giovedì 26 aprile 2012

Riassunto Locke

John Locke nasce a Wrington il 29 agosto del 1632. Studia a Oxford e insegna nella stessa università. Nel 1667 diventa segretario di Lord Ashley, questi prima diventa conte di Shaftesbury ma in un secondo momento cade in disgrazia agli occhi di Carlo II e Locke è costretto a ritirarsi in Francia. Dopo quattro anni il conte era tornato al potere e Locke è di nuovo al suo fianco in Inghilterra, ma nel giro di pochi mesi il conte è accusato di tradimento per cui fugge in Olanda, anche per Locke la situazione si fa difficile e nel 1683 si reca in volontario esilio in Olanda dove rimane fino al 1689 e dove conosce Guglielmo d'Orange. Al suo ritorno in Inghilterra è ormai il rappresentante illustre della nuova mentalità liberale e rimane a pochi minuti da Londra, specificamente ad Essex, fino alla morte avvenuta nel 1704.
Scrive l'Eppistola sulla tolleranza, Due trattati sul governo civile, nel 1690 esce il Trattato sull'intelletto umano, la Condotta dell'intelletto, l'Esame di Malebranche, i Pensieri sull'educazione, la Ragionevolezza del cristianesimo.

Mente, ragione e idee
Secondo Locke la ragione non è infallibile, non è neanche uguale in tutti gli uomini che, infatti, ne partecipano in maniera diversa. Essa deve ricavare le idee e i principi che utilizza dall'esperienza perché è impossibile che possa ricavarli da se stessa che è sempre limitata e condizionata. Nonostante sia imperfetta e debole, però, la ragione è l'unica guida a cui l'uomo possa affidarsi. Bisogna allora preliminarmente stabilire i limiti che la ragione non può superare, questi limiti sono una sua parte costitutiva e risultano costitutivi dello stesso uomo in quanto la ragione è ciò che lo contraddistingue. Da dove nascono questi limiti della ragione? Secondo Locke essi nascono dal fatto che la ragione è sempre costretta a fare i conti con l'esperienza. È l'esperienza che fornisce alla ragione il materiale che adopera; la ragione può combinare in diverso modo questo materiale, ma è sempre l'esperienza che deve controllare queste combinazioni. La ragione non può da sola avventurarsi in campi in cui l'esperienza non può svolgere la funzione di controllo.
Per Locke oggetto della nostra conoscenza sono le idee; pensare e avere idee è la stessa cosa. Come detto le idee derivano sempre dall'esperienza che può essere interna o esterna, per cui le idee saranno idee di sensazione se derivano dal senso esterno e idee di riflessione se derivano dal senso interno. Esistere per un'idea equivale ad essere pensata, ma ciò non ci consente di considerarle innate dato che abbiamo sottolineato come esse derivino esplicitamente dall'esperienza.
L'esperienza ci fornisce soltanto idee semplici, mentre le idee complesse sono frutto dell'attività della nostra ragione che unisce tra di loro varie idee semplici. La conoscenza umana si fonda proprio su questa capacità di combinazione propria dell'intelletto; ma neanche l'intelletto più perfetto che esiste può creare dal nulla un'idea semplice, questa proviene sempre dall'esperienza. Questo è il limite insuperabile dell'intelletto umano.
Le idee complesse si lasciano ricondurre a tre categorie fondamentali: modi, sostanze e relazioni. I modi sono quelle idee non considerate sussistenti di per se, ma solo come manifestazioni di una sostanza. Sostanze sono le idee complesse considerate esistenti anche da sole. Relazioni sono quelle idee che nascono dal confronto di un'idea con un'altra. La sostanza, però, secondo Locke non è nient'altro che il sostrato che noi vediamo quando più idee semplici sono sempre legate tra loro; la nostra mente considera queste varie idee che noi percepiamo sempre unite come un'unica idea semplice e le attribuisce un sostrato che ne rappresenta la base. Dunque l'idea alla quale noi diamo il nome di sostanza non è nient'altro che tale supposto ma sconosciuto sostegno delle qualità effettivamente esistenti.
La categoria delle idee che viene presentata sotto il nome di relazioni mostra come l'intelletto non si limita a considerare le idee isolatamente ma tenda a riconoscere i rapporti che intercorrono tra di loro. Le relazioni fondamentali sono quelle di causa, effetto, identità e diversità.
Inoltre, l'uomo, oltre a percepire, percepisce di percepire e questo fa in modo che le varie sensazioni costituiscano un unico io che ci è presente come fondamento dell'unità della persona.
Il nostro intelletto elabora anche idee generali che, però, secondo Locke altro non sono che segni delle cose particolari tra le quali intercorre una certa somiglianza.
L'esperienza fornisce il materiale della conoscenza ma non si identifica con la conoscenza stessa. Questa ha sempre a che fare con le idee ma non si riduce alle idee. La conoscenza è, piuttosto, la percezione di un accordo o un disaccordo delle idee tra di loro. Come tale essa può essere di due specie diverse: intuitiva, quando l'accordo o il disaccordo è visto immediatamente senza l'intervento di altre idee; e è dimostrativa quando si usano idee intermedie oltre quelle analizzate per sottolineare il loro accordo o il loro disaccordo. Le conoscenze intuitive sono le più certe ed in ultima analisi anche le conoscenze dimostrative si rivelano nient'altro che una catena di conoscenze intuitive. La certezza della dimostrazione si fonda su quella dell'intuizione.
Accanto a questi due tipi di conoscenza si affianca anche la conoscenza delle cose che esistono al di fuori delle idee.
Secondo Locke esistono tre ordini della realtà: l'io, Dio e le cose; e parallelamente ci sono tre modi di accedere alla certezza di queste realtà. Per quanto riguarda l'io Locke si avvale del procedimento cartesiano, penso dunque sono. Per ciò che riguarda la conoscenza di Dio, il nulla non produce nulla per cui si deve ammettere l'esistenza di un essere sommo che ha dato vita a tutto ciò che esiste. Per quanto riguarda l'esistenza delle cose esterne, l'uomo ha soltanto la sensazione e, nello specifico, quella attuale che gli consente simile conoscenza. Non esiste un rapporto necessario tra l'idea e la cosa cui essa si riferisce (un'idea immaginaria ad esempio non si riferisce a nulla di esistente). Ma il fatto che noi riceviamo attualmente l'idea dall'esterno ci spinge ad affermare che esiste in questo momento qualcosa fuori di noi e che questo qualcosa produce in noi l'idea. Per Locke la fiducia nelle nostre facoltà è indispensabile anche perché non possiamo conoscere queste facoltà se non adoperandole. La certezza che la sensazione attuale ci dà rispetto all'esistenza delle cose esterne, pur non essendo assoluta, è sufficiente per la conoscenza e la vita dell'uomo.
Accanto al dominio della conoscenza certa egli ammette anche il dominio, molto più vasto, della conoscenza probabile. Quando l'oggetto non è più testimoniato dai sensi alla certezza si sostituisce la probabilità che afferma la verità o la falsità di una proposizione non per la sua evidenza ma per la sua conformità con l'esperienza.

