mercoledì 10 ottobre 2012

La filosofia del Medioevo, la Scolastica: Anselmo e S. Tommaso.


La parola Scolastica designa la Filosofia Cristiana del Medioevo e raccoglie la speculazione di quei pensatori che si ponevano il problema di garantire all'uomo la comprensione della Verità Rivelata. Scolastica anche perché l'insegnamento e la riflessione avvenivano in ambiente educativo, appunto Scolastico.
La Verità è stata rivelata all'uomo attraverso le Sacre Scritture, per cui l'unico suo compito è quello di accedere e comprendere questa verità. In questo cammino si può avvalere dell'aiuto della Tradizione e degli Organi della Chiesa, che in quanto Auctoritas, illuminano la strada per comprendere le scritture. In questo contesto la filosofia diviene soltanto un mezzo, da ciò Ancilla Theologiae, un semplice strumento per esprimere la Verità.
Il problema fondamentale della Scolastica è quello di chiarire il rapporto tra Ragione e Fede. Le varie periodizzazioni della Scolastica corrispondono alle differenti risposte che vengono proposte proprio riguardo questo problema. 1) La prima fase è detta Pre-Scolastica e coincide con il periodo di generale rinascita culturale avviato con l'età Carolingia (IX-X d.C.); di questa fase si ricordano le figure di Scoto Eurigena e Alcuino di York (direttore della scuola palatina dal 781 d.C.). 2) La seconda fase, che va dall'XI al XII d.C., vede il rapporto tra Ragione e Fede come una totale Antitesi. 3) La terza fase, dal 1200 ai primi del 1300, viene comunemente intesa come la fioritura della scolastica. Ragione e Fede, anche se rappresentano due branche distinte della conoscenza umana, sono Armonicamente Conciliabili nei Fini e nei Risultati. Di questo periodo le grandi figure di Anselmo d'Aosta e S. Tommaso. 4) La fase conclusiva della Scolastica, che comprende tutto il 1400; in questo periodo viene dichiarato insolubile il problema di un possibile accordo tra Ragione e Fede che, infatti, portano a conclusioni completamente differenti.
Figura centrale del dibattito scolastico è quella di Anselmo d'Aosta. A lui risalgono un “Proslogion” o discorso rivolto ad altri e un “Monologion” o soliloqui. Anselmo dopo aver sottolineato la superiorità indiscutibile della Fede sulla Ragione, ritiene che tra le due non possa esserci contrasto. Credo ut Intelligem, ovvero credo per capire; soltanto la fede illumina la strada razionale della vita e della conoscenza e la conoscenza a sua volta tende verso la fede per essere confermata. Entrambe, sia Fede che Ragione, infatti derivano dall'Illuminazione Divina.
Ad Anselmo viene attribuito anche il rinomatissimo Argomento Ontologico utilizzato per dimostrare l'esistenza di Dio, un argomento che vivrà nel pensiero di molti filosofi della modernità e oltre. Questa teoria sostiene che è impossibile che Ciò Di Cui Non Si Può Pensare Nulla Di Maggiore esiste solo nella teoria e non nella Realtà; dunque Dio, l'essere perfettissimo di cui non si può pensare nulla di maggiore, data la sua pensabilità e la sua perfezione è Necessariamente Reale.
A partire dal XII d.C. Il tema più frequente nelle discussioni scolastiche è quello degli Universali, ovvero dello statuto Ontologico che bisogna attribuire a quei Concetti Generali, riferibili a più individui e cose. Sorge il problema di interrogarsi circa l'esistenza o meno di Realtà Universali e cioè capire se queste esistono soltanto come Concetti Mentali o se ad esse corrispondano entità Reali, separate o interne alle cose.
Le differenti risposte che vengono date a questi interrogativi sono suddivise in due posizioni preminenti: il Nominalismo, ovvero quella linea di pensiero che vede gli Universali come semplici Rappresentazioni delle cose reali e quindi prive di corrispettivo reale. Per Realismo, invece, si intende la convinzione nell'Esistenza Autonoma ed esterna alle cose reali degli Universali; questi, in quanto tali, godono di una Consistenza Ontologica propria e si identificano ai modelli o alle idee ante rem tramite cui Dio ha creato il mondo.
All'interno della Disputa sugli Universali spiccano in particolare le figura di Abelardo, Gioacchino Da Fiore, Duns Scoto, ma le soluzioni del problema sono varie e tante.
