lunedì 11 maggio 2015

Immanuel Kant.


Immanuel Kant nasce a Konigsberg nel 1724 e dal 1755 fino alla sua morte, avvenuta nel 1804, tenne il posto di professore, prima come libero docente poi come professore ordinario di logica e metafisica, nell'università della stessa città.
Nell'attività di Kant si possono distinguere tre periodi:
1) il primo periodo che va fino al 1760, vede prevalere l'interesse per le scienze naturali;
2) il secondo che va fino al 1781, anno di pubblicazione della “CRP”, vede prevalere l'interesse per la filosofia, determinando anche l'orientamento verso l'empirismo e il criticismo; a questo periodo appartiene anche la Dissertazione “Forma e principi del mondo sensibile ed intellegibile” del 1770, pubblicata per ottenere la nomina a professore ordinario;
3)il terzo periodo è il vero e proprio periodo Critico. Nei dieci anni che seguirono la pubblicazione della dissertazione, Kant andò lentamente elaborando la sua filosofia critica; nel 1781 e nel 1787 appaiono le due edizioni della “CRP”, nel 1783 pubblica i “Prolegomeni ad ogni metafisica futura che si presenterà come scienza”. Del 1788 è la “CRPr” e del 1790 è la “CG”; altre opere composte in questo periodo sono la “Metafisica dei costumi”, i due saggi del 1784 “Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico” e “Risposta alla domanda: che cosa è l'Illuminismo?” oltre allo scritto del 1795 “Per la pace perpetua”. La sua produzione fu vastissima e abbracciò moltissimi campi di ricerca.
Il pensiero di Kant è detto Criticismo perché fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia; Criticare è infatti Valutare, Giudicare, Distinguere, ossia interrogarsi circa il fondamento di determinate esperienze umane, chiarendo le possibilità e le Condizioni che ne permettono l'esistenza e i Limiti o i Confini che le caratterizzano. Il Criticismo si presenta allora come una Filosofia del Limite, ossia un'interpretazione dell'esistenza volta a stabilire il carattere finito o condizionato dell'uomo e della sua attività.
Tracciare i Limiti, però, non coincide per forza con la caduta nello scetticismo perché equivale a garantire, entro il limite stesso, la Validità della conoscenza umana. Kant si propone di rinunciare ad ogni evasione dai limiti dell'uomo e tale rinuncia, nelle stesse parole di Kant, è dovuta all'opera empirista di Hume che ha avuto il merito di svegliarlo dal sonno dogmatico e di farlo, lentamente ma inesorabilmente, giungere all'elaborazione del criticismo. Secondo Kant, infatti, i Limiti della Ragione tendono a Coincidere con gli stessi ;Limiti dell'Uomo, per cui, volerli varcare in nome di presunte capacità superiori della ragione umana equivale soltanto ad avventurarsi in sogni arbitrari o fantastici.
La “CRP” è sostanzialmente un'Analisi Critica dei Fondamenti del Sapere. Poiché il pensiero Scettico di Hume aveva minato alla base i fondamenti della Metafisica e della Scienza, si profilava, ora, secondo Kant, il necessario riesame delle strutture e della validità della conoscenza. Di conseguenza, la ricerca di Kant prende la forma di uno studio volto a stabilire, da un lato come siano possibili la Matematica e la Fisica in quanto Scienze e, dall'altro, come sia possibile la Metafisica in quanto Disposizione Naturale e in quanto Scienza. Da ciò le quattro domande che stanno alla base della “CRP”. Tuttavia, mentre nel caso della Matematica e della Fisica si tratta semplicemente di giustificare una situazione di fatto, chiarendo le condizioni che le rendono possibili, nel caso della Metafisica, si tratta di scoprire se esistono realmente condizioni tali che possano legittimare la sua pretesa di porsi come Scienza.
Kant parte dal presupposto che la Scienza offre il tipico esempio di Principi Assoluti, ossia di Verità Universali e Necessarie. Infatti, pur derivando dall'esperienza, la Scienza presuppone anche, come sua base, alcuni Principi Immutabili che fungono da pilastro. Questi sono quelli che Kant definisce Giudizi Sintetici A Priori, ovvero giudizi in cui il predicato aggiunge qualcosa al soggetto e cio A Priori, prima dell'Esperienza. In altre parole, Kant ritiene che la Scienza Derivi dall'Esperienza ma aggiunge che alla base dell'Esperienza ci sono alcuni principi Inderivabili dall'Esperienza stessa e questi sono i Giudizi Sintetici A Priori.