Politica
Locke è uno dei primi fautori del liberalismo. Sostenitore delle libertà civili e delle libertà religiose, sia in merito alle questioni di fede che in merito alle questioni più squisitamente politiche. Secondo il nostro, esiste una legge di natura; questa è la ragione stessa che ha per oggetto i rapporti tra gli uomini e prescrive la reciprocità perfetta di tali rapporti. Lo stato di natura è governato dalla legge di natura, che collega tutti; e la ragione, la quale è questa legge, insegna a tutti gli uomini, purché vogliano consultarla, che, essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno deve danneggiare l'altro nella vita, nella salute, nella libertà e nella proprietà.
Lo stato di natura così costituito rischia, però, di diventare stato di guerra quando più persone usano la forza per ottenere un controllo sulla libertà, sulla vita e sui beni degli altri. Per evitare questa situazione gli uomini si uniscono in società, ma la costituzione di questo potere civile non toglie agli uomini i diritti di cui godevano nello stato di natura. Dunque lo stato deve rispettare diritti e libertà individuali ponendosi soltanto come arbitro e controllore contro eventuali soprusi.
Anche per quanto riguarda la fede religiosa Locke si mostra molto tollerante. Lo Stato promuove i beni materiali ma nel campo dei beni spirituali non ha voce in capitolo; qui subentra la fede. La salvezza dell'anima dipende dalla fede ma la fede non può essere imposta con la forza. Inoltre, la chiesa nasce come libera comunità di uomini che si riuniscono per adorare nel modo che credono opportuno la divinità, per cui non deve avere nulla a che fare con beni materiali e civili.

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