La Fenomenologia è una
corrente filosofica del Novecento che tende all'analisi della
Coscienza intesa come Intenzionalità ovvero come Coscienza di
Qualcosa. L'Analisi della Coscienza coincide con l'analisi di tutti i
modi possibili tramite cui qualcosa può essere dato alla coscienza,
una simile analisi si può effettuare solo se la coscienza assume,
nei confronti del mondo e dei suoi fenomeni, l'atteggiamento di uno
Spettatore Disinteressato.
Scolaro di Brentano,
Husserl (1859-1938) è il pensatore che, meglio degli altri, è
riuscito a presentare la Fenomenologia e i suoi caratteri distintivi.
I suoi testi chiave sono a tal proposito: “Ricerche logiche I e
II”, “Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia
fenomenologica”, “Meditazioni cartesiane”, “La crisi delle
scienze europee e la fenomenologia trascendentale”.
La Fenomenologia Pura,
secondo Husserl, è conoscere l'Essenza dei Modi di Conoscere. Essa è
una scienza delle Essenze, non dei fatti, è una scienza Eidetica i
cui fenomeni sono Irreali. Per giungere sul piano della
Fenomenologia, bisogna Sospendere l'Affermazione sulla Realtà del
Mondo, implicita in ogni atteggiamento naturale, e assumere lo
sguardo di uno Spettatore, interessato solo a cogliere l'Essenza
degli Atti mediante cui la Coscienza si Rapporta alla Realtà o la
significa. Questa Sospensione di Giudizio è l'Epoché Fenomenologica
e la Coscienza rappresenta il Residuo Fenomenologico, ossia ciò che
rimane dopo l'Epoché.
Poiché la Coscienza è
sempre Coscienza di Qualcosa, gli Atti della Coscienza o (il ché è
lo stesso) i Modi di Datità degli Oggetti di Coscienza costituiscono
la sua Intenzionalità. Ogni manifestazione della Coscienza è,
infatti, riferita ad un Ché di diverso da sé, cioè un Pensato, un
Ricordato, un Voluto, ecc... Come Intenzionalità la Coscienza è
l'Atto di Trascendere sé stessa e mettersi così in Rapporto con un
Oggetto. L'Oggetto della Coscienza è quindi una Realtà Trascendente
che si presenta alla coscienza attraverso i Fenomeni Soggettivi della
Percezione; i questi bisogna distinguere la Direzione Verso l'Oggetto
o Noesis (percepire, ricordare, volere, ecc...) e l'Oggetto
considerato nei suoi Vari Modi di essere Dato o Noema (il percepito,
il ricordato, il voluto, ecc...). l'Oggetto della Percezione è,
secondo Husserl, un polo intorno a cui vengono a raggrupparsi i Noemi
dell'Esperienza Vissuta (ad esempio se la casa è l'oggetto, il suo
noema è la casa colorata, buia, cioè la casa così come percepita
nell'esperienza vissuta).
L'Oggetto, allora, si Dà
alla Coscienza tramite Fenomeni Soggettivi, mentre la Coscienza si Dà
a sé stessa Senza alcun Intermediario. Solo per la Coscienza
Apparire ed Essere Coincidono, Non per l'Oggetto.
Per Oggetto Husserl
intende anche Oggetti Ideali, tra questi le Essenze che sono i
Concetti Universali delle Cose Reali; le Essenze sono Date alla
Coscienza attraverso l'Intuizione Eidetica.
La Riduzione
Fenomenologica mette in luce un Io Trascendentale (questo non è l'io
empirico difronte al quale esiste già il mondo) che è l'Unico che
può proporre il Problema della costituzione dell'Io Empirico e del
mondo in cui vive. Considerare la struttura dell'Io Trascendentale è
cercare la possibilità di tutto ciò che nell'Io trova Origine come
Possibilità dell'Io. Solo in questo modo l'uomo può indagare il
Mondo della Vita, il Mondo dell'Uomo e dei suoi Bisogni, senza cadere
nell'analisi scientifica di un mondo simbolico che cela la dimensione
del vissuto e del concreto.
