Immanuel
Kant nasce a Konigsberg nel 1724 e dal 1755 fino alla sua morte,
avvenuta nel 1804, tenne il posto di professore, prima come libero
docente poi come professore ordinario di logica e metafisica,
nell'università della stessa città.
Nell'attività
di Kant si possono distinguere tre periodi:
1)
il primo periodo che va fino al 1760, vede prevalere l'interesse per
le scienze naturali;
2)
il secondo che va fino al 1781, anno di pubblicazione della “CRP”,
vede prevalere l'interesse per la filosofia, determinando anche
l'orientamento verso l'empirismo e il criticismo; a questo periodo
appartiene anche la Dissertazione “Forma e principi del mondo
sensibile ed intellegibile” del 1770, pubblicata per ottenere la
nomina a professore ordinario;
3)il
terzo periodo è il vero e proprio periodo Critico. Nei dieci anni
che seguirono la pubblicazione della dissertazione, Kant andò
lentamente elaborando la sua filosofia critica; nel 1781 e nel 1787
appaiono le due edizioni della “CRP”, nel 1783 pubblica i
“Prolegomeni ad ogni metafisica futura che si presenterà come
scienza”. Del 1788 è la “CRPr” e del 1790 è la “CG”;
altre opere composte in questo periodo sono la “Metafisica dei
costumi”, i due saggi del 1784 “Idea per una storia universale
dal punto di vista cosmopolitico” e “Risposta alla domanda: che
cosa è l'Illuminismo?” oltre allo scritto del 1795 “Per la pace
perpetua”. La sua produzione fu vastissima e abbracciò moltissimi
campi di ricerca.
Il
pensiero di Kant è detto Criticismo perché fa della critica lo
strumento per eccellenza della filosofia; Criticare è infatti
Valutare, Giudicare, Distinguere, ossia interrogarsi circa il
fondamento di determinate esperienze umane, chiarendo le possibilità
e le Condizioni che ne permettono l'esistenza e i Limiti o i Confini
che le caratterizzano. Il Criticismo si presenta allora come una
Filosofia del Limite, ossia un'interpretazione dell'esistenza volta a
stabilire il carattere finito o condizionato dell'uomo e della sua
attività.
Tracciare
i Limiti, però, non coincide per forza con la caduta nello
scetticismo perché equivale a garantire, entro il limite stesso, la
Validità della conoscenza umana. Kant si propone di rinunciare ad
ogni evasione dai limiti dell'uomo e tale rinuncia, nelle stesse
parole di Kant, è dovuta all'opera empirista di Hume che ha avuto il
merito di svegliarlo dal sonno dogmatico e di farlo, lentamente ma
inesorabilmente, giungere all'elaborazione del criticismo. Secondo
Kant, infatti, i Limiti della Ragione tendono a Coincidere con gli
stessi ;Limiti dell'Uomo, per cui, volerli varcare in nome di
presunte capacità superiori della ragione umana equivale soltanto ad
avventurarsi in sogni arbitrari o fantastici.
La
“CRP” è sostanzialmente un'Analisi Critica dei Fondamenti del
Sapere. Poiché il pensiero Scettico di Hume aveva minato alla base i
fondamenti della Metafisica e della Scienza, si profilava, ora,
secondo Kant, il necessario riesame delle strutture e della validità
della conoscenza. Di conseguenza, la ricerca di Kant prende la forma
di uno studio volto a stabilire, da un lato come siano possibili la
Matematica e la Fisica in quanto Scienze e, dall'altro, come sia
possibile la Metafisica in quanto Disposizione Naturale e in quanto
Scienza. Da ciò le quattro domande che stanno alla base della “CRP”.
Tuttavia, mentre nel caso della Matematica e della Fisica si tratta
semplicemente di giustificare una situazione di fatto, chiarendo le
condizioni che le rendono possibili, nel caso della Metafisica, si
tratta di scoprire se esistono realmente condizioni tali che possano
legittimare la sua pretesa di porsi come Scienza.
Kant
parte dal presupposto che la Scienza offre il tipico esempio di
Principi Assoluti, ossia di Verità Universali e Necessarie. Infatti,
pur derivando dall'esperienza, la Scienza presuppone anche, come sua
base, alcuni Principi Immutabili che fungono da pilastro. Questi sono
quelli che Kant definisce Giudizi Sintetici A Priori, ovvero giudizi
in cui il predicato aggiunge qualcosa al soggetto e cio A Priori,
prima dell'Esperienza. In altre parole, Kant ritiene che la Scienza
Derivi dall'Esperienza ma aggiunge che alla base dell'Esperienza ci
sono alcuni principi Inderivabili dall'Esperienza stessa e questi
sono i Giudizi Sintetici A Priori.