In questo consiste la Rivoluzione Copernicana compiuta da Kant nel rapporto tra Conoscente e Conosciuto, non è più la mente che si adatta all'oggetto conosciuto, ma è la Realtà che si Modella sulle Forme A Priori attraverso le quali la percepiamo. A tal fine viene introdotta la divisione kantiana tra il Fenomeno e la Cosa In Sé; il Fenomeno è la Realtà quale ci appare attraverso le forme A Priori della Nostra Struttura Conoscitiva, mentre la Cosa In Sé è la Realtà considerata Indipendentemente da noi e che quindi si presenta come una X Sconosciuta.
Kant articola la Conoscenza in tre facoltà principali: i Sensi, l'Intelletto e la Ragione. La Sensibilità è la facoltà tramite cui gli Oggetti ci sono Dati Intuitivamente attraverso i Sensi e le Forme A Priori di Spazio e Tempo. L'Intelletto è la facoltà attraverso cui Pensiamo i Dati Sensibili tramite i Concetti Puri o Categorie. La Ragione è la facoltà attraverso cui, andando Oltre l'Esperienza, cerchiamo di spiegare Globalmente la Realtà mediante le tre idee di Anima, Mondo e Dio.
Su questa tripartizione delle facoltà umane si basa la “CRP” che si biforca in Dottrina degli Elementi, che si propone di scoprire gli Elementi A Priori della Conoscenza, e Dottrina del Metodo, che consiste nel determinare il Possibile Uso degli Elementi A Priori. La Dottrina degli Elementi si divide a sua volta in un'Estetica Trascendentale, che studia la Sensibilità e le Forme A Priori di Spazio e Tempo, e in una Logica Trascendentale, scissa ancora in un'Analitica Trascendentale, che studia l'Intelletto e le sue Forme A Priori (le 12 Categorie) e in una Dialettica Trascendentale, che studia la Ragione e le sue idee di Anima, Mondo e Dio. Kant utilizza il termine Trascendentale per indicare ogni Conoscenza che si occupa non tanto di oggetti quanto del Nostro Modo di Conoscere gli Oggetti, nella misura in cui questo deve essere possibile A Priori.
nell'Estetica Trascendentale viene analizzata la Sensibilità e le sue Forme A Priori che sono Spazio, la Forma A Priori del Senso Esterno, e Tempo, la Forma A Priori del Senso Interno; entrambe sono dei quadri mentali A Priori attraverso cui connettiamo i dati fenomenici.
Nell'Analitica Trascendentale e nella sua parte dedicata ai Concetti, sono analizzati i Concetti Puri o Categorie, ovvero quei concetti basilari della mente che rappresentano le supreme Funzioni Unificatrici dell'Intelletto. Poiché Pensare è Giudicare, ovvero attribuire un predicato ad un soggetto, ci saranno tante Categorie o Predicati Primi Quante sono le Modalità di Giudizio. E poiché i Giudizi sono raggruppati, a tre a tre, secondo la Quantità, la Qualità, la Relazione e la Modalità, a questi dodici giudizi corrisponderanno dodici Categorie.
Dopo aver mostrato le Categorie Kant si trova di fronte al problema della Deduzione Trascendentale, ovvero deve dimostrare il perché le Categorie, che sono Forme Soggettive della nostra mente, pretendono di Valere anche per gli Oggetti della Natura che non sono creati dall'uomo e dal suo intelletto. Per quanto riguarda le Forme della Sensibilità, Spazio e Tempo, il problema non esiste, infatti un oggetto non può apparire all'uomo se non tramite queste forme, il loro adattamento alla Natura è intrinseco all'uomo stesso. Invece, quando si analizzano le Categorie bisogna trovare una soluzione che ne dimostri la loro validità per ciò che riguarda gli oggetti naturali. Kant afferma che l'Unificazione del Molteplice è un'Attività Sintetica dell'Intelletto, questo ha un Centro Mentale Unificatore che viene chiamato Io Penso, Appercezione Trascendentale o Autocoscienza Trascendentale. Ora l'attività dell'Io Penso si attua tramite i Giudizi che a loro volta coincidono con le Categorie, queste sono le diverse maniere di Agire dell'Io Penso, le diverse Funzioni Unificatrici attraverso cui si Concretizza la sua attività Sintetica. Di conseguenza se gli Oggetti sono Pensati sono per forza di cose Categorizzati, che è lo stesso di dire che la Natura (fenomenica) Obbedisce Necessariamente al nostro Intelletto e alle sue Forme A Priori.
