mercoledì 10 ottobre 2012

La filosofia del Rinascimento: Platonismo, Aristotelismo e Rivoluzione Scientifica.


La nascita e lo sviluppo della società e della cultura Rinascimentale coincide con quegli avvenimenti storici che hanno aperto per l'Occidente la Modernità. Si va dalla fioritura delle Monarchie Europee alle Scoperte Geografiche, dall'Invenzione della Stampa e della Polvere da Sparo alla Riforma Protestante, un'Economia Aperta sostituisce quella Chiusa del Medioevo e consente l'ascesa, specie nelle civiltà urbane, della borghesia attiva ed industriale. Si assiste così all'elaborazione di una Cultura Nuova che rompe definitivamente con i vecchi schemi mentali e rispecchia le differenti esigenze di una società urbana e mercantile ormai giunta a piena maturità.
Con il termine Rinascita ci si riferisce alla seconda nascita a cui assiste l'uomo del Rinascimento; un rinnovamento Globale dei rapporti che l'Uomo instaura in primis con Se Stesso e con gli Altri, ma anche con il Mondo e con Dio. Un ritorno al Principio che, in quanto tale si presenta anche come un ritorno ai Classici sia del pensiero filosofico che del pensiero religioso.
L'uomo è ora visto come l'Artefice di Se Stesso, libero e sovrano; come il Dio Creatore, anche l'Uomo ha la facoltà di Creare Se Stesso. Questo spirito Antropocentrico anima tutta la Cultura Rinascimentale, che si allontana definitivamente dalla portata Teocentristica della riflessione Scolastica e Medioevale.
Il Medioevo era riuscito a realizzare una sorta di Unità dello Scibile che ruotava intorno alla Teologia e alla Religione che essa presentava come l'unica in grado di fornirci le chiavi per interpretare la Verità del Mondo e della Vita e per dimostrare la Necessità della Fede per illuminare i vari campi dell'azione umana. Contro questa visione Unitaria del Mondo e della Storia, il Rinascimento spezza non solo l'unità Politica del Medioevo ma anche quella Culturale, rifiutando esplicitamente l'idea di un'Enciclopedia del sapere di stampo Teologico, infatti, esso procederà una Laicizzazione sempre più onnicomprensiva del Sapere. Lutero avvierà una riflessione teologica sempre più distante dalla filosofia, Machiavelli difenderà l'Autonomia della Politica rispetto alla morale e alla religione, Galileo perverrà alla fondazione dell'Autonomia della Scienza, la stessa richiesta di autonomia interesserà anche altri campi come la Fisica, la Matematica, l'Astronomia. Tutto questo però non implica un carattere anti-religioso e anticristiano della filosofia e della cultura rinascimentale.
La Riscoperta dei Classici crea la possibilità di un ritorno ai Padri del Pensiero Occidentale; fioriscono in questo periodo le traduzione delle opere di Platone e di Aristotele.
Il Platonismo si afferma in Italia soprattutto a Firenze dove nasce, grazie alla collaborazione tra Cosimo il Vecchio e Marsilio Ficino, un vero e proprio centro di studi platonici.
Platonico convinto, Ficino tradurrà l'intero corpo delle opere appartenenti al filosofo greco convinto che solo le parole del maestro (Platone) possano confermare la saldatura tra la Ragione e la Fede.
Pico della Mirandola, invece, mostrando la sostanziale Unità che esiste tra la Sapienza Orientale, quella Greca, quella Platonica e Aristotelica, il Tomismo, la Scolastica, la Cabala e la Magia, cercherà di evidenziare un filo culturale che unisce, nella pace e in una medesima Verità, popolazioni e filosofie differenti. Da questa prospettiva, l'Uomo viene presentato come la via di mezzo tra la bestia e Dio, capace di poter Degenerare verso le cose finite ed inferiori, ma anche capace di ascendere dalla caduta e Rigenerarsi nelle cose Divine e Infinite.
Cusano è il massimo filosofo Platonico del Rinascimento, egli intende Dio come Coincidenza degli Opposti, come l'Uno platonico che ha il suo centro dappertutto e la sua circonferenza in nessun luogo e da cui discende tutto il creato, finito e limitato rispetto al creatore.
Anche per quanto riguarda l'Aristotelismo, le interpretazioni che si avranno della speculazione dello Stagirita sono molteplici. Possiamo molto schematicamente presentarle come scisse in due atteggiamenti, oltre all'impostazione Tomistica; ci sarà l'Averroismo, che è la credenza in un Intelletto Assoluto Infinito ed Immortale di cui l'uomo è parte in quanto Finito e Mortale; e l'Alessandrismo (Pomponazzi) che crede nell'esclusiva esistenza del Corpo e considera l'Anima come una sua semplice appendice che, in quanto dipendente dal Corpo, non può sopravvivere alla morte di questo.
