mercoledì 10 ottobre 2012

Dalla Fenomenologia di Husserl all'Esistenzialismo di Heidegger.


La Fenomenologia è una corrente filosofica del Novecento che tende all'analisi della Coscienza intesa come Intenzionalità ovvero come Coscienza di Qualcosa. L'Analisi della Coscienza coincide con l'analisi di tutti i modi possibili tramite cui qualcosa può essere dato alla coscienza, una simile analisi si può effettuare solo se la coscienza assume, nei confronti del mondo e dei suoi fenomeni, l'atteggiamento di uno Spettatore Disinteressato.
Scolaro di Brentano, Husserl (1859-1938) è il pensatore che, meglio degli altri, è riuscito a presentare la Fenomenologia e i suoi caratteri distintivi. I suoi testi chiave sono a tal proposito: “Ricerche logiche I e II”, “Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica”, “Meditazioni cartesiane”, “La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale”.
La Fenomenologia Pura, secondo Husserl, è conoscere l'Essenza dei Modi di Conoscere. Essa è una scienza delle Essenze, non dei fatti, è una scienza Eidetica i cui fenomeni sono Irreali. Per giungere sul piano della Fenomenologia, bisogna Sospendere l'Affermazione sulla Realtà del Mondo, implicita in ogni atteggiamento naturale, e assumere lo sguardo di uno Spettatore, interessato solo a cogliere l'Essenza degli Atti mediante cui la Coscienza si Rapporta alla Realtà o la significa. Questa Sospensione di Giudizio è l'Epoché Fenomenologica e la Coscienza rappresenta il Residuo Fenomenologico, ossia ciò che rimane dopo l'Epoché.
Poiché la Coscienza è sempre Coscienza di Qualcosa, gli Atti della Coscienza o (il ché è lo stesso) i Modi di Datità degli Oggetti di Coscienza costituiscono la sua Intenzionalità. Ogni manifestazione della Coscienza è, infatti, riferita ad un Ché di diverso da sé, cioè un Pensato, un Ricordato, un Voluto, ecc... Come Intenzionalità la Coscienza è l'Atto di Trascendere sé stessa e mettersi così in Rapporto con un Oggetto. L'Oggetto della Coscienza è quindi una Realtà Trascendente che si presenta alla coscienza attraverso i Fenomeni Soggettivi della Percezione; i questi bisogna distinguere la Direzione Verso l'Oggetto o Noesis (percepire, ricordare, volere, ecc...) e l'Oggetto considerato nei suoi Vari Modi di essere Dato o Noema (il percepito, il ricordato, il voluto, ecc...). l'Oggetto della Percezione è, secondo Husserl, un polo intorno a cui vengono a raggrupparsi i Noemi dell'Esperienza Vissuta (ad esempio se la casa è l'oggetto, il suo noema è la casa colorata, buia, cioè la casa così come percepita nell'esperienza vissuta).
L'Oggetto, allora, si Dà alla Coscienza tramite Fenomeni Soggettivi, mentre la Coscienza si Dà a sé stessa Senza alcun Intermediario. Solo per la Coscienza Apparire ed Essere Coincidono, Non per l'Oggetto.
Per Oggetto Husserl intende anche Oggetti Ideali, tra questi le Essenze che sono i Concetti Universali delle Cose Reali; le Essenze sono Date alla Coscienza attraverso l'Intuizione Eidetica.
La Riduzione Fenomenologica mette in luce un Io Trascendentale (questo non è l'io empirico difronte al quale esiste già il mondo) che è l'Unico che può proporre il Problema della costituzione dell'Io Empirico e del mondo in cui vive. Considerare la struttura dell'Io Trascendentale è cercare la possibilità di tutto ciò che nell'Io trova Origine come Possibilità dell'Io. Solo in questo modo l'uomo può indagare il Mondo della Vita, il Mondo dell'Uomo e dei suoi Bisogni, senza cadere nell'analisi scientifica di un mondo simbolico che cela la dimensione del vissuto e del concreto.
