Con
il termine Sofisti si è in genere propensi a designare quegli
intellettuali che nella Grecia classica (V sec. a.C.) facevano
professione di sapienza per poi insegnarla dietro compenso.
Il
loro merito più grande è quello di aver spostato l'asse
dell'attenzione filosofica, dalla natura all'uomo, compiendo così
una vera e propria rivoluzione culturale.
la
posizione geografica e il periodo storico in cui possiamo inquadrare
i sofisti, è l'Atene del V secolo, città che dopo aver combattuto
la guerra contro i persiani, gioca un ruolo dominante nel panorama
politico, economico e culturale tipico delle Poleis greche.
Ed
è Proprio dalle fila della borghesia cittadina evolutasi col tempo,
data ormai per certa la crisi di un'aristocrazia ormai messa alle
strette da una Atene democraticamente stabile, che provengono i
maggiori esponenti di questa corrente filosofica.
Insomma,
l'avvento della democrazia favorì particolarmente la speculazione
dei Sofisti, facilitandone la libera partecipazione nelle assemblee e
facendo in modo che i suoi adepti potessero progressivamente
diffondere le proprie conoscenze e le proprie idee.
I
Sofisti col ritenersi dei sapienti, intendono presentarsi come coloro
che sanno rendere gli uomini abili nelle faccende che svolgono,
adatti alla vita sociale e capaci d'avere la meglio nelle
competizioni civili.
Lo
strettissimo legame che intercorre tra la sofistica e la democrazia è
evidenziato anche dalla nascita e dalla diffusione della retorica.
La
Sofistica e il periodo che la caratterizza rappresenta una sorta di
Illuminismo greco, che tende a sostituire ai miti e alle credenze
delle nozioni razionali cercando, così, di liberare il passato nel
nome della Ragione.
I
Sofisti non si sono mai riuniti attorno ad una scuola ma il filo
conduttore che seguono nella loro speculazione consente di
raggrupparli in un unico movimento, unitario anche se non compatto.
Uno
tra i più rinomati sofisti è Protagora (490 a.C. Ad Abdera), a lui
sono attribuiti vari scritti, tra cui “Ragionamenti demolitori”,
“Sulla verità”, “Le antilogie”, tutti giunti a noi in
maniera molto frammentaria.
Tesi
fondamentale del suo pensiero è che l'uomo è l'unico metro di
giudizio, sia per quanto riguarda la realtà che per quanto riguarda
l'irrealtà del tutto e delle cose. Qualsiasi realtà presuppone
sempre l'uomo come baricentro e soggetto del giudizio. Detto in poche
parole si giunge ad una sorta di fenomenismo e di relativismo
conoscitivo e morale, per cui noi abbiamo sempre e soltanto a che
fare non con la realtà in se stessa, ma con il fenomeno e cioè con
la realtà quale appare a noi, dal punto di vista dell'uomo.
In
questo vuoto di verità, l'unico criterio cui l'uomo può aggrapparsi
è l'utilità pubblica o privata della condotta e del credere.
Altro
grande personaggio appartenente alla Sofistica è Gorgia di Lentini,
nato in Sicilia intorno al 485 a.C. A lui attribuiscono gli scritti
dal titolo: “Sul non essere e sulla cultura” e “L'encomio di
Elena”. La tesi, o meglio le tre tesi su cui si fonda la
speculazione di Gorgia sono esplicative del suo pensiero; esse sono
le seguenti: 1) Nulla c'è; 2) Se anche qualche cosa ci fosse questa
non sarebbe conoscibile dall'uomo; 3) Se anche fosse conoscibile,
sarebbe comunque incomunicabile. Tale concezione, porta
inevitabilmente all'impossibilità per l'uomo di parlare di un essere
supremo o di un principio ultimo, finendo col rendere impossibile la
capacità di dare aspetto metafisico al mondo finanche da un punto di
vista religioso. Inoltre non bisogna dimenticare altri rappresentanti
della Sofistica del primo periodo, seppur di minore importanza, come:
Prodicodiceo, Ippia ed Antifante i quali apportarono comunque
notevoli contributi all'interno della dottrina sofistica.
Il
merito più grande dei Sofisti è quello di aver esaltato il valore
della parola, in un mondo ormai interamente incentrato sull'uomo;
tuttavia non bisogna dimenticare, che sarà proprio con l'affermarsi
dell'eristica, l'arte del vincere nelle discussioni, che comincerà
la progressiva crisi del movimento.
Completamente
opposta a questa linea di pensiero è la speculazione inaugurata da
Socrate ( Atene 470 o 469 a.C.). Socrate non trascrisse nulla del suo
pensiero, le uniche conoscenze pervenuteci e riguardanti la sua
dottrina sono merito delle testimonianze che del filosofo furono date
da Platone, Aristotele, i Socratici minori, Aristofane, Senofonte e
Policrate.
Anche
per Socrate, come ormai avviene a partire dalla stessa Rivoluzione
Sofistica, gli interrogativi filosofici non riguardano più la natura
e la consuetudine, bensì, sono tutti riferibili all'uomo.
Secondo
Socrate, il filosofare deve portare alla conoscenza di se stessi e
perciò, deve strutturarsi come dialogo oltre che con gli altri
soprattutto con se stessi. Il primo momento di questo dialogo
consiste nel rendere se stessi coscienti della propria ignoranza, e
questo, per Socrate, è il primo passo che conduce l'uomo verso la
ricerca del sapere. Durante il secondo momento, detto anche
dell'Ironia, Socrate fingendo di non sapere, chiede al suo
interlocutore spiegazioni sempre più precise riguardo l'oggetto
dell'argomento. Il filosofo, facendo ricorso a specifiche locuzioni,
come ad esempio: “Ti esti?” che significa “che cos'è?”,
cerca di far cadere le certezze cristallizzate, che il soggetto
interlocutore si era costruito in precedenza. Infine con il terzo
momento, detto della Maieutica, Socrate non tende ad imprimere
forzatamente nella mente del soggetto le proprie convinzioni, bensì
tende a stimolare il soggetto stesso a cercarle dentro se stesso.
Anche
l'etica socratica va al di là di qualsiasi principio assoluto e
ultimo; la virtù è per Socrate sapienza e ricerca del bene, che
presuppone una faticosa conquista e che ha l'unico metro di giudizio
nell'uomo dato che né bene né giustizia costituiscono entità
metafisiche. Il bene e il giusto sono soltanto valori umani che di
volta in volta scaturiscono dal nostro lucido ragionare.
L'accusa
e la condanna a morte, cui Socrate non si sottrarrà anche avendo la
possibilità di ritrattare le sue teorie, costituiscono parte
integrante della speculazione di Socrate. La verità che egli
professa e in cui egli crede è la Verità con lettera maiuscola, per
cui, non rinnegando mai le sue posizioni, sosterrà con forza che
l'amore della saggezza e per la conoscenza è più forte di qualsiasi
dolore o paura per il dolore fisico. L'imputazione che gli venne
rivolta si basava principalmente sul reato di corruzione dei giovani
e su quello di introduzione di nuove e straniere divinità nel
panteon greco; in realtà, però, le ragioni della sua condanna sono
di origine politica, Socrate era oligarchico e veniva accusato di
aver appoggiato la congiura che aveva portato nel 404 a.C. al governo
dei Trenta Tiranni ribaltato, poi nel 399 a.C., in un nuovo governo
democratico.
Il
grande continuatore dell'opera di Socrate fu uno dei suoi studenti,
Platone, anche se a Scorate fanno capo altre scuole minori come la
scuola Megarica, quella Cirenaica, quella Cinica e quella Eretriaca.
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