Quando si parla di Rinascimento si parla anche di Rivoluzione Scientifica, quella rivoluzione culturale che si protrae dal 1543, anno della pubblicazione della “Rivoluzione degli astri celesti” di Copernico e il 1687, anno della pubblicazione dei “Principi matematici di filosofia naturale” di Newton. In questo periodo la Natura e l'Universo saranno guardati con occhi profondamente diversi, si concepirà la Natura come un Ordine Oggettivo e Causalmente strutturato di Relazioni governate da Leggi. La Scienza affermerà con prepotenza la sua forma di sapere Sperimentale, Matematico e Intersoggettivamente valido avente come scopo la conoscenza progressiva del mondo a vantaggio dell'uomo.
La rivoluzione culturale abbraccerà anche il campo dell'Astronomia. Dall'Universo Geocentrico di stampo Tolemaico, Chiuso nei limiti del Finito, si passerà ad una visione del cosmo Eliocentrica (anche se le varianti risposte alla disputa astronomica saranno tante, si pensi al sistema Ticoniano di Tycho Brahe). Il lavoro svolto da Copernico, da Giordano Bruno, da Galileo e da Keplero, porterà progressivamente all'elaborazione di una nuova visione del mondo e della vita, non più l'Universo degli Antichi fatto di Sfere concentriche di diversa natura e finalizzato ad una giustificazione metafisica e Teologica dell'esistenza di Dio; questo sarà sostituito dall'Universo dei Moderni, naturale e Matematicamente analizzabile, così come matematicamente analizzabili saranno tutte le cose naturali presenti in esso.
Molte le figure che meriterebbero una trattazione monografica dei sistemi astronomici e culturali elaborati, si pensi, ad esempio, alla figura geniale del pisano Galileo Galilei (1564) e alle sue opere: “Il Saggiatore”, “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze”. Galileo è convinto dell'Autonomia della Scienza rispetto all'Autorità Religiosa. Giungerà nella sua speculazione ad importantissime scoperte che cambieranno tutta la Fisica e l'Astronomia Moderne; si pensi al Principio di Inerzia, alle Leggi sulla Caduta dei Gravi, alle Leggi della Dinamica, all'Invenzione del Cannocchiale.
Fondamentale dal punto di vista filosofico è l'elaborazione del Metodo delle Scienze, una delle prime elaborazioni metodologiche che la civiltà occidentale abbia dato alla ricerca scientifica. Secondo questo metodo si separano il momento Risolutivo o Analitico e quello Compositivo o Sintetico; si tende così a fare dell'Osservazione di fenomeni, della loro Misurazione Matematica e dell'elaborazione dell'Ipotesi, il primo memento del lavoro scientifico che poi si conclude con l'Esperimento e la Verifica ed, in fine, con l'Elaborazione della Legge.
Altro esponente chiave del pensiero rinascimentale è Ruggero Bacone (1561) primo a rendersi conto del grande Potere che la Scienza e la conoscenza della Natura possono dare all'uomo. L'uomo di Bacone non è solo parte della Natura, ma Conoscendola può anche indirizzarla e guidarla a suo piacimento e vantaggio. Il “Nuovo Organo” si contrappone polemicamente alla logica aristotelica e si propone di presentare tutti gli errori e gli ideali fasulli che fino ad ora ci hanno impedito di conoscere e così di esercitare un concreto potere sulla natura e sui suoi fenomeni.
Della Filosofia Rinascimentale fanno parte anche le riflessioni di quei pensatori come Bruno, Telesio e Campanella, che vengono comunemente ricordati con il nome di Filosofia Naturale.
In questo periodo ci sono anche figure di grandi giuristi, come Tommaso Moro, Botero, Grozio e Machiavelli, autori dell'Autonomia di quella branca del sapere che ci è giunta come Scienza Politica.
Non si può fare a meno di citare anche i grandi riformatori religiosi del rinascimento, come Lutero, Calvino, Melantone e Zwingli; questi, in linea con la cultura antropocentrica dell'epoca, hanno pensato alla necessità di garantire un accesso più individuale e moderno alle parole e ai consigli contenuti nei testi sacri.

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