John Locke nasce a
Wrington il 29 agosto del 1632. Studia a Oxford e insegna nella
stessa università. Nel 1667 diventa segretario di Lord Ashley,
questi prima diventa conte di Shaftesbury ma in un secondo momento
cade in disgrazia agli occhi di Carlo II e Locke è costretto a
ritirarsi in Francia. Dopo quattro anni il conte era tornato al
potere e Locke è di nuovo al suo fianco in Inghilterra, ma nel giro
di pochi mesi il conte è accusato di tradimento per cui fugge in
Olanda, anche per Locke la situazione si fa difficile e nel 1683 si
reca in volontario esilio in Olanda dove rimane fino al 1689 e dove
conosce Guglielmo d'Orange. Al suo ritorno in Inghilterra è ormai il
rappresentante illustre della nuova mentalità liberale e rimane a
pochi minuti da Londra, specificamente ad Essex, fino alla morte
avvenuta nel 1704.
Scrive l'Eppistola
sulla tolleranza, Due
trattati sul governo civile, nel
1690 esce il Trattato sull'intelletto umano,
la Condotta dell'intelletto,
l'Esame di Malebranche,
i Pensieri sull'educazione,
la Ragionevolezza del cristianesimo.
Mente,
ragione e idee
Secondo
Locke la ragione non è infallibile, non è neanche uguale in tutti
gli uomini che, infatti, ne partecipano in maniera diversa. Essa deve
ricavare le idee e i principi che utilizza dall'esperienza perché è
impossibile che possa ricavarli da se stessa che è sempre limitata e
condizionata. Nonostante sia imperfetta e debole, però, la ragione è
l'unica guida a cui l'uomo possa affidarsi. Bisogna allora
preliminarmente stabilire i limiti che la ragione non può superare,
questi limiti sono una sua parte costitutiva e risultano costitutivi
dello stesso uomo in quanto la ragione è ciò che lo
contraddistingue. Da dove nascono questi limiti della ragione?
Secondo Locke essi nascono dal fatto che la ragione è sempre
costretta a fare i conti con l'esperienza. È l'esperienza che
fornisce alla ragione il materiale che adopera; la ragione può
combinare in diverso modo questo materiale, ma è sempre l'esperienza
che deve controllare queste combinazioni. La ragione non può da sola
avventurarsi in campi in cui l'esperienza non può svolgere la
funzione di controllo.
Per
Locke oggetto della nostra conoscenza sono le idee; pensare e avere
idee è la stessa cosa. Come detto le idee derivano sempre
dall'esperienza che può essere interna o esterna, per cui le idee
saranno idee di sensazione se derivano dal senso esterno e idee di
riflessione se derivano dal senso interno. Esistere per un'idea
equivale ad essere pensata, ma ciò non ci consente di considerarle
innate dato che abbiamo sottolineato come esse derivino
esplicitamente dall'esperienza.
L'esperienza
ci fornisce soltanto idee semplici, mentre le idee complesse sono
frutto dell'attività della nostra ragione che unisce tra di loro
varie idee semplici. La conoscenza umana si fonda proprio su questa
capacità di combinazione propria dell'intelletto; ma neanche
l'intelletto più perfetto che esiste può creare dal nulla un'idea
semplice, questa proviene sempre dall'esperienza. Questo è il limite
insuperabile dell'intelletto umano.
Le
idee complesse si lasciano ricondurre a tre categorie fondamentali:
modi, sostanze e relazioni. I modi sono quelle idee non considerate
sussistenti di per se, ma solo come manifestazioni di una sostanza.
Sostanze sono le idee complesse considerate esistenti anche da sole.
Relazioni sono quelle idee che nascono dal confronto di un'idea con
un'altra. La sostanza, però, secondo Locke non è nient'altro che il
sostrato che noi vediamo quando più idee semplici sono sempre legate
tra loro; la nostra mente considera queste varie idee che noi
percepiamo sempre unite come un'unica idea semplice e le attribuisce
un sostrato che ne rappresenta la base. Dunque l'idea alla quale noi
diamo il nome di sostanza non è nient'altro che tale supposto ma
sconosciuto sostegno delle qualità effettivamente esistenti.
La
categoria delle idee che viene presentata sotto il nome di relazioni
mostra come l'intelletto non si limita a considerare le idee
isolatamente ma tenda a riconoscere i rapporti che intercorrono tra
di loro. Le relazioni fondamentali sono quelle di causa, effetto,
identità e diversità.