In
questo consiste la Rivoluzione Copernicana compiuta da Kant nel
rapporto tra Conoscente e Conosciuto, non è più la mente che si
adatta all'oggetto conosciuto, ma è la Realtà che si Modella sulle
Forme A Priori attraverso le quali la percepiamo. A tal fine viene
introdotta la divisione kantiana tra il Fenomeno e la Cosa In Sé; il
Fenomeno è la Realtà quale ci appare attraverso le forme A Priori
della Nostra Struttura Conoscitiva, mentre la Cosa In Sé è la
Realtà considerata Indipendentemente da noi e che quindi si presenta
come una X Sconosciuta.
Kant
articola la Conoscenza in tre facoltà principali: i Sensi,
l'Intelletto e la Ragione. La Sensibilità è la facoltà tramite cui
gli Oggetti ci sono Dati Intuitivamente attraverso i Sensi e le Forme
A Priori di Spazio e Tempo. L'Intelletto è la facoltà attraverso
cui Pensiamo i Dati Sensibili tramite i Concetti Puri o Categorie. La
Ragione è la facoltà attraverso cui, andando Oltre l'Esperienza,
cerchiamo di spiegare Globalmente la Realtà mediante le tre idee di
Anima, Mondo e Dio.
Su
questa tripartizione delle facoltà umane si basa la “CRP” che si
biforca in Dottrina degli Elementi, che si propone di scoprire gli
Elementi A Priori della Conoscenza, e Dottrina del Metodo, che
consiste nel determinare il Possibile Uso degli Elementi A Priori. La
Dottrina degli Elementi si divide a sua volta in un'Estetica
Trascendentale, che studia la Sensibilità e le Forme A Priori di
Spazio e Tempo, e in una Logica Trascendentale, scissa ancora in
un'Analitica Trascendentale, che studia l'Intelletto e le sue Forme A
Priori (le 12 Categorie) e in una Dialettica Trascendentale, che
studia la Ragione e le sue idee di Anima, Mondo e Dio. Kant utilizza
il termine Trascendentale per indicare ogni Conoscenza che si occupa
non tanto di oggetti quanto del Nostro Modo di Conoscere gli Oggetti,
nella misura in cui questo deve essere possibile A Priori.
nell'Estetica
Trascendentale viene analizzata la Sensibilità e le sue Forme A
Priori che sono Spazio, la Forma A Priori del Senso Esterno, e Tempo,
la Forma A Priori del Senso Interno; entrambe sono dei quadri mentali
A Priori attraverso cui connettiamo i dati fenomenici.
Nell'Analitica
Trascendentale e nella sua parte dedicata ai Concetti, sono
analizzati i Concetti Puri o Categorie, ovvero quei concetti basilari
della mente che rappresentano le supreme Funzioni Unificatrici
dell'Intelletto. Poiché Pensare è Giudicare, ovvero attribuire un
predicato ad un soggetto, ci saranno tante Categorie o Predicati
Primi Quante sono le Modalità di Giudizio. E poiché i Giudizi sono
raggruppati, a tre a tre, secondo la Quantità, la Qualità, la
Relazione e la Modalità, a questi dodici giudizi corrisponderanno
dodici Categorie.
Dopo
aver mostrato le Categorie Kant si trova di fronte al problema della
Deduzione Trascendentale, ovvero deve dimostrare il perché le
Categorie, che sono Forme Soggettive della nostra mente, pretendono
di Valere anche per gli Oggetti della Natura che non sono creati
dall'uomo e dal suo intelletto. Per quanto riguarda le Forme della
Sensibilità, Spazio e Tempo, il problema non esiste, infatti un
oggetto non può apparire all'uomo se non tramite queste forme, il
loro adattamento alla Natura è intrinseco all'uomo stesso. Invece,
quando si analizzano le Categorie bisogna trovare una soluzione che
ne dimostri la loro validità per ciò che riguarda gli oggetti
naturali. Kant afferma che l'Unificazione del Molteplice è
un'Attività Sintetica dell'Intelletto, questo ha un Centro Mentale
Unificatore che viene chiamato Io Penso, Appercezione Trascendentale
o Autocoscienza Trascendentale. Ora l'attività dell'Io Penso si
attua tramite i Giudizi che a loro volta coincidono con le Categorie,
queste sono le diverse maniere di Agire dell'Io Penso, le diverse
Funzioni Unificatrici attraverso cui si Concretizza la sua attività
Sintetica. Di conseguenza se gli Oggetti sono Pensati sono per forza
di cose Categorizzati, che è lo stesso di dire che la Natura
(fenomenica) Obbedisce Necessariamente al nostro Intelletto e alle
sue Forme A Priori.