Heidegger è allievo di Husserl, e a lui si ispira specialmente nei suoi primi lavori; ma lentamente la sua speculazione si sposterà dal terreno Fenomenologico per impiantarsi stabilmente sul terreno Esistenzialistico. La sua analisi Fenomenologica si blocca quando Heidegger evidenzia e mette in luce il conflitto che si instaura tra l'Io Empirico e l'Io Fenomenologico, ovvero quando il concetto di Epoché elaborato da Husserl metteva in mostra delle Inconsistenza. Heidegger non si convince della Riduzione Fenomenologica perché individua qualcosa che Non Può Essere Ridotto, questo qualcosa è l'Essere e all'essere è dedicata tutta la riflessione di Heidegger.
I testi chiave della sua speculazione sono “Essere e tempo” (1927), “Lettera sull'Umanesimo” (dopo la svolta del 1930, Heidegger smette di cercare il senso dell'essere per rivolgersi all'analisi dei vari modi in cui l'essere stesso, come soggetto, svela l'essere), “Sentieri interrotti”, “Identità e differenza”, “In cammino verso il linguaggio”, ecc...
Lo scopo della prima speculazione di Heidegger è costruire un'Ontologia dell'Essere capace di chiarire il Senso dell'Essere stesso. L'unico ente che può essere interrogato a tal fine è l'Uomo o Dasein, in quanto è nella sua Essenza la Possibilità di Interrogarsi sull'Essere. Si ha allora un Cercato, l'Essere, un Interrogato, l'Esserci o Dasein, e un Ricercato, il Senso dell'Essere.
Il modo d'Essere dell'Esserci è l'Esistenza, da ciò il carattere Esistenziale dell'Analisi. Riferita all'Uomo l'Esistenza è un Ex-Sistere, uno Stare al di là di se stesso Fuori di Sé, nella dimensione della Possibilità, del Progetto (l'Esserci è sempre la sua Possibilità). L'Esserci diviene allora l'Ente Per Cui Nel Suo Essere Ne Va di questo Essere Stesso, Trascende la Realtà in vista della Possibilità.
Heidegger distingue due piani di ricerca: quello Esistentivo o Ontico, proprio di ogni singolo uomo, e la Comprensione Esistenziale o Ontologica, che è, invece, quella che si propone di indagare le Strutture Fondamentali dell'Esistenza. Ma poiché l'Esistenza è sempre Individuata e Singola, alla fine l?analitica Esistenziale si mostra Radicata nella Condizione Esistentiva o Ontica dell'Uomo.
La comprensione Esistenziale fa suo il metodo Fenomenologico, ossia tende a Descrivere le Strutture Essenziali dell'Esserci in modo Obbiettivo e Imparziale.
Nell'analisi di questo Poter-Essere che è l'Uomo, il primo sguardo è rivolto alla sua Quotidianità o Medietà. L'Uomo è in primo luogo Essere-nel-Mondo, ossia Prendersi Cura delle cose che gli occorrono. L'Esserci, oltrepassando la Realtà di Fatto, Progetta la Realtà come insieme di Strumenti da lui Utilizzabili. L'Essere delle cose è nei confronti dell'Uomo il loro Poter Essere Utilizzate.
In questo Mondo l'Esserci è, in secondo luogo, un Essere tra gli Altri. Anche il rapporto con gli altri è un Prendersi Cura degli Altri o sottraendo agli altri le loro cure, o aiutandoli ad essere liberi di assumersi le proprie cure. La prima è la forma Inautentica della Coesistenza, la seconda è quella Autentica.