Anche l'Analitica dei Principi fa parte dell'Analitica Trascendentale, ma, mentre l'Analitica dei Concetti studia le Categorie dell'Intelletto e la loro pretesa di valere per gli Oggetti della Natura, questa sezione studia, invece, il Modo tramite cui le Categorie si possono Applicare ai Fenomeni. È a questo punto che Kant introduce la dottrina dello Schematismo Trascendentale, intendendo con la parola Schemi la Prefigurazione Intuitiva (o anche Temporale) delle Categorie, ovvero le Regole che l'Intelletto segue per Condizionare il Tempo secondo i suoi Concetti A Priori.
La conclusione dell'Analitica ci presenta i Principi dell'Intelletto Puro, che sono le Regole di fondo attraverso cui le Categorie sono Applicate agli Oggetti. Regole che si identificano, quindi, con le Leggi Supreme dell'Esperienza e con le Proposizioni di fondo del Sapere Scientifico. Questi sono: gli Assiomi dell'Intuizione (corrispondenti alla Categoria della Quantità), che affermano A Priori che tutti i Fenomeni Intuiti costituiscono delle Quantità Estensive. Le Anticipazioni delle Percezioni (corrispondenti alla Qualità) che affermano A Priori che tutti i Fenomeni Intuiti hanno Qualità Intensiva. Le Analogie dell'Esperienza (corrispondenti alla relazione), che affermano che l'Esperienza costituisce una Trama Necessaria di Rapporti basata sui Principi della Permanenza della Sostanza e della Causalità dell'Azione Reciproca. In Postulati del Pensiero Empirico in Generale (corrispondenti alla Modalità), che stabiliscono che ciò che è in rapporto con le Condizioni Formali dell'Esperienza è Possibile, ciò che è in accordo con le Condizioni Materiali dell'Esperienza è Reale e ciò la cui connessione con il reale è determinata in base alle Condizioni Universali dell'Esperienza è Necessario.
Si nota chiaramente come questa Dottrina dei Principi corrisponda con il concetto dell'Io Legislatore della Natura. Se per Natura si intende la Conformità dei Fenomeni alle Leggi, risulta evidente che tale Ordine Non Deriva dall'Esperienza ma dall'Io Penso e dalle sue Forme A Priori. L'Io Penso e le Categorie non possono tuttavia rivelare se non quella che è la Natura in Generale, cioè la Regolarità dei Fenomeni nello Spazio e nel Tempo. Le Leggi Particolari non possono essere desunte dalle categorie ma soltanto dall'Esperienza.
Nella Dialettica Trascendentale Kant affronta il problema se la Metafisica può costituirsi come Scienza; questa sezione si presenta come lo Smascheramento dei Ragionamenti Fallaci della Metafisica che, nonostante la sua infondatezza, è comunque un Parto Naturale della Ragione umana che vuole Pensare anche Senza Dati Sensibili. Il nostro voler procedere anche senza Dati Esperienziali deriva dalla nostra Innata e Naturale tendenza all'Incondizionato e alla Totalità. La nostra ragione è irresistibilmente attratta dalla voglia di giungere ad una spiegazione Onnicomprensiva e Globale di tutto ciò che esiste. Spiegazione che fa leva sulle tre Idee Trascendentali della Ragione che sono Anima, l'Idea della Totalità assoluta dei Fenomeni Interni, Mondo, Idea della Totalità assoluta dei Fenomeni Esterni, e Dio, Idea di una Totalità di Tutte le Totalità, Idea del Fondamento di Tutto ciò che esiste. Secondo Kant, l'Errore della Metafisica consiste nell'aver Trasformato queste tre Esigenze Mentali in altrettante Realtà, dimenticando che noi possiamo rapportarci soltanto alla realtà non oltrepassabile del Fenomeno e mai alla Cosa In Sé.