Passiamo ora alla presentazione della figura di S. Tommaso, la sua speculazione è connessa con il ritorno nell'Occidente del XII d.C. Della figura di Aristotele e dei suoi testi, specie delle versioni tradotte dai suoi commentari arabi Avicenna, Averroè e Maimonide. Con S. Tommaso l'Aristotelismo viene presentato come giustificazione filosofica della Visione Cristiana del mondo.
Tommaso nasce a Cassino nel 1225 d.c. La sua produzione letteraria fu vastissima e spiccano il “Commentario ad Aristotele ” e la “Summa Teologica”. Secondo Tommaso Ragione e Fede non possono in alcun caso contraddirsi, in quanto la fede è la regola del retto procedere della ragione mentre la ragione, a sua volta, serve alla fede sia per Giustificare Razionalmente l'Esistenza di Dio, sia per combattere le obbiezioni che ad essa vengono rivolte.
Nella Metafisica di Tommaso viene stabilita una distinzione fondamentale, quella tra Essenza ed Esistenza. L'Essenza è ciò che una cosa è, mentre la sua Esistenza è l'atto di essere di una cosa, il suo esistere in natura. Gli Esseri Finiti hanno l'Essenza e l'Esistenza in un rapporto di Atto e Potenza, ogni realtà ha l'essere ma non è l'essere. Solo in Dio Essenza ed Esistenza Coincidono, solo egli ha l'Esistenza per Essenza e solo per questo può aggiungere all'Essenza degli enti finiti l'Esistenza.
L'essere assume, quindi, un Primato Metafisico rispetto all'Essenza e diviene fondativo, anche per quanto riguarda la verità e la bontà. Solo in Dio Essere e Conoscere coincidono, la conoscenza che egli ha delle cose è la loro Causa.
Se per Tommaso l'Aristotelismo doveva essere corretto e riformulato per conformarsi alla rivelazione, per Duns Scoto, altra grande figura della Scolastica, l'Aristotelismo rappresentava la Filosofia Stessa.
Il Dio di Scoto non è un Dio a cui ci si rivolge per avere un'Illuminazione soprannaturale; per conoscere la Natura e Tutto l'Essere l'uomo ha bisogno soltanto della sua Ragione che gli permette di accedere all'Unica Conoscenza possibile.
La Fede non fa parte della scienza, tutto ciò che trascende la Ragione entra nel dominio del Pratico. È la stessa rivelazione che mostra come l'atto tramite cui Dio ha creato il mondo è un atto libero, non necessario; per cui, la libertà risulta chiaramente al di là del dominio della Ragione.
Secondo Scoto il mondo ha due tipi di conoscenza, quella teoretica che coincide con il dominio della Necessità e che ha la Metafisica come scienza per eccellenza; e quella Pratica che è il dominio della Libertà e che ha la sua scienza madre nella Teologia. Scopo della Teologia non è superare l'ignoranza umana ma persuadere l'uomo ad agire per la propria salvezza. Ed inoltre, riguardo alle affermazioni della Teologia, e queste non sono spiegabili scientificamente, ma possono solo essere argomento di fede.
Con Scoto inizia la Decadenza della Scolastica. Egli, per la prima volta, ha affermato l'eterogeneità della teologia rispetto alla Scienza speculativa e ha riconosciuto il carattere Pratico e Arbitrario di ogni Conoscenza Dogmatica.
In questo periodo, che è anche il periodo di profondi cambiamenti storici come la nascita degli Stati Nazionali e l'ascesa delle Borghesie Cittadine, irrompe prepotentemente sulla scena filosofica il Principio della Doppia Verità che consente a molti pensatori di ampliare il campo di studio delle loro ricerche e di uscire dagli schemi concettuali di una rigida interpretazione teologica del mondo e della vita.
Sarà Ockham a dare il colpo di grazia alla Scolastica. Egli dichiarerà definitivamente impossibile la soluzione del suo problema fondante, l'accordo tra filosofia e verità rivelata viene così spogliato di ogni significato. Secondo Ockham, tutto ciò che oltrepassa i limiti dell'esperienza non può essere conosciuto e dimostrato dall'uomo. Da ciò risulta evidente come la discussione sul rapporto che intercorre tra ragione e fede non ha più senso di esistere. Sarà ora la ricerca Naturale più che la teologia ad interessare la riflessione umana.


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