La
parola Scolastica designa la Filosofia Cristiana del Medioevo e
raccoglie la speculazione di quei pensatori che si ponevano il
problema di garantire all'uomo la comprensione della Verità
Rivelata. Scolastica anche perché l'insegnamento e la riflessione
avvenivano in ambiente educativo, appunto Scolastico.
La
Verità è stata rivelata all'uomo attraverso le Sacre Scritture, per
cui l'unico suo compito è quello di accedere e comprendere questa
verità. In questo cammino si può avvalere dell'aiuto della
Tradizione e degli Organi della Chiesa, che in quanto Auctoritas,
illuminano la strada per comprendere le scritture. In questo contesto
la filosofia diviene soltanto un mezzo, da ciò Ancilla Theologiae,
un semplice strumento per esprimere la Verità.
Il
problema fondamentale della Scolastica è quello di chiarire il
rapporto tra Ragione e Fede. Le varie periodizzazioni della
Scolastica corrispondono alle differenti risposte che vengono
proposte proprio riguardo questo problema. 1) La prima fase è detta
Pre-Scolastica e coincide con il periodo di generale rinascita
culturale avviato con l'età Carolingia (IX-X d.C.); di questa fase
si ricordano le figure di Scoto Eurigena e Alcuino di York (direttore
della scuola palatina dal 781 d.C.). 2) La seconda fase, che va
dall'XI al XII d.C., vede il rapporto tra Ragione e Fede come una
totale Antitesi. 3) La terza fase, dal 1200 ai primi del 1300, viene
comunemente intesa come la fioritura della scolastica. Ragione e
Fede, anche se rappresentano due branche distinte della conoscenza
umana, sono Armonicamente Conciliabili nei Fini e nei Risultati. Di
questo periodo le grandi figure di Anselmo d'Aosta e S. Tommaso. 4)
La fase conclusiva della Scolastica, che comprende tutto il 1400; in
questo periodo viene dichiarato insolubile il problema di un
possibile accordo tra Ragione e Fede che, infatti, portano a
conclusioni completamente differenti.
Figura
centrale del dibattito scolastico è quella di Anselmo d'Aosta. A lui
risalgono un “Proslogion” o discorso rivolto ad altri e un
“Monologion” o soliloqui. Anselmo dopo aver sottolineato la
superiorità indiscutibile della Fede sulla Ragione, ritiene che tra
le due non possa esserci contrasto. Credo ut Intelligem, ovvero credo
per capire; soltanto la fede illumina la strada razionale della vita
e della conoscenza e la conoscenza a sua volta tende verso la fede
per essere confermata. Entrambe, sia Fede che Ragione, infatti
derivano dall'Illuminazione Divina.
Ad
Anselmo viene attribuito anche il rinomatissimo Argomento Ontologico
utilizzato per dimostrare l'esistenza di Dio, un argomento che vivrà
nel pensiero di molti filosofi della modernità e oltre. Questa
teoria sostiene che è impossibile che Ciò Di Cui Non Si Può
Pensare Nulla Di Maggiore esiste solo nella teoria e non nella
Realtà; dunque Dio, l'essere perfettissimo di cui non si può
pensare nulla di maggiore, data la sua pensabilità e la sua
perfezione è Necessariamente Reale.
A
partire dal XII d.C. Il tema più frequente nelle discussioni
scolastiche è quello degli Universali, ovvero dello statuto
Ontologico che bisogna attribuire a quei Concetti Generali,
riferibili a più individui e cose. Sorge il problema di interrogarsi
circa l'esistenza o meno di Realtà Universali e cioè capire se
queste esistono soltanto come Concetti Mentali o se ad esse
corrispondano entità Reali, separate o interne alle cose.
Le
differenti risposte che vengono date a questi interrogativi sono
suddivise in due posizioni preminenti: il Nominalismo, ovvero quella
linea di pensiero che vede gli Universali come semplici
Rappresentazioni delle cose reali e quindi prive di corrispettivo
reale. Per Realismo, invece, si intende la convinzione nell'Esistenza
Autonoma ed esterna alle cose reali degli Universali; questi, in
quanto tali, godono di una Consistenza Ontologica propria e si
identificano ai modelli o alle idee ante rem tramite cui Dio ha
creato il mondo.
All'interno
della Disputa sugli Universali spiccano in particolare le figura di
Abelardo, Gioacchino Da Fiore, Duns Scoto, ma le soluzioni del
problema sono varie e tante.