Per dimostrare l'infondatezza della Metafisica Kant espone una serie di prove, la prima contro la Psicologia Razionale, questa si fonda su di un ragionamento errato che la spinge ad applicare la Categoria di Sostanza all'Io Penso, trasformandolo in una realtà permanente chiamata Anima. Anche la Cosmologia Razionale è illusoria, questa erroneamente crede possibile pensare al Mondo come Esperienza della Totalità delle Esperienze possibili. In fine, Kant presenta la critica della Teologia Razionale che vede in Dio l'essere supremo e perfetto giustificando questa ammissione con le erronee prove Cosmologica, Ontologica e Fisico Teologica.
In ultima analisi quindi, le Idee della Ragione Pura, anche se non servono a conoscere alcun oggetto, devono avere almeno un Uso Regolativo, indirizzando la ricerca intellettuale verso quella Unità Totale che rappresentano. Le Idee, cessando di valere Dogmaticamente come Realtà, varranno Problematicamente come condizioni che impegnano l'uomo nella ricerca Naturale.
L'altra grande opera di Kant è la “CRPr” che si pone l'obiettivo di indagare la ragione non nel suo uso teorico, come faceva la precedente critica, bensì nel suo uso Pratico. Poiché la dimensione della Moralità si identifica con quella della Ragione Pura Pratica, cioè con quella ragione che opera Indipendentemente dall'Esperienza e dalla Sensibilità, la prima cosa da fare sarà distinguere in quali casi la Ragione è Pratica e nello stesso tempo Pura (cioè Morale) e in quali è esclusivamente Pratica.
A differenza della Ragione Teoretica, che deve essere criticata perché tende a valicare illegittimamente i limiti dell'Esperienza, la Ragione Pratica non ha bisogno di essere criticata nella sua parte pura, perché questa si comporta legittimamente obbedendo ad una Legge Universale. Invece, nella sua parte legata all'Esperienza e quindi Non Pura, la Ragion Pratica può darsi delle Massime, cioè delle forme di Azione Dipendenti dall'Esperienza e quindi Illegittime da un punto di vista Morale, ed è per questo motivo che deve essere sottoposta a Critica.
Il motivo base della “CRPr” è che esista nell'uomo una Legge Morale A Priori valida per tutti e per sempre. Una legge che il filosofo non deve dedurre ma solo constatare come Fatto A Priori della Ragion Pura, e questo perché se la Morale esiste e non e solo una chimera, essa è per forza Incondizionata e quindi presuppone l'esistenza di una Ragione Pura Pratica. Di conseguenza, alla tesi dell'Assolutezza e Incondizionatezza della Morale segue sia la Libertà dell'Agire, essendo incondizionata la morale implica la capacità umana di autodeterminarsi facendo della Libertà il primo postulato della Vita Etica, e segue anche la Validità Universale e Necessaria della Legge.
Anche la “CRPr” si divide in due parti fondamentali: la Dottrina degli Elementi e la Dottrina del Metodo. La prima parte tratta degli Elementi della Morale e si divide a sua volta in un'Analitica, che è l'esposizione delle Regole della Verità (Etica) e in una Dialettica, che è l'esposizione dell'Autonomia propria della Ragione Pratica.
L'Analitica della Ragion Pratica seguirà un ordine di marcia opposto a quello seguito nella “CRP”, infatti, si procederà dai Principi ai Concetti e soltanto da questi si passerà ai Sensi, ove possibile; nell'analisi della Ragione Speculativa, al contrario, si comincerà con l'analisi dei Sensi per poi andare verso l'analisi dei Principi.
Kant distingue i Principi Pratici che Regolano la nostra Volontà in Massime e Imperativi. Le Massime sono Prescrizioni con valore puramente Soggettivo, mentre gli Imperativi son Oggettivi. Gli Imperativi possono essere a loro volta Ipotetici, prescrivono dei Mezzi in vista di determinati Fini (se-devi), e Categorici, che esprimono il Dovere Incondizionato (Devi). Essendo la Morale Incondizionata dagli Impulsi Sensibili, essa non potrà risiedere negli imperativi ipotetici ma soltanto nell'Imperativo Categorico che, ordinando un Devi Assoluto quindi Incondizionato e Necessario, ha i connotati della Legge e della Moralità.