Anche
l'Analitica dei Principi fa parte dell'Analitica Trascendentale, ma,
mentre l'Analitica dei Concetti studia le Categorie dell'Intelletto e
la loro pretesa di valere per gli Oggetti della Natura, questa
sezione studia, invece, il Modo tramite cui le Categorie si possono
Applicare ai Fenomeni. È a questo punto che Kant introduce la
dottrina dello Schematismo Trascendentale, intendendo con la parola
Schemi la Prefigurazione Intuitiva (o anche Temporale) delle
Categorie, ovvero le Regole che l'Intelletto segue per Condizionare
il Tempo secondo i suoi Concetti A Priori.
La
conclusione dell'Analitica ci presenta i Principi dell'Intelletto
Puro, che sono le Regole di fondo attraverso cui le Categorie sono
Applicate agli Oggetti. Regole che si identificano, quindi, con le
Leggi Supreme dell'Esperienza e con le Proposizioni di fondo del
Sapere Scientifico. Questi sono: gli Assiomi dell'Intuizione
(corrispondenti alla Categoria della Quantità), che affermano A
Priori che tutti i Fenomeni Intuiti costituiscono delle Quantità
Estensive. Le Anticipazioni delle Percezioni (corrispondenti alla
Qualità) che affermano A Priori che tutti i Fenomeni Intuiti hanno
Qualità Intensiva. Le Analogie dell'Esperienza (corrispondenti alla
relazione), che affermano che l'Esperienza costituisce una Trama
Necessaria di Rapporti basata sui Principi della Permanenza della
Sostanza e della Causalità dell'Azione Reciproca. In Postulati del
Pensiero Empirico in Generale (corrispondenti alla Modalità), che
stabiliscono che ciò che è in rapporto con le Condizioni Formali
dell'Esperienza è Possibile, ciò che è in accordo con le
Condizioni Materiali dell'Esperienza è Reale e ciò la cui
connessione con il reale è determinata in base alle Condizioni
Universali dell'Esperienza è Necessario.
Si
nota chiaramente come questa Dottrina dei Principi corrisponda con il
concetto dell'Io Legislatore della Natura. Se per Natura si intende
la Conformità dei Fenomeni alle Leggi, risulta evidente che tale
Ordine Non Deriva dall'Esperienza ma dall'Io Penso e dalle sue Forme
A Priori. L'Io Penso e le Categorie non possono tuttavia rivelare se
non quella che è la Natura in Generale, cioè la Regolarità dei
Fenomeni nello Spazio e nel Tempo. Le Leggi Particolari non possono
essere desunte dalle categorie ma soltanto dall'Esperienza.
Nella
Dialettica Trascendentale Kant affronta il problema se la Metafisica
può costituirsi come Scienza; questa sezione si presenta come lo
Smascheramento dei Ragionamenti Fallaci della Metafisica che,
nonostante la sua infondatezza, è comunque un Parto Naturale della
Ragione umana che vuole Pensare anche Senza Dati Sensibili. Il nostro
voler procedere anche senza Dati Esperienziali deriva dalla nostra
Innata e Naturale tendenza all'Incondizionato e alla Totalità. La
nostra ragione è irresistibilmente attratta dalla voglia di giungere
ad una spiegazione Onnicomprensiva e Globale di tutto ciò che
esiste. Spiegazione che fa leva sulle tre Idee Trascendentali della
Ragione che sono Anima, l'Idea della Totalità assoluta dei Fenomeni
Interni, Mondo, Idea della Totalità assoluta dei Fenomeni Esterni, e
Dio, Idea di una Totalità di Tutte le Totalità, Idea del Fondamento
di Tutto ciò che esiste. Secondo Kant, l'Errore della Metafisica
consiste nell'aver Trasformato queste tre Esigenze Mentali in
altrettante Realtà, dimenticando che noi possiamo rapportarci
soltanto alla realtà non oltrepassabile del Fenomeno e mai alla Cosa
In Sé.
