mercoledì 10 ottobre 2012

La filosofia dell'Illuminismo.

Con il termine Illuminismo si intende quel movimento culturale che a partire dal XVIII si sviluppa nella maggior parte dei paesi europei. L'Illuminismo si basa su di un'esaltazione dei poteri razionali dell'uomo, sull'impiego della Ragione in modo Libero e Pubblico, finalizzato ad un miglioramento effettivo del vivere.
Kant nella “Risposta alla domanda: che cosa è l'Illuminismo?” afferma esplicitamente che l'Illuminismo coincide con l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, quando la sua causa non stia nella mancanza di intelletto, bensì nella mancanza di decisione e di coraggio nel servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Sapere Aude! Abbi il coraggio di usare il tuo proprio intelletto! Questa è dunque la parola d'ordine dell'Illuminismo.
A partire da questa celebre affermazione si capisce il perché dello sforzo compiuto dai filosofi illuministi di sottoporre ogni realtà, ogni verità o falsità al vaglio del Tribunale della Ragione.
La ragione diviene lume rischiaratore di tutto, la storia, la politica, l'etica e la gnoseologia sottostanno alla guida della ragione. L'esaltazione della ragione e della libertà, il rifiuto del dogmatismo e dell'autoritarismo, la critica del presente e delle istituzioni oppressive del passato, l'impegno nella riforma e nel progresso, la diffusione della cultura e la filantropia costituiscono, dunque, per gli illuministi, altrettante manifestazioni concatenate di un unico atteggiamento globale di fronte al mondo.
Da un punto di vista sociale ed economico l'Illuminismo è figlio della oramai consolidata ascesa della Borghesia europea settecentesca; un legame, questo tra Illuminismo e Borghesia, confermato sia dall'estrazione di classe dei suoi rappresentante, che dagli ideali ispiratori del movimento; Libertà, Uguaglianza e Fratellanza oltre ad essere gli ideali che hanno ispirato la Rivoluzione Francese, sono anche figli della speculazione borghese.
L'Illuminismo cambia radicalmente il mondo e la prospettiva a partire da cui l'uomo guarda al mondo. Storia, Religione, Politica e Morale sono ora interpretate a partire dall'uomo e per l'uomo che diviene fabbro della propria sorte e artefice esclusivo del proprio mondo.
Geograficamente parlando, è l'Illuminismo Francese a richiamare particolare interesse, infatti in esso sono presenti la maggior parte delle tematiche affrontate da questo movimento ed è per questo che può essere presentato come punto di partenza per poi procedere all'analisi dei differenti volti che l'Illuminismo assume negli altri paesi europei.
Tra gli illuministi francesi spiccano le figure di Montesquieu, Diderot, Voltaire, Candillac, e molti altri; procedo ora ad un'analisi più dettagliata.
Montesquieu (1689) è autore dello “Spirito delle leggi” e delle “Lettere persiane”, oltre ad altri testi e scritti minori. Egli è convinto, in linea con l'analisi della storia fatta dagli illuministi, che la Storia abbia un Ordine che si manifesta in Leggi Costanti, leggi che la finitezza dell'uomo spinge continuamente a violare. A questa possibilità di errore si oppongono la Religione, la Morale e le Leggi Politiche e Civili che evidenziano il Dover Essere dell'uomo riportandolo sulla strada della perfezione.
Voltaire (1694) è autore di un “Trattato di metafisica”, “Lettere filosofiche”, “Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni”, ma anche di opere letterarie minori come il romanzo “Candido o dell'ottimismo”. Egli è convinto che solo l'accettazione della condizione umana, finita e continuamente esposta all'errore, può rendere l'uomo ciò che deve essere. La figura di Dio è soltanto quella del creatore del mondo fisico, il bene e il male, come tutti gli altri valori morali, sono invece attributi specifici dell'uomo che si è impegnato a vivere in società.
Il maggiore strumento di diffusione delle idee illuministe è stata l'Enciclopedia, o meglio il “Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri”; il primo volume compare nel 1751 per continuare ad essere pubblicato poi annualmente fino al settimo volume nel 1757. Partecipano alla stesura della stessa Rousseau, Grimm, d'Holbach, Helvetius, ma le sue figure dominanti sono quelle di Diderot (1713) e di d'Alembert le cui firme si trovano riunite sotto al “Discorso preliminare” che apre l'Enciclopedia.
