martedì 24 aprile 2012

Riassunto Leibniz


Gottfried Wilhelm Leibniz nasce a Lipsia il 21 giugno 1646. Si laurea a Norimberga e qui entra a far parte della società degli alchimisti chiamata Rosacroce. Sempre a Norimberga diviene consigliere del principe elettore di Magonza . Nel 1676 diviene bibliotecario del duca di Hannover e tale carica lo spinge a vari viaggi sia in Germania che in Italia. Dopo aver lavorato al progetto utopico di riunificare la chiesa cattolica con quella protestante, si dedica alla fondazione nel 1700 in Berlino della futura Accademia prussiana delle scienze. Muore ad Hannover il 14 novembre del 1716. scrive i Discorsi di metafisica, il Nuovo sistema della nature e della comunicazione delle sostanze e dell'unione esistente tra l'anima e il corpo, i Principi della natura e della grazia fondati sulla ragione, i Principi della filosofia (universalmente noti con il titolo attribuitogli dal traduttore tedesco ovvero Monadologia), i Nuovi saggi sull'intelletto umano (teso uscito nel 1703 come forma di dissenso verso l'opera di Locke uscita nel 1690) e, per ultimo, i Saggi di teodicea del 1710.
Per semplificare la comprensione della speculazione di Leibniz ci conviene suddividere la sua opera in tre distinti argomenti, tenendo però a sottolineare che il sistema leibniziano è ricco di intrecci e costituisce un?opera unitaria da qualsiasi punto di vista.
Parleremo allora dell'ordine contingente del mondo, della monadologia e della teodiocea.

Contingenza del mondo
Il pensiero che guida la speculazione di Leibniz si potrebbe presentare riassunto dalla celebre affermazione che suona così: esiste un ordine non geometricamente determinato e quindi necessario, ma spontaneamente organizzato e quindi libero. Il mondo, per il nostro, non presenta una definizione dettagliata e necessaria impostagli da un procedere deterministico cieco e casuale. Il mondo è, invece, il frutto di una libera scelta di Dio, che ha scelto tra i vari ordini possibili dell'universo quello più perfetto e migliore. Soltanto un ordine perfetto, infatti, include la possibilità della scelta anche per l'uomo, una scelta che determina il mondo stesso e così anche la struttura dell'uomo.
Ordine non significa necessità, questa è al suo posto nel mondo della logica non nel mondo della realtà. Un ordine reale non è mai necessario. A tal fine Leibniz introduce la distinzione tra le verità di ragione, che sono necessarie ma non riguardano la realtà e le verità di fatto che sono contingenti e rivolte al reale. La verità serve a conoscere il mondo per cui c'è divisione tra le prime, che sono innate e sono fondate sul principio di identità e su quello di non-contraddizione, sono quindi infallibili ma hanno la pecca di non dire nulla rispetto alla realtà esistente di fatto perché delineano il mondo della pura possibilità, molto più vasto di quello della realtà che è uno soltanto. Le verità di fatto, invece, sono fondate sul principio di ragion sufficiente che non è una causa necessitante e che quindi ci spiega perché esse riguardino la realtà effettiva e siano quindi contingenti. Questi due tipi di verità danno luogo ad un mondo che non esclude la possibilità e la scelta libera, un mondo che Dio ha scelto per un chiaro fine, la libertà.
Anche il concetto di sostanza individuale è legato alla verità. La verità o la proposizione ad essa concernente, si divide in soggetto e oggetto; nelle verità di ragione i due, soggetto e oggetto, sono identici, mentre le verità di fatto vedono il soggetto diverso dall'oggetto, per cui riguardano sempre qualche cosa che esiste realmente. Questo soggetto reale è ciò che Leibniz chiama sostanza individuale, ovvero una sostanza, un soggetto talmente compiuto che consente di dedurre tutti i predicati che gli sono inerenti. L'uomo, a differenza di Dio che conosce tutti i possibili attributi e quindi può leggere ciò che accade ed accadrà, non ha mai una nozione così compiuta della sostanza individuale ed è quindi costretto a desumere dalla storia gli attributi che le si riferiscono.
Anche nella natura Leibniz vede presente il carattere non necessario dell'universo, introducendo il concetto di forza viva come vera realtà dei corpi. Spazio, tempo e movimento sono soltanto enti di ragione, la forza è l'unica cosa che resta costante in un sistema chiuso e così rappresenta la possibilità di produrre un determinato effetto, ha una produttività potenziale. La forza consente a Leibniz di oltrepassare il meccanicismo naturalistico. In natura tutto avviene per secondo leggi e principi della meccanica e della cinetica, ma questi dipendono più da principi superiori che dipendono più dalla metafisica che dalla geometria; la forza è questo superiore principio metafisico che fonda le stesse leggi della fisica. Esiste forza passiva, la materia che resiste al movimento, e forza attiva, vero conatus e tendenza all'azione; quest'ultima però è di natura spirituale, non è più nulla di corporeo. La fisica di Leibniz si trasforma nell'analisi di un'entità incorporea, nell'universo tutto è spirito e vita perché tutto è forza.