Heidegger è allievo di
Husserl, e a lui si ispira specialmente nei suoi primi lavori; ma
lentamente la sua speculazione si sposterà dal terreno
Fenomenologico per impiantarsi stabilmente sul terreno
Esistenzialistico. La sua analisi Fenomenologica si blocca quando
Heidegger evidenzia e mette in luce il conflitto che si instaura tra
l'Io Empirico e l'Io Fenomenologico, ovvero quando il concetto di
Epoché elaborato da Husserl metteva in mostra delle Inconsistenza.
Heidegger non si convince della Riduzione Fenomenologica perché
individua qualcosa che Non Può Essere Ridotto, questo qualcosa è
l'Essere e all'essere è dedicata tutta la riflessione di Heidegger.
I testi chiave della sua
speculazione sono “Essere e tempo” (1927), “Lettera
sull'Umanesimo” (dopo la svolta del 1930, Heidegger smette di
cercare il senso dell'essere per rivolgersi all'analisi dei vari modi
in cui l'essere stesso, come soggetto, svela l'essere), “Sentieri
interrotti”, “Identità e differenza”, “In cammino verso il
linguaggio”, ecc...
Lo scopo della prima
speculazione di Heidegger è costruire un'Ontologia dell'Essere
capace di chiarire il Senso dell'Essere stesso. L'unico ente che può
essere interrogato a tal fine è l'Uomo o Dasein, in quanto è nella
sua Essenza la Possibilità di Interrogarsi sull'Essere. Si ha allora
un Cercato, l'Essere, un Interrogato, l'Esserci o Dasein, e un
Ricercato, il Senso dell'Essere.
Il modo d'Essere
dell'Esserci è l'Esistenza, da ciò il carattere Esistenziale
dell'Analisi. Riferita all'Uomo l'Esistenza è un Ex-Sistere, uno
Stare al di là di se stesso Fuori di Sé, nella dimensione della
Possibilità, del Progetto (l'Esserci è sempre la sua Possibilità).
L'Esserci diviene allora l'Ente Per Cui Nel Suo Essere Ne Va di
questo Essere Stesso, Trascende la Realtà in vista della
Possibilità.
Heidegger distingue due
piani di ricerca: quello Esistentivo o Ontico, proprio di ogni
singolo uomo, e la Comprensione Esistenziale o Ontologica, che è,
invece, quella che si propone di indagare le Strutture Fondamentali
dell'Esistenza. Ma poiché l'Esistenza è sempre Individuata e
Singola, alla fine l?analitica Esistenziale si mostra Radicata nella
Condizione Esistentiva o Ontica dell'Uomo.
La comprensione
Esistenziale fa suo il metodo Fenomenologico, ossia tende a
Descrivere le Strutture Essenziali dell'Esserci in modo Obbiettivo e
Imparziale.
Nell'analisi di questo
Poter-Essere che è l'Uomo, il primo sguardo è rivolto alla sua
Quotidianità o Medietà. L'Uomo è in primo luogo Essere-nel-Mondo,
ossia Prendersi Cura delle cose che gli occorrono. L'Esserci,
oltrepassando la Realtà di Fatto, Progetta la Realtà come insieme
di Strumenti da lui Utilizzabili. L'Essere delle cose è nei
confronti dell'Uomo il loro Poter Essere Utilizzate.
In questo Mondo l'Esserci
è, in secondo luogo, un Essere tra gli Altri. Anche il rapporto con
gli altri è un Prendersi Cura degli Altri o sottraendo agli altri le
loro cure, o aiutandoli ad essere liberi di assumersi le proprie
cure. La prima è la forma Inautentica della Coesistenza, la seconda
è quella Autentica.