Per
dimostrare l'infondatezza della Metafisica Kant espone una serie di
prove, la prima contro la Psicologia Razionale, questa si fonda su di
un ragionamento errato che la spinge ad applicare la Categoria di
Sostanza all'Io Penso, trasformandolo in una realtà permanente
chiamata Anima. Anche la Cosmologia Razionale è illusoria, questa
erroneamente crede possibile pensare al Mondo come Esperienza della
Totalità delle Esperienze possibili. In fine, Kant presenta la
critica della Teologia Razionale che vede in Dio l'essere supremo e
perfetto giustificando questa ammissione con le erronee prove
Cosmologica, Ontologica e Fisico Teologica.
In
ultima analisi quindi, le Idee della Ragione Pura, anche se non
servono a conoscere alcun oggetto, devono avere almeno un Uso
Regolativo, indirizzando la ricerca intellettuale verso quella Unità
Totale che rappresentano. Le Idee, cessando di valere Dogmaticamente
come Realtà, varranno Problematicamente come condizioni che
impegnano l'uomo nella ricerca Naturale.
L'altra
grande opera di Kant è la “CRPr” che si pone l'obiettivo di
indagare la ragione non nel suo uso teorico, come faceva la
precedente critica, bensì nel suo uso Pratico. Poiché la dimensione
della Moralità si identifica con quella della Ragione Pura Pratica,
cioè con quella ragione che opera Indipendentemente dall'Esperienza
e dalla Sensibilità, la prima cosa da fare sarà distinguere in
quali casi la Ragione è Pratica e nello stesso tempo Pura (cioè
Morale) e in quali è esclusivamente Pratica.
A
differenza della Ragione Teoretica, che deve essere criticata perché
tende a valicare illegittimamente i limiti dell'Esperienza, la
Ragione Pratica non ha bisogno di essere criticata nella sua parte
pura, perché questa si comporta legittimamente obbedendo ad una
Legge Universale. Invece, nella sua parte legata all'Esperienza e
quindi Non Pura, la Ragion Pratica può darsi delle Massime, cioè
delle forme di Azione Dipendenti dall'Esperienza e quindi Illegittime
da un punto di vista Morale, ed è per questo motivo che deve essere
sottoposta a Critica.
Il
motivo base della “CRPr” è che esista nell'uomo una Legge Morale
A Priori valida per tutti e per sempre. Una legge che il filosofo non
deve dedurre ma solo constatare come Fatto A Priori della Ragion
Pura, e questo perché se la Morale esiste e non e solo una chimera,
essa è per forza Incondizionata e quindi presuppone l'esistenza di
una Ragione Pura Pratica. Di conseguenza, alla tesi dell'Assolutezza
e Incondizionatezza della Morale segue sia la Libertà dell'Agire,
essendo incondizionata la morale implica la capacità umana di
autodeterminarsi facendo della Libertà il primo postulato della Vita
Etica, e segue anche la Validità Universale e Necessaria della
Legge.
Anche
la “CRPr” si divide in due parti fondamentali: la Dottrina degli
Elementi e la Dottrina del Metodo. La prima parte tratta degli
Elementi della Morale e si divide a sua volta in un'Analitica, che è
l'esposizione delle Regole della Verità (Etica) e in una Dialettica,
che è l'esposizione dell'Autonomia propria della Ragione Pratica.
L'Analitica
della Ragion Pratica seguirà un ordine di marcia opposto a quello
seguito nella “CRP”, infatti, si procederà dai Principi ai
Concetti e soltanto da questi si passerà ai Sensi, ove possibile;
nell'analisi della Ragione Speculativa, al contrario, si comincerà
con l'analisi dei Sensi per poi andare verso l'analisi dei Principi.
Kant
distingue i Principi Pratici che Regolano la nostra Volontà in
Massime e Imperativi. Le Massime sono Prescrizioni con valore
puramente Soggettivo, mentre gli Imperativi son Oggettivi. Gli
Imperativi possono essere a loro volta Ipotetici, prescrivono dei
Mezzi in vista di determinati Fini (se-devi), e Categorici, che
esprimono il Dovere Incondizionato (Devi). Essendo la Morale
Incondizionata dagli Impulsi Sensibili, essa non potrà risiedere
negli imperativi ipotetici ma soltanto nell'Imperativo Categorico
che, ordinando un Devi Assoluto quindi Incondizionato e Necessario,
ha i connotati della Legge e della Moralità.