Inoltre,
l'uomo, oltre a percepire, percepisce di percepire e questo fa in
modo che le varie sensazioni costituiscano un unico io che ci è
presente come fondamento dell'unità della persona.
Il
nostro intelletto elabora anche idee generali che, però, secondo
Locke altro non sono che segni delle cose particolari tra le quali
intercorre una certa somiglianza.
L'esperienza
fornisce il materiale della conoscenza ma non si identifica con la
conoscenza stessa. Questa ha sempre a che fare con le idee ma non si
riduce alle idee. La conoscenza è, piuttosto, la percezione di un
accordo o un disaccordo delle idee tra di loro. Come tale essa può
essere di due specie diverse: intuitiva, quando l'accordo o il
disaccordo è visto immediatamente senza l'intervento di altre idee;
e è dimostrativa quando si usano idee intermedie oltre quelle
analizzate per sottolineare il loro accordo o il loro disaccordo. Le
conoscenze intuitive sono le più certe ed in ultima analisi anche le
conoscenze dimostrative si rivelano nient'altro che una catena di
conoscenze intuitive. La certezza della dimostrazione si fonda su
quella dell'intuizione.
Accanto
a questi due tipi di conoscenza si affianca anche la conoscenza delle
cose che esistono al di fuori delle idee.
Secondo
Locke esistono tre ordini della realtà: l'io, Dio e le cose; e
parallelamente ci sono tre modi di accedere alla certezza di queste
realtà. Per quanto riguarda l'io Locke si avvale del procedimento
cartesiano, penso dunque sono. Per ciò che riguarda la conoscenza di
Dio, il nulla non produce nulla per cui si deve ammettere l'esistenza
di un essere sommo che ha dato vita a tutto ciò che esiste. Per
quanto riguarda l'esistenza delle cose esterne, l'uomo ha soltanto la
sensazione e, nello specifico, quella attuale che gli consente simile
conoscenza. Non esiste un rapporto necessario tra l'idea e la cosa
cui essa si riferisce (un'idea immaginaria ad esempio non si
riferisce a nulla di esistente). Ma il fatto che noi riceviamo
attualmente l'idea dall'esterno ci spinge ad affermare che esiste in
questo momento qualcosa fuori di noi e che questo qualcosa produce in
noi l'idea. Per Locke la fiducia nelle nostre facoltà è
indispensabile anche perché non possiamo conoscere queste facoltà
se non adoperandole. La certezza che la sensazione attuale ci dà
rispetto all'esistenza delle cose esterne, pur non essendo assoluta,
è sufficiente per la conoscenza e la vita dell'uomo.
Accanto
al dominio della conoscenza certa egli ammette anche il dominio,
molto più vasto, della conoscenza probabile. Quando l'oggetto non è
più testimoniato dai sensi alla certezza si sostituisce la
probabilità che afferma la verità o la falsità di una proposizione
non per la sua evidenza ma per la sua conformità con l'esperienza.
Politica
Locke
è uno dei primi fautori del liberalismo. Sostenitore delle libertà
civili e delle libertà religiose, sia in merito alle questioni di
fede che in merito alle questioni più squisitamente politiche.
Secondo il nostro, esiste una legge di natura; questa è la ragione
stessa che ha per oggetto i rapporti tra gli uomini e prescrive la
reciprocità perfetta di tali rapporti. Lo stato di natura è
governato dalla legge di natura, che collega tutti; e la ragione, la
quale è questa legge, insegna a tutti gli uomini, purché vogliano
consultarla, che, essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno deve
danneggiare l'altro nella vita, nella salute, nella libertà e nella
proprietà.
Lo
stato di natura così costituito rischia, però, di diventare stato
di guerra quando più persone usano la forza per ottenere un
controllo sulla libertà, sulla vita e sui beni degli altri. Per
evitare questa situazione gli uomini si uniscono in società, ma la
costituzione di questo potere civile non toglie agli uomini i diritti
di cui godevano nello stato di natura. Dunque lo stato deve
rispettare diritti e libertà individuali ponendosi soltanto come
arbitro e controllore contro eventuali soprusi.
Anche
per quanto riguarda la fede religiosa Locke si mostra molto
tollerante. Lo Stato promuove i beni materiali ma nel campo dei beni
spirituali non ha voce in capitolo; qui subentra la fede. La salvezza
dell'anima dipende dalla fede ma la fede non può essere imposta con
la forza. Inoltre, la chiesa nasce come libera comunità di uomini
che si riuniscono per adorare nel modo che credono opportuno la
divinità, per cui non deve avere nulla a che fare con beni materiali
e civili.
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