Monadologia
Il concetto di monade serve a Leibniz per estendere definitivamente anche al mondo fisico la considerazione della contingenza del mondo, in moda da unificare così mondo fisico e spirituale in un mondo universale e libero.
La monade è una sostanza semplice che entra nelle cose composte . Le monadi sono i veri atomi della natura, gli elementi eterni delle cose. Ogni monade è differente dalle altre e non ha finestre attraverso cui le cose possano entrare o uscire. Le altre monadi sono presenti alla singola monade soltanto in maniera ideale. Ogni monade si configura come specchio vivente dell'universo che riflette uno specifico e particolare punto di vista. Le monadi percepiscono un determinato stato e appercepiscono, sono consapevoli del loro essere consapevoli di un determinato stato; inoltre, appetiscono, ovvero tendono a cambiare da percezione a percezione di stato. I gradi di perfezione delle monadi sono determinati dal grado della loro percezione. Soltanto Dio può rappresentare il mondo da tutti i possibili punti di vista e con il massimo grado di chiarezza, le monadi create rappresentano, invece, soltanto uno specifico punto di vista sull'universo e hanno un grado confuso di evidenza.
Esistono due differenti tipi di materia, la materia prima che è la potenza passiva presente nella monade e costituisce la monade insieme alla potenza attiva che viene definita entelechia. Nelle monadi superiori l'entelechia è l'insieme delle percezioni confuse che costituiscono ciò che vi è di propriamente finito nelle monadi spirituali create. Mentre viene definita materia seconda la materia costituita da aggregati di monadi, queste sono come un aggregato di sostanze spirituali, infinitamente divisibili e senza alcunché di corporeo.
Il corpo degli uomini e degli animali è per Leibniz materia seconda, cioè un aggregato di monadi che è tenuto insieme dalla monade superiore che è l'anima. Tra i due, corpo e anima, la differenza della chiarezza delle percezioni fa in modo che seguano leggi indipendenti; i corpi agiscono tra di loro secondo leggi meccaniche mentre le anime rispettano le leggi della finalità. Non si può quindi concepire il potere dell'anima sul corpo o viceversa perché entrambe rispettano leggi differenti. Nasce così il problema di intendere l'accordo dell'anima con il corpo, problema che si risolverà nell'elaborazione della teoria dell'armonia prestabilita e che porterà Leibniz ad una speculazione più teologica che metafisica.

La teodicea
Tutte le monadi, come abbiamo detto, sono perfettamente chiuse in se stesse, ma nello stesso tempo ognuna risulta legata alle altre perché è un aspetto del mondo, ovvero è una rappresentazione più o meno chiara del mondo e quindi di tutte le altre monadi. Ma sebbene ogni monade rappresenti l'intero universo, essa rappresenta più specificamente il corpo proprio che le è più vicino e di cui costituisce l'entelechia, e dato che questo corpo rappresenta tutto l'universo l'anima tramite il corpo proprio rappresenta tutto l'universo.
Il rapporto tra anima e corpo viene spiegato tramite il concetto di un'armonia prestabilita che regola il funzionamento dell'uno e dell'altra in modo tale che seguendo ognuno le proprie leggi, il corpo quelle meccaniche mentre l'anima quelle della spontaneità, finiscono per trovarsi sempre in accordo e in armonia. Quest'armonia risulta essere stata prestabilita da Dio all'atto della creazione. È soltanto grazie all'armonia prestabilita che il corpo e l'anima, nonostante seguano leggi diverse, si influenzano a vicenda.
La filosofia di Leibniz diviene a questo punto teologia e lo dimostra una delle prove tradizionali dell'esistenza di Dio che egli introduce in questo contesto. Si tratta della prova a-posteriori che spiega l'esistenza di Dio tramite la dimostrazione della limitatezza delle cose create. Le cose create sono limitate quindi non possono avere in se la causa della propria esistenza, soltanto Dio ha per essenza l'esistenza. Soltanto dio può aver avuto la possibilità di creare questo mondo, e lo ha fatto scegliendo tra vari mondi possibili per cui risulta non solo la ragion sufficiente dell'esistenza di questo mondo ma anche la ragion sufficiente di tutti i mondi che esistono solo nella possibilità. Soltanto per Dio possiamo dire che sé è possibile il suo concetto è necessario che esista; in Dio possibilità e realtà coincidono. L'ordine dell'universo risulta così contingente e libero, creato da un atto libero della divinità; quest'ordine è conservato e svolto dalla libertà delle monadi spirituali. Il fine della libertà umana e della scelta di Dio è così, secondo Leibniz, orientato dalla scelta del meglio; inoltre, la predeterminazione divina non è necessaria ma inclinante e la scelta delle creature rimane libera e non determinata.

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