L'Imperativo
Categorico consiste nell'Elevare a Legge l'Esigenza stessa di una
Legge, questa si concretizza nella prescrizione di agire secondo una
massima che possa valere per tutti.
Altra
caratteristica di fondo dell'Etica kantiana è la Formalità, la
Legge Non dice Cosa dobbiamo fare ma Come dobbiamo Farlo.
L'Imperativo Etico non è una casistica di precetti, ma è solo una
Legge Formale Universale che ci spinge solo ad agire tenendo sempre
presente gli altri rispettando la loro dignità. Il cuore della
Morale kantiana risiede dunque nel Dovere Per il Dovere, ossia nello
sforzo di attuare la Legge della Ragione solo per ossequio ad essa.
Kant
ha posto nell'uomo e nella sua ragione il fondamento dell'etica al
fine di salvaguardarne libertà e purezza. La Rivoluzione Copernicana
della Morale fa si che la Legge Etica diventi ciò che dà senso alla
nozione di Bene e Male, e non viceversa.
Nella
Dialettica della Ragion Pratica Kant prende in considerazione
l'Assoluto Morale o Sommo Bene che consiste nell'addizione di Virtù
Più Felicità. In questo mondo, però, Virtù e Felicita Non sono
mai congiunte, quindi non ci resta che postulare, per risolvere
questa che viene definita Antinomia della Ragione Pratica, un mondo
dell'Al Di Là in cui sia possibile giungere ad un simile risultato
(Virtù+Felicità). I Postulati tipici di Kant a tal proposito sono
l'Immortalità dell'Anima e l'Esistenza di Dio, e a questi aggiunge
anche la Libertà, unico Postulato che possiamo considerare
certamente vero perché rappresenta la Condizione stessa dell'Etica.
Se c'è la Morale deve per forza esserci la Libertà «Devi,
dunque Puoi». L'Immortalità dell'Anima e l'Esistenza di Dio,
invece, rappresentano soltanto Condizioni Ipotetiche affinché la
Morale trovi, in un altro mondo, quella realizzazione che in questo
le è negata. L'uomo di Kant, in ultima analisi, è colui che agisce
seguendo soltanto il Dovere Per il Dovere, con, in più, la
Ragionevole Speranza nell'Immortalità dell'Anima e nell'Esistenza di
Dio.
Dopo
la pubblicazione delle due Critiche, le confutazioni del kantismo
sono molteplici e quindi nasce il problema di evitare di cadere nel
Dualismo Platonizzante che spezza la Realtà in Due, un mondo
Fenomenico della Scienza e un mondo Noumenico dell'Etica (questa è
una delle critiche che più frequentemente viene mossa, in questo
periodo e non solo, al sistema di Kant). A partire da questo problema
si capisce perché Kant abbia pubblicato la sua terza critica, ovvero
la “CG”.
Nella
“CG” Kant studia il Sentimeno, facendone una terza facoltà e
vedendolo come campo di attività Autonomo. Il Sentimento di cui
parla Kant va inteso come la peculiare Facoltà mediante cui l'uomo
fa Esperienza di quella Finalità del Reale che la Prima Critica
Escludeva sul piano Fenomenico e la seconda Postulava sul piano
Noumenico. Tuttavia, sebbene il Sentimento tenda a raffigurarsi il
mondo Fisico in termini di Finalità e Libertà, esso rappresenta
soltanto un Esigenza Umana che Non ha alcun Valore Conoscitivo e
Teoretico. In altri termini, il Sentimento permette l'Incontro tra i
Due Mondi, quello Pratico e quello Teoretico, ma Non la loro
Conciliazione.
Nell'analisi
di Kant i Giudizi Sentimentali costituiscono il campo dei Giudizi
Riflettenti, diversi dai Giudizi Determinanti della “CRP” che
hanno valore conoscitivo e scientifico. I Giudizi Riflettenti sono
quei Giudizi Sentimentali che si limitano a riflettere su di una
Natura Già Costituita mediante i Giudizi Determinanti, tendendo ad
apprendere quest'ultima secondo le nostre Esigenze Universali di
Finalità e di Armonia.