Esponente del punto di vista illuministico sulla filosofia è Candillac, questi nel “Saggio sulle origini della conoscenza umana” e nel “Trattato delle sensazioni” afferma che tutte le conoscenze e le facoltà umane derivano dall'esperienza sensibile. Le idee sono figlie dell'Esperienza, ma non ci concedono di accedere alla conoscenza di ciò che gli enti sono in se stessi perché ce li presentano soltanto attraverso i rapporti che essi hanno con noi; questo a sottolineare la forte mentalità Antropocentrica, Individualistica ed Anti-Metafisica che anima lo spirito dell'Illuminismo.
Alla corrente francese dell'Illuminismo appartengono anche pensatori che condividono l'impostazione Materialistica della loro speculazione. Al fine di eliminare ogni possibile riferimento, indimostrato e indimostrabile, all'esistenza di Entità Superiori La Matrie, ad esempio, nel suo “L'uomo macchina” afferma esplicitamente che l'uomo, come dice lo stesso titolo, altro non è che una macchina e che, inoltre, l'universo è formato da una sola sostanza che risulta diversamente modificata secondo le necessarie leggi intrinseche alla sua specifica natura. Così anche D'Holbach, che nel suo “Sistema della natura” afferma che l'uomo è un essere puramente fisico e che anche ciò che egli fa non è altro che il risultato dell'organizzazione del suo Corpo; ed Helvetius che, nel suo “Dello spirito” diventa uno dei più forti sostenitori di quella teoria che vede all'origine di tutte le attività umane la Sensibilità fisica.
Se l'Illuminismo conosce in Francia le sue manifestazioni più significative, esso trova in Inghilterra la sua culla di origine (Si pensi alla speculazione razionale di Newton, Locke, Hume). A differenza dell'interesse storico, politico, rivoluzionario, critico e antidogmatico di quello francese, l'Illuminismo Inglese è più attento a tematiche di ordine Morale e Religioso.
Analizzando il contesto religioso, buona parte dell'Illuminismo Inglese è dedicata all'opposizione tra la Religione Naturale e quella Rivelata. La Religione Naturale è quella fondata unicamente sulla o dalla Ragione e, quindi, non fa altro che insegnare quelle verità che la ragione può dimostrare e comprendere. In tal contesto si introduce il Deismo, ovvero quella concezione della divinità fondata esclusivamente sulle forze della Ragione ed escludente ogni connotazione misteriosa. I Deisti mettono in pratica il tentativo di Razionalizzare la Teologia e ciò con l'aiuto di quella nuova gnoseologia empirista che si era andata formando in Inghilterra a partire dalle speculazioni di Locke e Hume.
Un'altra corrente del Deismo tenta, invece, di mettere in luce, anche se per diverse strade, l'Identità tra la Religione Naturale e il Cristianesimo; a tale corrente appartengono pensatori come Toland, Clarke, Tindal. La Rivelazione risulta allora ininfluente ai fini della Religione perché le sue fondamenta e le sue verità sono intrinseche alla stessa natura dell'essere umano.
In Inghilterra si sviluppa anche un'altra corrente di pensiero che viene chiamata Morale del Sentimento e che unisce quei pensatori che affidano l'intera condotta dell'uomo ad un Sentimento o Istinto che, nella maggior parte dei casi, si rivelerà essere intrinsecamente Razionale. Shaftesbury (1671), ad esempio, presenta Ottimisticamente il mondo come una totalità armonica e perfetta che rivela la saggezza divina e che della saggezza divina riscopre le tracce nella stessa razionalità umana. Anche Hutcheson (1694) afferma l'esistenza di sensi più sottili di quelli che rivelano il mondo esterno; la sottigliezza di questi Sentimenti ci consente, dal suo punto di vista, di avvertire i valori interni e spirituali dell'uomo.
A quest'ottimismo fa da controparte il Pessimismo di Mendeville, autore di una “Favola delle api” e fortemente convinto che il Male, presente nel mondo e nelle relazioni umane, sia il solo principio che ci ha reso creature socievoli e morali.
L'ottimismo ritorna con l'opera di Adam Smith (1723) autore di “Ricerca sulla natura e la causa della ricchezza delle nazioni” e “Teoria dei sentimenti morali”. Secondo Smith, l'essere o Dio, che è grande, benevolo, onnisciente e immutabile, è implicitamente Obbligato dalla propria perfezione a mantenere nell'universo, in tutti i luoghi e in tutti i tempi, la più grande quantità possibile di Felicità. Questo essere ha posto nell'uomo una guida sicura per dirigerlo al bene, la Simpatia, ovvero la capacità di essere spettatori imparziali di noi stessi e quindi il potere di approvare o meno la nostra condotta.