L'Imperativo Categorico consiste nell'Elevare a Legge l'Esigenza stessa di una Legge, questa si concretizza nella prescrizione di agire secondo una massima che possa valere per tutti.
Altra caratteristica di fondo dell'Etica kantiana è la Formalità, la Legge Non dice Cosa dobbiamo fare ma Come dobbiamo Farlo. L'Imperativo Etico non è una casistica di precetti, ma è solo una Legge Formale Universale che ci spinge solo ad agire tenendo sempre presente gli altri rispettando la loro dignità. Il cuore della Morale kantiana risiede dunque nel Dovere Per il Dovere, ossia nello sforzo di attuare la Legge della Ragione solo per ossequio ad essa.
Kant ha posto nell'uomo e nella sua ragione il fondamento dell'etica al fine di salvaguardarne libertà e purezza. La Rivoluzione Copernicana della Morale fa si che la Legge Etica diventi ciò che dà senso alla nozione di Bene e Male, e non viceversa.
Nella Dialettica della Ragion Pratica Kant prende in considerazione l'Assoluto Morale o Sommo Bene che consiste nell'addizione di Virtù Più Felicità. In questo mondo, però, Virtù e Felicita Non sono mai congiunte, quindi non ci resta che postulare, per risolvere questa che viene definita Antinomia della Ragione Pratica, un mondo dell'Al Di Là in cui sia possibile giungere ad un simile risultato (Virtù+Felicità). I Postulati tipici di Kant a tal proposito sono l'Immortalità dell'Anima e l'Esistenza di Dio, e a questi aggiunge anche la Libertà, unico Postulato che possiamo considerare certamente vero perché rappresenta la Condizione stessa dell'Etica. Se c'è la Morale deve per forza esserci la Libertà «Devi, dunque Puoi». L'Immortalità dell'Anima e l'Esistenza di Dio, invece, rappresentano soltanto Condizioni Ipotetiche affinché la Morale trovi, in un altro mondo, quella realizzazione che in questo le è negata. L'uomo di Kant, in ultima analisi, è colui che agisce seguendo soltanto il Dovere Per il Dovere, con, in più, la Ragionevole Speranza nell'Immortalità dell'Anima e nell'Esistenza di Dio.
Dopo la pubblicazione delle due Critiche, le confutazioni del kantismo sono molteplici e quindi nasce il problema di evitare di cadere nel Dualismo Platonizzante che spezza la Realtà in Due, un mondo Fenomenico della Scienza e un mondo Noumenico dell'Etica (questa è una delle critiche che più frequentemente viene mossa, in questo periodo e non solo, al sistema di Kant). A partire da questo problema si capisce perché Kant abbia pubblicato la sua terza critica, ovvero la “CG”.
Nella “CG” Kant studia il Sentimeno, facendone una terza facoltà e vedendolo come campo di attività Autonomo. Il Sentimento di cui parla Kant va inteso come la peculiare Facoltà mediante cui l'uomo fa Esperienza di quella Finalità del Reale che la Prima Critica Escludeva sul piano Fenomenico e la seconda Postulava sul piano Noumenico. Tuttavia, sebbene il Sentimento tenda a raffigurarsi il mondo Fisico in termini di Finalità e Libertà, esso rappresenta soltanto un Esigenza Umana che Non ha alcun Valore Conoscitivo e Teoretico. In altri termini, il Sentimento permette l'Incontro tra i Due Mondi, quello Pratico e quello Teoretico, ma Non la loro Conciliazione.
Nell'analisi di Kant i Giudizi Sentimentali costituiscono il campo dei Giudizi Riflettenti, diversi dai Giudizi Determinanti della “CRP” che hanno valore conoscitivo e scientifico. I Giudizi Riflettenti sono quei Giudizi Sentimentali che si limitano a riflettere su di una Natura Già Costituita mediante i Giudizi Determinanti, tendendo ad apprendere quest'ultima secondo le nostre Esigenze Universali di Finalità e di Armonia.
