
corpo quelle meccaniche mentre l'anima quelle della spontaneità,
finiscono per trovarsi sempre in accordo e in armonia. Quest'armonia
risulta essere stata prestabilita da Dio all'atto della creazione. È
soltanto grazie all'armonia prestabilita che il corpo e l'anima,
nonostante seguano leggi diverse, si influenzano a vicenda.
La
filosofia di Leibniz diviene a questo punto teologia e lo dimostra
una delle prove tradizionali dell'esistenza di Dio che egli introduce
in questo contesto. Si tratta della prova a-posteriori che spiega
l'esistenza di Dio tramite la dimostrazione della limitatezza delle
cose create. Le cose create sono limitate quindi non possono avere in
se la causa della propria esistenza, soltanto Dio ha per essenza
l'esistenza. Soltanto dio può aver avuto la possibilità di creare
questo mondo, e lo ha fatto scegliendo tra vari mondi possibili per
cui risulta non solo la ragion sufficiente dell'esistenza di questo
mondo ma anche la ragion sufficiente di tutti i mondi che esistono
solo nella possibilità. Soltanto per Dio possiamo dire che sé è
possibile il suo concetto è necessario che esista; in Dio
possibilità e realtà coincidono. L'ordine dell'universo risulta
così contingente e libero, creato da un atto libero della divinità;
quest'ordine è conservato e svolto dalla libertà delle monadi
spirituali. Il fine della libertà umana e della scelta di Dio è
così, secondo Leibniz, orientato dalla scelta del meglio; inoltre,
la predeterminazione divina non è necessaria ma inclinante e la
scelta delle creature rimane libera e non determinata.
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