In Italia la diffusione della cultura illuministica si sviluppa in Ritardo rispetto agli altri paesi europei. L'Arretratezza Economica, l'Immobilità delle Istituzioni, l'Instabilità Politica dovuta alla catena delle Guerre di Successione, l'Assenza di una Borghesia dotata di un consistente peso economico e sociale, l'Assolutismo delle dinastie regie, la pesante atmosfera Controriformista e il prevalere di una Cultura Umanista e Storico-erudita, dimentica della tradizione scientifica galileana, producono per lungo tempo una situazione di Stasi Sociale e Intellettuale (la cui unica eccezione è Vico 1668). Solo con la pace di Aquisgrana del 1748 si assicurerà al paese un arco quarantennale di pace che consentirà un Risveglio Culturale soprattutto nelle città di Milano, Napoli, Firenze e Parma. L'Illuminismo italiano appare strettamente connesso con la speculazione francese anche se l'anima ispiratrice saranno specialmente problemi Morali, Giuridici ed Economici.
A Napoli lo spirito illuminista vede i suoi precursori in Muratori e Giannone, ma anche Galiani e Genovesi, quest'ultimo evidenzia lo stretto legame che intercorre con il Sensismo francese. A Montesquieu si ispira Filangieri e a Vico si richiama Pagano.
Altro centro dell'Illuminismo italiano è Milano, dove molti intellettuali si riunisco intorno al periodico “Il Caffe”; questo, anche se ebbe vita breve (1764-1765) ma intensa, fu diretto dai fratelli Pietro e Alessandro Verri e vide la collaborazione di una delle personalità più rinomate dell'Illuminismo italiano, Cesare Beccaria (1738).
L'opera di Beccaria “Dei delitti e delle pene” è il solo scritto dell'Illuminismo italiano che abbia avuto Risonanza Europea. Esso rappresenta il punto di vista illuministico riguardo al Diritto Penale. Secondo Beccaria, lo scopo della vita associata è quello di garantire la Massima Felicità al Maggior Numero di persone possibile. Lo Stato nasce da un Contratto e le Leggi sono le Condizioni sotto le quali fu stipulato questo Contratto, mentre le Pene rappresentano il Motivo Sensibile per Rafforzare e Garantire l'azione delle Leggi. Ora, le Pene che oltrepassano la necessità di Rafforzare la Salute Pubblica (come la pena di morte o la tortura, ad esempio) sono Ingiuste di loro natura.
Il quadro storico e culturale all'interno del quale si sviluppa l'Illuminismo Tedesco è assai diverso da quello inglese e francese e rende comprensibili talune tendenze di fondo. Sul piano Politico, l'assenza di una forte monarchia accentratrice, la frantumazione del paese in un mosaico di Stati, la permanenza di un'economia sostanzialmente agricola e feudale, avevano permesso alla nobiltà di tenere ben saldo nelle sue mani il potere, costringendo la borghesia a mantenersi su posizioni riformiste di stampo moderato. Con questo si spiega la Minore Radicalità dell'Illuminismo Tedesco rispetto ai modelli esteri e l'indirizzo razionalistico, sistematico ed accademico delle sue principali figure, impegnate a Fondere in una sintesi organica la tradizione Scolastica, la Metafisica di Leibniz e le istanze Illuministe. L'ideale di una ragione che ha il diritto di investire l'intera realtà, si trasforma, nell'Illuminismo tedesco in un metodo di analisi Razionale che avanza dimostrando la legittimità di ogni suo passo. È questo il metodo della fondazione che celebrerà il suo grande trionfo nell'opera di Kant.
Uno dei rappresentanti tedeschi dell'Illuminismo è Christian Wolf (1679) che vede nella filosofia l'unica possibilità per accedere all'attività razionale e così alla felicità. La filosofia ha uno scopo pratico, la felicità, ma questa non è accessibile se non tramite la conoscenza chiara e distinta.
Altre personalità di spicco dell'Illuminismo tedesco sono Kuntzen, Crusius, Lambert, Tetens, tutti seguaci e critici dell'opera di Wolf. Anche Baumgarten (1714), con le sue opere “Metafisica” e “Estetica”, rientra tra i seguaci di Wolf. È proprio all'“Estetica” che si deve la sua fama; questo è il primo testo in cui compare il termine stesso di estetica e risulta il punto di riferimento fondamentale per tutta la discussione futura dell'estetica tedesca.
La più grande figura dell'Illuminismo tedesco è quella di Lessing a cui si devono opere come il “Laocoonte”, la “Drammaturgia di Amburgo” e “L'educazione del genere umano”. Il valore dell'uomo, secondo Lessing, non è nella verità raggiunta ma, piuttosto, nello sforzo di raggiungere questa verità. Lessing vede, in tutti gli aspetti dell'uomo e del suo agire, un perfezionamento incessante che dà continuamente ad essi un nuovo significato.

Nessun commento:

Posta un commento