La “CG” si divide in Critica del Giudizio estetico e Critica del Giudizio Teleologico. La Critica del Giudizio Estetico consta di un'Analitica del Giudizio Estetico, che tratta del Bello e del Sublime, e in una Dialettica del Giudizio Estetico, che tratta dell'Antinomia del Gusto. Anche la Critica del Giudizio Teleologico si divide a sua volta in un'Analitica del Giudizio Teleologico, che tratta del Giudizio sulla Finalità della Natura, e una Dialettica del Giudizio Teleologico, che tratta dell'Antinomia del Giudizio. In Appendice si trova anche una Metodologia del Giudizio Teleologico.
Kant offre quattro definizioni di Bellezza. Secondo la Qualità, il Bello è l'Oggetto del Piacere Senza alcun Interesse; secondo la Quantità, il Bello è ciò che Piace Universalmente, Senza Concetto; secondo la Relazione, Bella è la Forma della Finalità di un Oggetto, in quanto questa vi è percepita Senza la rappresentazione di uno Scopo; in fine, secondo la Modalità, Bello è ciò che, Senza Concetto è riconosciuto come Oggetto di un Piacere Necessario.
Esiste un campo del Piacevole, che racchiude tutto ciò che Piace ai Sensi nella Sensazione, e un campo del Piacere Estetico, che è il Sentimento provocato dall'Immagine o Forma della Cosa che diciamo Bella. Il Piacevole da luogo ai Giudizi Estetici Empirici legati alle Inclinazioni Individuali e quindi Non Universali. Il Piacere Estetico, invece, è qualcosa di Puro che si concretizza nei Giudizi Estetici Puri che scaturiscono dalla sola Contemplazione della Forma di un Oggetto; solo quest'ultimo tipo di Giudizi ha la pretesa dell'Universalità.
Il Giudizio Estetico nasce da uno Spontaneo rapporto dell'Immaginazione o della Fantasia con l'Intelletto, in virtù del quale l'Immagine della Cosa appare Corrispondente alle Esigenze dell'Intelletto generando, così, un senso di Armonia. Tale meccanismo è uguale in ogni uomo e giustifica il fenomeno dell'Universalità Estetica e la pretesa di un Senso Comune del Gusto.
Kant è così pervenuto ad una vera e propria Rivoluzione Copernicana anche nel campo dell'Estetica, da questo punto di vista il Bello Non è una Proprietà Oggettiva e Ontologica delle Cose, ma è il Frutto dell'Incontro del Nostro Spirito Con Esse, cioè qualcosa che nasce solo per la mente ed in rapporto alla mente.
Dopo aver trattato del Bello, Kant passa all'analisi del Sublime, sia nella sua forma Matematica che in quella Dinamica. Il sublime è prodotto dalla percezione di qualcosa di smisurato o di incommensurabile. Di fronte al Sublime ci scopriamo portatori dell'Idea dell'Infinito e trasformiamo l'iniziale senso della nostra piccolezza fisica in una finale consapevolezza della nostra grandezza spirituale.
La Finalità del Reale, oltre che essere appresa Immediatamente nel Giudizio Estetico, può anche essere Pensata Mediatamente nel Giudizio Teleologico, e questo in virtù del concetto di Fine. Secondo Kant, l'Unica Visione Scientifica del mondo è quella Meccanicistica; tuttavia, egli afferma che nella nostra mente vi è una Tendenza Irreversibile a Pensare Finalisticamente e a scorgere nella Natura l'esistenza di Cause Finali. Nonostante questa tendenza, però, non ci è concesso di trasformare dei bisogni in realtà e quindi il Giudizio Teleologico sarà sempre privo di Valore Teoretico o Dimostrativo, in quanto la Finalità è solo un Nostro modo di vedere il Reale. Noi non possiamo mai fare a meno di misurarci con la considerazione teleologica, in quanto il Meccanicismo, che è l'unica visione scientifica del mondo, non è in grado di offrire una spiegazione soddisfacente e totale dei fenomeni naturali. Ciò non toglie, però, che il modello Teleologico non potrà mai sostituire nella spiegazione della natura quello Meccanicistico e non potrà mai valere teoreticamente e scientificamente.