Con
il termine Ellenismo si intende il periodo seguito alla morte di
Alessandro Magno (323 a.C.); un periodo caratterizzato da una civiltà
universalistica che vede l'incontro fecondo tra la cultura greca e
quella orientale.
La
crisi delle poleis congiunta alla frantumazione delle forme
istituzionali dell'Ellade consentono la nascita di nuove realtà
politiche, per lo più monarchie assolute e orientaleggianti. Al
cittadino dell'età della Grecia classica subentra il suddito
dell'età ellenistica, non più interessato alle tematiche politiche
e all'esistenza comunitaria. L'intellettuale di questo periodo tende
a ripiegare sul proprio animo analizzando tematiche etiche ed
esistenziali, oppure sceglie di dedicarsi alla ricerca specializzata
che esula dalle connessioni con il mondo filosofico.
Nel
clima di generale incertezza e di fuga nel privato che caratterizza
questa età di sconvolgimenti politici, sociali e culturali, alla
filosofia si chiedono sostanzialmente due cose: da un lato, una
visione unitaria e complessiva del mondo, dall'altro, una parola di
saggezza e serenità capace di guidare la vita quotidiana degli
individui.
Irrompono
prepotentemente nel panorama filosofico gli interrogativi
esistenziali che riguardano il destino individuale, la vita, la
morte, la felicità, la virtù, l'imperturbabilità, ecc... Perduta
la fiducia in una razionalizzazione della vita sociale, rimane
soltanto la possibilità di risolvere le inquietudini individuali
aiutando l'uomo a superare e sopportare i mali della vita.
Filosoficamente
l'ellenismo è caratterizzato da indirizzi differenti che, anche se
in modo diverso e tramite strade varie, tentano tutti di garantire
all'uomo e all'individuo in particolare, la serenità e òla
tranquillità dello spirito. Analiticamente si parla di: Stoicismo,
Epicureismo, Scetticismo, ma a questi si possono aggiungere, data
l'attinenza delle tematiche, anche l'Eclettismo dell'età romana e il
Neoplatonismo.
Gli
autori che appartengono a queste linee di pensiero scrissero molto,
ma, purtroppo, dei loro testi non ci restano che frammenti.
Il
fondatore dello Stoicismo fu Zenone di Cizio e la sua scuola fu
fondata in Cipro. La scuola Stoica vuole mostrare come la strada per
il raggiungimento della felicità e della virtù sia la conoscenza e
la scienza. Filosofia, sapienza e virtù coincidono e l'unica guida
per l'azione dell'uomo è il criterio della verità che ci fa
scoprire il permesso e il proibito, ma, più importante di tutto ci
dà l'indicazione della condotta atta a conseguire il minimo dolore e
la più grande tranquillità d'animo che l'umanità può conseguire.
Secondo
gli Stoici, tutta la conoscenza deriva dai sensi e le
rappresentazioni sensibili si inscrivono nell'anima che, per questi
pensatori, è come un foglio bianco su cui si imprimono le esperienze
sensibili. La realtà, però, è sempre individuale, l'universalità
è una prerogativa appartenente esclusivamente all'anima.
Oltre
la Logica stoica, con i suoi concetti di ragionamenti Anapodittici, i
Paradossi, le antinomie e i sofismi, è importante evidenziare le
caratteristiche del mondo fisico così come concepito dagli
appartenenti a questa scuola di pensiero. Il concetto fondamentale
della fisica stoica è quello di un orine razionale, immutabile,
perfetto e necessario che governa e sorregge infallibilmente tutte le
cose. Quest'ordine viene identificato con Dio stesso facendo della
dottrina stoica un rigoroso Panteismo.
La
parte più interessante della speculazione stoica, che è anche
quella destinata a durare più a lungo, è la riflessione dedicata
all'etica. Per gli Stoici, tutti gli esseri, tramite istinto e
ragione, tendono ad attuare e conservare se stessi in armonia con
l'ordine perfetto del mondo. L'Etica stoica è l'Etica dell'uso
pratico della ragione, finalizzata a stabilire un accordo tra la
Natura e l'uomo. Il Dovere si conforma all'Ordine Razionale. L'Etica
stoica è un'etica del Dovere inteso come conformità e convivenza
con l'Ordine Razionale del mondo.
Il
Dovere non è il Bene, questo si raggiunge soltanto quando la scelta
indicata dal Dovere si trasforma nell'uomo in una vera e propria
disposizione naturale ad agire, uniforme e costante e, quindi
Virtuosa. Le emozioni e i preconcetti non rappresentano altro che
opinioni e giudizi dettati dalla leggerezza e non fanno altro che
allontanare l'essere umano dalla sapienza. Apatia, infatti, viene
denominata la condizione del sapiente che è indifferente ad ogni
emozione.
Del
periodo ellenistico fa parte anche l'Epicureismo, movimento che si
protrasse fino alla fine del IV secolo d.C. Restando, però, nei temi
sostanzialmente identico agli insegnamenti che Epicuro diede ai suoi
discepoli.
Il
fondatore della scuola che a lui deve il nome, Epicuro di Samo, nasce
nel 341 a.C. e muore nel 271-272 a.C.; dei suoi testi ci restano
soltanto tre lettere e alcuni frammenti. Fondamentale per la
ricostruzione delle sue riflessioni sono le opere dei suoi seguaci e
continuatori, tra cui Tito Lucrezio Caro con i suoi “De rerum
naturae” (96-55 a.C.).
la
filosofia epicurea è tesa a mostrare la strada per giungere alla
Felicità e alla Liberazione dalle Passioni, una sorta di Farmaco che
guarisce gli uomini dal timore degli Dei e dal timore della Morte,
consentendo loro di giungere al piacere consapevoli della brevità
del male e del dolore.