Se per Comprendersi
l'Uomo parte dagli altri e dal mondo si ha una Comprensione
Inautentica, se, invece, pone come punto di partenza della
comprensione sé stesso, si ha una comprensione Autentica. Heidegger
analizza prima l'Esistenza Inautentica, ovvero l'Esistenza Anonima,
quella del Si Impersonale, Generico; in questa tutto è
Insignificante. L'esistenza inautentica è contrassegnata dal
Chiacchiericcio, dalla Curiosità, dall'Equivoco. Alla base di questa
esistenza, che nonostante la sua Infelicità Costitutiva è sempre un
poter essere dell'uomo, c'è ciò che Heidegger chiama Deiezione,
ossia la Caduta dell'Essere dell'Uomo al Livello delle Cose e del
Mondo. L'Esserci nel suo Commercio Quotidiano Diventa un Fatto, come
Fatto sono le Cose. La Fattualità dell'Esserci corrisponde al suo
Essere-Gettato-nel-Mondo.
La Cura è la Struttura
Fondamentale dell'Esistenza, essa esprime la condizione fondamentale
di un Essere che, Gettato-nel-Mondo, Progetta in Avanti le sue
Possibilità; questo spingersi oltre sé, però, non fa altro che far
ricadere in continuazione l'essere nel suo essere-gettato.
Solo l'Accettazione e
l'Angoscia che provengono dalla Paura della Morte, l'Esserci si Apre
alla sua Esistenza Autentica. Solo Anticipando la Possibilità Più
Propria dell'Esserci, ovvero la sua Fine, l'Uomo Ritrova il suo
Essere Autentico. L'Angoscia, suscitata dall'Anticipazione della
Fine, rivela il Significato Autentico della presenza dell'uomo nel
mondo e questo significato è il suo Progettarsi Incessantemente
all'Interno del Nulla. Essere-per-la-Morte è accettare la
Possibilità Più Prorpia dell'Esserci. L'Esserci è una Nullità di
sé stesso perché la Nullità è ciò che lo costituisce nel suo
Fondamento. L'Uomo, in quanto Progetto-Gettato, è costituito da una
Nullità Esistenziale difronte a cui non rimane altro che Anticipare
e Progettare questo Nulla nella Decisione Anticipatrice della Morte.
Il Senso della Cura, che
è l'Essere dell'Esserci, è la Temporalità. Le Strutture
Fondamentali dell'Esserci, infatti, Progettano verso il Futuro, sono
Gettate nel Passato e sono Deiette o Perse nel Presente Inautentico.
La Temporalità rappresenta allora il Senso Unitario della Cura; essa
è ciò che rende possibile l'Esserci nella Totalità Strutturale
delle sue Determinazioni.
Interrogandosi sul Senso
dell'Essere e rivolgendo questo interrogativo all'Esserci, all'Uomo,
possiamo avere soltanto una risposta negativa (“Essere e tempo”).
Il Vero Disvelamento del Senso dell'Essere, allora non può essere il
risultato di un'analisi rivolta ad un Ente; il Disvelamento del Senso
dell'Essere è, bensì, il Prodotto dell'Iniziativa dell'Essere
Stesso (la svolta del 1930). non si può capire il Senso dell'Essere
interrogando l'Uomo, ma si può capire il Senso dell'Essere soltanto
come iniziativa dell'Essere Stesso che nel suo operare si Svela
Autonomamente. L'Uomo può solo Accogliere questa Iniziativa di
Svelamento intrapresa dall'Essere.
L'uomo della Svolta risulta allora Gettato dall'Essere nella Varietà dell'Essere stesso; egli non può fare altro che lasciare che l'Essere Sia. L'Abbandono all'Essere è pertanto il solo atteggiamento alquale il pensiero, che è sempre pensiero dell'Essere, può condurre.
Nell'uomo l'unica Autentica Manifestazione dell'Essere è il Linguaggio, la Casa dell'Essere, che, in quanto dono libero da parte dell'essere, consente di dare un Nome alle Cose e di Svelare così, attraverso le Parole, il Significato dell'Essere. Tuttavia, non è l'Uomo che Parla, ma il Linguaggio stesso e nel linguaggio l'Essere.