Se per Comprendersi l'Uomo parte dagli altri e dal mondo si ha una Comprensione Inautentica, se, invece, pone come punto di partenza della comprensione sé stesso, si ha una comprensione Autentica. Heidegger analizza prima l'Esistenza Inautentica, ovvero l'Esistenza Anonima, quella del Si Impersonale, Generico; in questa tutto è Insignificante. L'esistenza inautentica è contrassegnata dal Chiacchiericcio, dalla Curiosità, dall'Equivoco. Alla base di questa esistenza, che nonostante la sua Infelicità Costitutiva è sempre un poter essere dell'uomo, c'è ciò che Heidegger chiama Deiezione, ossia la Caduta dell'Essere dell'Uomo al Livello delle Cose e del Mondo. L'Esserci nel suo Commercio Quotidiano Diventa un Fatto, come Fatto sono le Cose. La Fattualità dell'Esserci corrisponde al suo Essere-Gettato-nel-Mondo.
La Cura è la Struttura Fondamentale dell'Esistenza, essa esprime la condizione fondamentale di un Essere che, Gettato-nel-Mondo, Progetta in Avanti le sue Possibilità; questo spingersi oltre sé, però, non fa altro che far ricadere in continuazione l'essere nel suo essere-gettato.
Solo l'Accettazione e l'Angoscia che provengono dalla Paura della Morte, l'Esserci si Apre alla sua Esistenza Autentica. Solo Anticipando la Possibilità Più Propria dell'Esserci, ovvero la sua Fine, l'Uomo Ritrova il suo Essere Autentico. L'Angoscia, suscitata dall'Anticipazione della Fine, rivela il Significato Autentico della presenza dell'uomo nel mondo e questo significato è il suo Progettarsi Incessantemente all'Interno del Nulla. Essere-per-la-Morte è accettare la Possibilità Più Prorpia dell'Esserci. L'Esserci è una Nullità di sé stesso perché la Nullità è ciò che lo costituisce nel suo Fondamento. L'Uomo, in quanto Progetto-Gettato, è costituito da una Nullità Esistenziale difronte a cui non rimane altro che Anticipare e Progettare questo Nulla nella Decisione Anticipatrice della Morte.
Il Senso della Cura, che è l'Essere dell'Esserci, è la Temporalità. Le Strutture Fondamentali dell'Esserci, infatti, Progettano verso il Futuro, sono Gettate nel Passato e sono Deiette o Perse nel Presente Inautentico. La Temporalità rappresenta allora il Senso Unitario della Cura; essa è ciò che rende possibile l'Esserci nella Totalità Strutturale delle sue Determinazioni.
Interrogandosi sul Senso dell'Essere e rivolgendo questo interrogativo all'Esserci, all'Uomo, possiamo avere soltanto una risposta negativa (“Essere e tempo”). Il Vero Disvelamento del Senso dell'Essere, allora non può essere il risultato di un'analisi rivolta ad un Ente; il Disvelamento del Senso dell'Essere è, bensì, il Prodotto dell'Iniziativa dell'Essere Stesso (la svolta del 1930). non si può capire il Senso dell'Essere interrogando l'Uomo, ma si può capire il Senso dell'Essere soltanto come iniziativa dell'Essere Stesso che nel suo operare si Svela Autonomamente. L'Uomo può solo Accogliere questa Iniziativa di Svelamento intrapresa dall'Essere.

L'uomo della Svolta risulta allora Gettato dall'Essere nella Varietà dell'Essere stesso; egli non può fare altro che lasciare che l'Essere Sia. L'Abbandono all'Essere è pertanto il solo atteggiamento alquale il pensiero, che è sempre pensiero dell'Essere, può condurre.

Nell'uomo l'unica Autentica Manifestazione dell'Essere è il Linguaggio, la Casa dell'Essere, che, in quanto dono libero da parte dell'essere, consente di dare un Nome alle Cose e di Svelare così, attraverso le Parole, il Significato dell'Essere. Tuttavia, non è l'Uomo che Parla, ma il Linguaggio stesso e nel linguaggio l'Essere.

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