Passiamo
ora alla presentazione della figura di S. Tommaso, la sua
speculazione è connessa con il ritorno nell'Occidente del XII d.C.
Della figura di Aristotele e dei suoi testi, specie delle versioni
tradotte dai suoi commentari arabi Avicenna, Averroè e Maimonide.
Con S. Tommaso l'Aristotelismo viene presentato come giustificazione
filosofica della Visione Cristiana del mondo.
Tommaso
nasce a Cassino nel 1225 d.c. La sua produzione letteraria fu
vastissima e spiccano il “Commentario ad Aristotele ” e la “Summa
Teologica”. Secondo Tommaso Ragione e Fede non possono in alcun
caso contraddirsi, in quanto la fede è la regola del retto procedere
della ragione mentre la ragione, a sua volta, serve alla fede sia per
Giustificare Razionalmente l'Esistenza di Dio, sia per combattere le
obbiezioni che ad essa vengono rivolte.
Nella
Metafisica di Tommaso viene stabilita una distinzione fondamentale,
quella tra Essenza ed Esistenza. L'Essenza è ciò che una cosa è,
mentre la sua Esistenza è l'atto di essere di una cosa, il suo
esistere in natura. Gli Esseri Finiti hanno l'Essenza e l'Esistenza
in un rapporto di Atto e Potenza, ogni realtà ha l'essere ma non è
l'essere. Solo in Dio Essenza ed Esistenza Coincidono, solo egli ha
l'Esistenza per Essenza e solo per questo può aggiungere all'Essenza
degli enti finiti l'Esistenza.
L'essere
assume, quindi, un Primato Metafisico rispetto all'Essenza e diviene
fondativo, anche per quanto riguarda la verità e la bontà. Solo in
Dio Essere e Conoscere coincidono, la conoscenza che egli ha delle
cose è la loro Causa.
Se
per Tommaso l'Aristotelismo doveva essere corretto e riformulato per
conformarsi alla rivelazione, per Duns Scoto, altra grande figura
della Scolastica, l'Aristotelismo rappresentava la Filosofia Stessa.
Il
Dio di Scoto non è un Dio a cui ci si rivolge per avere
un'Illuminazione soprannaturale; per conoscere la Natura e Tutto
l'Essere l'uomo ha bisogno soltanto della sua Ragione che gli
permette di accedere all'Unica Conoscenza possibile.
La
Fede non fa parte della scienza, tutto ciò che trascende la Ragione
entra nel dominio del Pratico. È la stessa rivelazione che mostra
come l'atto tramite cui Dio ha creato il mondo è un atto libero, non
necessario; per cui, la libertà risulta chiaramente al di là del
dominio della Ragione.
Secondo
Scoto il mondo ha due tipi di conoscenza, quella teoretica che
coincide con il dominio della Necessità e che ha la Metafisica come
scienza per eccellenza; e quella Pratica che è il dominio della
Libertà e che ha la sua scienza madre nella Teologia. Scopo della
Teologia non è superare l'ignoranza umana ma persuadere l'uomo ad
agire per la propria salvezza. Ed inoltre, riguardo alle affermazioni
della Teologia, e queste non sono spiegabili scientificamente, ma
possono solo essere argomento di fede.
Con
Scoto inizia la Decadenza della Scolastica. Egli, per la prima volta,
ha affermato l'eterogeneità della teologia rispetto alla Scienza
speculativa e ha riconosciuto il carattere Pratico e Arbitrario di
ogni Conoscenza Dogmatica.
In
questo periodo, che è anche il periodo di profondi cambiamenti
storici come la nascita degli Stati Nazionali e l'ascesa delle
Borghesie Cittadine, irrompe prepotentemente sulla scena filosofica
il Principio della Doppia Verità che consente a molti pensatori di
ampliare il campo di studio delle loro ricerche e di uscire dagli
schemi concettuali di una rigida interpretazione teologica del mondo
e della vita.
Sarà
Ockham a dare il colpo di grazia alla Scolastica. Egli dichiarerà
definitivamente impossibile la soluzione del suo problema fondante,
l'accordo tra filosofia e verità rivelata viene così spogliato di
ogni significato. Secondo Ockham, tutto ciò che oltrepassa i limiti
dell'esperienza non può essere conosciuto e dimostrato dall'uomo. Da
ciò risulta evidente come la discussione sul rapporto che intercorre
tra ragione e fede non ha più senso di esistere. Sarà ora la
ricerca Naturale più che la teologia ad interessare la riflessione
umana.
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