Secondo
Epicuro la filosofia si divide in Canonica, Fisica ed Etica, anche se
tra le prime due esiste un legame così stretto che ci consente di
considerarle come la medesima branca del pensiero. La canonica è la
ricerca del canone della Verità, costituito dalle sensazioni, dalle
anticipazioni e dalle emozioni.
La
Fisica epicurea, seguendo le scie dell'atomismo di Democrito, vuole
escludere ogni spiegazione sovrannaturale del mondo. Tutto ciò che
esiste è corporeo perché soltanto entità Corporee possono Agire e
Subire; ogni Corpo è inoltre composto, da corpuscoli indivisibili:
gli Atomi, che si muovono nel vuoto infinito combinandosi tra di loro
senza seguire un ordine finalistico.
Il
settore filosofico in cui Epicuro ha formulato teorie che hanno
suscitato molto interesse è l'Etica. Secondo questa, il Piacere,
principio e fine della vita beata, è la Felicità Maggiore. Però,
esistono due tipi diversi di Piacere, quello Stabile e Negativo, non
soffrire, non avere dolore e quello Dinamico, in movimento, Positivo,
come la letizia, la gioia. La Felicità rappresenta il Piacere
Negativo che porta all'Aponia (assenza di dolore), o all'Atarassia
(assenza di turbamento). Il carattere Negativo del Piacere impone una
Scelta e una Limitazione dei Bisogni, compiti propri della Virtù e
della Saggezza, intese come calcolo dei piaceri e scelta dei bisogni
da soddisfare.
Anche
lo Scetticismo è figlio della temperie culturale ellenistica. Esso è
diviso in tre scuole: la scuola di Pirrone di Elide, al tempo di
Alessandro; la media e maggiore accademia, rispettivamente con
Arcesilao di Pitane (315-240 a.C.) e Carneade di Cirene (214-128
a.C.) che rappresentano i maggiori esponenti; e, infine gli Scettici
Posteriori, di cui si ricordano soprattutto Enesidemo, Agrippa e
Sesto Empirico.
Per
costoro né la vita, né le cose posseggono un significato assoluto
riconoscibile dalla ragione. L'uomo si trova nell'impossibilità di
ottenere una conoscenza certa riguardo le cose di questo mondo,
trovandosi perciò costretto a dover sospendere il giudizio sulla
realtà.
Il
periodo ellenistico vede anche una fioritura del pensiero
scientifico, con le opere di Euclide per quanto riguarda la
geometria, di Archimede per quanto riguarda la fisica, di Tolomeo per
quanto riguarda l'Astronomia, di Galeno per la Medicina.
L'Eclettismo
rappresenta il terreno di incontro tra Scetticismo, Epicureismo e
Stoicismo. La Grecia è ormai come una provincia dell'Impero Romano e
Roma inizia ad accogliere e coltivare la filosofia greca. Esponenti
di questo movimento sono Filone di Larissa, Cicerone, Seneca, Epiteto
e Marco Aurelio (imperatore nel 161 d.C.).
lo
stoicismo Romano mostra una chiara tendenza religiosa, tenta,
infatti, di interpretare le dottrine greche cercando di legarle alle
tendenze orientali. Espressione più chiara dio questa religiosità
latente è il Neoplatonismo di Plotino, che raccoglie elementi
pitagorici, aristotelici e stoici.
La
maggiore figura del Neoplatonismo è Plotino, nato in Egitto nel 204
d.C.. I suoi scritti ci sono giunti tramite le mani del suo più
famoso scolaro, Porfirio di Tiro, che li ha ordinati in 6 “Enneadi”,
ed altri come la “Vita di Plotino”, “Introduzione alle
categorie di Aristotele”.
La
condizione di tutte le cose è per i Neoplatonici l'Unità, l'Uno.
Tutti gli esseri partecipano gerarchicamente dell'Unità, fino al
grado sommo che è l'Uno Assoluto, da cui tutto deriva e grazie a cui
i Molti sono. In quanto Infinito, l'Uno non può essere definito
mediante attributi finiti, esso è al di là dell'essere e della
sostanza, è l'Assolutamente Altro.
L'Uno
di Plotino è Sovrabbondanza che ponendo se stessa pone
necessariamente il mondo. Il Reale è frutto di un'irradiazione
continua proveniente da una fonte luminosa centrale ed eterna, l'Uno.
Il Mondo proviene da Dio secondo varie Ipostasi: l'Uno, l'Intelletto,
l'Anima.
Iniziato
con la discesa dell'Uno nei Molti, il circolo cosmico si conclude con
il ritorno dei Molti all'Uno; il punto di saldatura tra questi è
rappresentato dall'Uomo che deve separarsi dalle cose esteriori per
intraprendere il cammino di ritorno verso la casa del Padre. L'Arte,
l'Amore e la Filosofia sono delle strade per vedere il cammino che
guida verso l'Infinito, la prima come contemplazione della Bellezza
Corporea, la seconda come contemplazione della Bellezza Incorporea e
la terza come contemplazione della Fonte della Bellezza ossia l'Uno.
Ma il Principio Assoluto non può essere raggiunto con la semplice
intelligenza, la strada che conduce ad esso e l'abbandono di tutto
ciò che è finito e mondano, ossia l'Estasi, una Sovrarazionale
Immedesimazione con l'Ineffabile.
Si
notano i tratti comuni di questa speculazione con le dottrine delle
religioni rivelate e da questo si può ben capire come nel periodo
successivo al III d.C. Il Neoplatonismo sia stato assimilato dal
pensiero Cristiano.
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