La
“CG” si divide in Critica del Giudizio estetico e Critica del
Giudizio Teleologico. La Critica del Giudizio Estetico consta di
un'Analitica del Giudizio Estetico, che tratta del Bello e del
Sublime, e in una Dialettica del Giudizio Estetico, che tratta
dell'Antinomia del Gusto. Anche la Critica del Giudizio Teleologico
si divide a sua volta in un'Analitica del Giudizio Teleologico, che
tratta del Giudizio sulla Finalità della Natura, e una Dialettica
del Giudizio Teleologico, che tratta dell'Antinomia del Giudizio. In
Appendice si trova anche una Metodologia del Giudizio Teleologico.
Kant
offre quattro definizioni di Bellezza. Secondo la Qualità, il Bello
è l'Oggetto del Piacere Senza alcun Interesse; secondo la Quantità,
il Bello è ciò che Piace Universalmente, Senza Concetto; secondo la
Relazione, Bella è la Forma della Finalità di un Oggetto, in quanto
questa vi è percepita Senza la rappresentazione di uno Scopo; in
fine, secondo la Modalità, Bello è ciò che, Senza Concetto è
riconosciuto come Oggetto di un Piacere Necessario.
Esiste
un campo del Piacevole, che racchiude tutto ciò che Piace ai Sensi
nella Sensazione, e un campo del Piacere Estetico, che è il
Sentimento provocato dall'Immagine o Forma della Cosa che diciamo
Bella. Il Piacevole da luogo ai Giudizi Estetici Empirici legati alle
Inclinazioni Individuali e quindi Non Universali. Il Piacere
Estetico, invece, è qualcosa di Puro che si concretizza nei Giudizi
Estetici Puri che scaturiscono dalla sola Contemplazione della Forma
di un Oggetto; solo quest'ultimo tipo di Giudizi ha la pretesa
dell'Universalità.
Il
Giudizio Estetico nasce da uno Spontaneo rapporto dell'Immaginazione
o della Fantasia con l'Intelletto, in virtù del quale l'Immagine
della Cosa appare Corrispondente alle Esigenze dell'Intelletto
generando, così, un senso di Armonia. Tale meccanismo è uguale in
ogni uomo e giustifica il fenomeno dell'Universalità Estetica e la
pretesa di un Senso Comune del Gusto.
Kant
è così pervenuto ad una vera e propria Rivoluzione Copernicana
anche nel campo dell'Estetica, da questo punto di vista il Bello Non
è una Proprietà Oggettiva e Ontologica delle Cose, ma è il Frutto
dell'Incontro del Nostro Spirito Con Esse, cioè qualcosa che nasce
solo per la mente ed in rapporto alla mente.
Dopo
aver trattato del Bello, Kant passa all'analisi del Sublime, sia
nella sua forma Matematica che in quella Dinamica. Il sublime è
prodotto dalla percezione di qualcosa di smisurato o di
incommensurabile. Di fronte al Sublime ci scopriamo portatori
dell'Idea dell'Infinito e trasformiamo l'iniziale senso della nostra
piccolezza fisica in una finale consapevolezza della nostra grandezza
spirituale.
La
Finalità del Reale, oltre che essere appresa Immediatamente nel
Giudizio Estetico, può anche essere Pensata Mediatamente nel
Giudizio Teleologico, e questo in virtù del concetto di Fine.
Secondo Kant, l'Unica Visione Scientifica del mondo è quella
Meccanicistica; tuttavia, egli afferma che nella nostra mente vi è
una Tendenza Irreversibile a Pensare Finalisticamente e a scorgere
nella Natura l'esistenza di Cause Finali. Nonostante questa tendenza,
però, non ci è concesso di trasformare dei bisogni in realtà e
quindi il Giudizio Teleologico sarà sempre privo di Valore Teoretico
o Dimostrativo, in quanto la Finalità è solo un Nostro modo di
vedere il Reale. Noi non possiamo mai fare a meno di misurarci con la
considerazione teleologica, in quanto il Meccanicismo, che è l'unica
visione scientifica del mondo, non è in grado di offrire una
spiegazione soddisfacente e totale dei fenomeni naturali. Ciò non
toglie, però, che il modello Teleologico non potrà mai sostituire
nella spiegazione della natura quello Meccanicistico e non potrà mai
valere teoreticamente e scientificamente.